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L’Ue ha sbagliato tutto.

Ursula von der Leyen è stata la peggiore presidente della Commissione europea.

Mentre l’Ucraina ha capito di aver perso, di aver sperperato aiuti militari ed economici, di aver anche sperperato quel consenso, sia pur forzato dalla peggiore propaganda bellicista e atlantista, donne e uomini politici e testate giornaliste sono nel panico.

La sconfitta dell’Ucraina, ampiamente annunciata, è la sconfitta della classe dirigente della Ue e, di conseguenza, dei rispettivi governi, quello italiano compreso.

Questo fatto incontrovertibile peserà sulle prossime elezioni, proprio come la carneficina di Gaza sta pesando sulle presidenziali USA.

Anche nei ranghi della NATO sembrerebbe prevalere qualcosa di più evidente dell’imbarazzo.

Se c’era un modo per dimostrare l’inconsistenza politica e la debolezza militare di fronte al grande nemico dell’Occidente, come è stato dipinto con le tinte fosche mai raggiunte, neanche durante la Guerra Fredda, quel modo si è dispiegato e ha letteralmente scaraventato nel ridicolo l’Unione europea, e il suo ottuso servaggio alla NATO.

Da sinistra: Charles Michel presiede il Consiglio europeo, Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, Ursula von del Leyer, che presiede la Commissione europea.

Ursula von del Leyer, che presiede la Commissione, Charles Michel, che presiede il Consiglio, Roberta Metsola, presidente del Parlamento sono i responsabili istituzionali del fallimento della politica estera europea, “esternalizzata” presso la NATO.

Jens Stoltenberg e Josep Borrell.

Complici, spesso comici e ciarlieri, sono stati lo spagnolo Josep Borrell, l’Alto rappresentante per gli affari esteri, di uno spessore politico che più basso non si sarebbe potuto, per quando è stato supino agli intrighi della NATO, il cui segretario generale Jens Stoltenberg ha spesso dimostrato la filmica accoppiata tra chiacchiere e distintivo

Mentre Emmanuel Macron favoleggia di intervento militare diretto, boot on the ground, come dicono gli americani e Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, probabilmente messo fuori strada dalle elucubrazioni teorico-strategiche dei think tank Usa, – che sono da tempo la pietra angolare delle pagine estere del suo giornale, nonché dei suoi libri di analisi geopolitica – vaneggia di “linee rosse” attraversando le quali le truppe europee marcerebbero contro i russi, è sempre più vero lo scenario reso pubblico da Vadym Skibitsky.

Vadym Skibitsky.

Il vicecapo dell’intelligence militare di Kiev, nell’intervista concessa all’Economist, afferma senza mezzi termini che non c’è nessuna possibilità che l’Ucraina vinca sul campo. Per aggiungere, una frase lapidaria: “Simili guerre possono finire solo con un accordo”.

È giunto il momento, appunto, di una vera trattativa di pace, tra Ucraina e Federazione Russa.

Una trattativa vera, non quella conferenza-farsa convocata a giugno in Svizzera, che, con tutta la buona volontà da parte elvetica, sembra una vera e propria presa in giro delle opinioni pubbliche: avete mai visto fare la pace senza la presenza di uno dei due nemici?

Un’idea tanto più strampalata visto che molto probabilmente a giungo la situazione sul terreno potrebbe essere completamente a favore dei russi.

Con conseguenze politiche disastrose per la credibilità delle cancellerie atlantiste: come si giustificheranno ai rispettivi elettorati gli sprechi di miliardi di dollari e di euro, le tonnellate di armamenti forniti inutilmente, i morti, militari e civili, la distruzione delle infrastrutture?

La Ue non arriverà integra alle elezioni del giugno 2024. La forzatura bellicista può deflagrare nelle urne, con risultati drammatici per le democrazie.

Con buona pace dei partiti politici italiani che stanno conducendo una campagna elettorale letteralmente fuori dal mondo.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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