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L’anomalia Capalbio.

[pubblicato su grandimagazziniculturali.it]

Giulia Fossà è un’attrice, una giornalista, una ricercata insegnante di Pilates. Per il secondo anno consecutivo è impegnata negli eventi culturali di Capalbio Estate. Le chiedo subito:

Ma dov’è finito tutto quel glamour che incombeva su Capalbio?
Semai ci fosse stato, credo sia finito con la pandemia.

Non c’è mai stato?
Non nel senso che mi pare di intuire dalla tua domanda. È stato molto costruito dalle paparazzate che hanno alimentato un certo modo di fare giornalismo.

Beh, però Capalbio d’estate era sempre piena di facce note.
Guarda, Capalbio e il suo territorio sono popolati da persone e storie diverse. Innanzitutto ci sono gli abitanti, dediti all’agricoltura e alla vinificazione. E anche all’allevamento del pesce. Come pure alle esperienze di creatività artigianale legate alla pratica del riuso. Poi ci sono allevatori, soprattutto di cavalli. Ci sono gli eredi di casati nobiliari, che qui hanno sempre avuto terreni e casali. Cui aggiungere persone che, come me, hanno qui una seconda casa, e vengono durante i fine settimana di tutto l’anno. Nei mesi estivi, soprattutto luglio e agosto, ecco l’arrivo di vacanzieri, che sono accolti sulle spiagge e nei bar e ristoranti. Dunque, una composizione eterogenea, che non può essere semplicemente descritta con lo stereotipo del VIP.

A qualcuno, tuttavia, ha fatto comodo questa semplificazione, come la definisci tu.
Né più né meno che in qualsiasi luogo di vacanza, di albergo o ristorante del mondo. Le foto tra calciatori, attori, cantanti e i gestori dei locali sono incorniciate e affisse nei ristoranti in ogni dove.

Rimane il fatto che da un paio d’anni invece che party e feste esclusive, Capalbio fa parlare di sé per eventi culturali.
È vero e se fosse davvero così sarebbe un bene, per tutti.

In che senso?
Sulla spinta delle difficoltà di movimento sancito dal lockdown, che hanno ostacolato gli spostamenti verso Capalbio dalle altre regioni, impedendo di fatto di frequentare la propria seconda casa, cui aggiungere lo stop all’accoglienza turistica e il turismo in generale, la pandemia ha fatto soffrire questi territori. L’idea di promuovere eventi culturali mi è sembrata una felice intuizione. Non solo risponde alla necessità di ripresa delle attività economiche, ma se ben valorizzata e sostenuta, Capalbio Estate può diventare un nuovo modo di vivere il rapporto con queste terre. Direi un modo circolare: dalla reputazione alle capacità, dalle capacità alle buone pratiche, dalle buone pratiche ai buoni risultati economici.

Che cos’è Capalbio Estate?
Quest’anno è la seconda edizione di un cartellone di eventi culturali, diffusi sul territorio, che mette insieme musica, cinema, letteratura, arte, performance artistiche e anche il teatro delle marionette. Sono ancora i primi passi della Fondazione Capalbio che organizza e gestisce questi eventi, ma mi pare la direzione sia quella giusta.

Come sei stata coinvolta?
Lo scorso anno mi è stato chiesto di presentare alcune serate. Ricordo con piacere quella dedicata a Dante, ma anche quella in cui si è presentata l’opera di Raffaello.

In qualche casale?
No, in piazza, all’aperto. Qui è il bello. Tutti insieme – col rispetto delle normative anti-Covid – c’erano persone provenienti dalle diverse componenti sociali che, come dicevo all’inizio, fanno parte della variegata comunità di questi territori. Quelli che qui producono, quelli che qui lavorano, quelli che vivono stabilmente e quelli che hanno la seconda casa e poi i villeggianti, che qui vengono a fare il bagno, le passeggiate nel verde, che assaggiano la cucina locale.

Quest’anno la Maremma è anomala. Una conversazione con Giulia Fossà

In uno dei tuoi interventi, quest’anno hai detto: ”La coesione sociale è ciò che ci tiene insieme e allo stesso tempo ci stimola a pensare, creare, a guardare avanti e lontano. C’è una parola che mette insieme tutto questo: si chiama cultura.” Un bel modo di vedere le cose.
Grazie. Ma credo sia lo spirito col quale la Fondazione abbia dato vita a questa esperienza, uno spirito al quale aderisco con convinzione. Credo possa contribuire a cambiare il senso della vacanza, non più tempo consumato nel non voler pensare a niente, ma tempo pieno di stimoli e curiosità, tempo da riempire con l’armonia dei luoghi, dei sapori e dei suoni, dello stare insieme, per condividere il bello, oltre che il buono.

Qual è il tuo prossimo impegno a Capalbio Estate?
Il prossimo 11 luglio, a Borgo Carige, frazione di Capalbio, introduco un bel concerto di arie celebri, con i giovani artisti dello “Young Artist Program” del progetto “Fabbrica”, istituito dal Teatro dell’Opera di Roma. Si esibiranno giovani talenti, vincitori di una borsa di studio, e verranno proiettate immagini sulla facciata del sagrato della chiesa. L’idea mi è piaciuta subito.

Insomma, contaminazione culturale e coesione sociale, possono rilanciare il nostro paese, a partire da esperienze come questa cui partecipi?
Perché no? Accanto alle transizioni ecologica e digitale, forse abbiamo bisogno di una robusta transizione culturale. “La cultura è conoscere i fatti, l’intelligenza è comprenderli, saperli interpretare, capirne la portata, il significato e chiaramente imparare la lezione che alcuni eventi ci insegnano” ha scritto Antonio. Gramsci. Che aggiungeva: “L’intelligenza si nutre di cultura, e le due cose combinate rendono possibile il discernere fra verità, bugie verosimili e bugie.”

Sembra scritto oggi.
Infatti. Ma queste sono le parole così attuali che lasciano senza fiato: “La cultura deve insegnare che ogni azione porta con sé una conseguenza e l’intelligenza deve capire in tempo quale sarà, se intraprendere o meno quella data azione e eventualmente prendere le contromisure. La differenza fra cultura e intelligenza è la medesima che c’è fra imparare e capire. La cultura è solidarietà, è tutela dell’ambiente, la cultura è pace.

Tutto questo è possibile a Capalbio?
Se non cominciamo a farlo, non lo sapremo mai.

Anni fa, le cronache si sono occupate della cosiddetta “onda anomala”, che a una certa ora del primo pomeriggio invadeva le prime file di ombrelloni all’”Ultima spiaggia”, lo stabilimento balneare più famoso di Capalbio. Quest’anno sembrerebbe essere la cultura l’anomalia che inonda le vacanze in Maremma.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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