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Attualità

Parla con me, non col tuo telefono.

 Odio quelli che in pubblico parlano al telefono in vivavoce, esattamente come quelli che guardano video ad alto volume senza curarsi di quanti stanno loro intorno.

Per tanto, se ricevo un messaggio vocale, mi tocca cercare in tasca le cuffiette, indossarne una per orecchio, e poi premere il triangolino per ascoltare ciò che avresti benissimo potuto telefonare o scrivere, attività che ti avrebbero almeno costretto a pensare prima di dire cose che nella maggior parte dei casi potevi esprimere meglio.

Perché io devo subire la perdita di tempo, nonché di considerazione, che tu hai voluto risparmiare?

Una cosa avevano di buono le chat, inducevano a scrivere, come fosse una lettera, con tanto di formule di cortesia e cenni di saluto.

Poi tutto è stato vanificato dalla maledetta fretta di aprire bocca. Così che i cosiddetti vocali non sono più messaggi, ma chiacchiericcio solipsista da remoto, non sono più scambio, ma imposizione unilaterale.

Perché è chiaro che tu non parli con me, ma col tuo telefono. Sei liberissimo di farlo, il telefono è tuo. Ma la domanda è: perché dovrei io parlare col tuo telefono?

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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