In “Works”, Vitaliano Trevisan (*), alla nota 7 del capito ‘La caduta’ (Cfr. pag. 303) ci regala un raggio di luce sull0 scrivere.
“Sul verbo «comunicare» bisognerebbe scrivere un libro. Diciamo che la penso esattamente come John Cage:
John Cage (1912-1992)
«La comunicazione presuppone che si abbia qualcosa, un oggetto, da comunicare. La conversazione a cui penso non sarebbe una conversazione che si concentrerebbe sugli oggetti.
Comunicare è sempre imporre qualcosa: un discorso sugli oggetti, una verità, un sentimento Mentre nella conversazione nulla si impone». (John Cage, For the Birds, John Cage in conversation with Daniel Charles, Marion Boyars, Boston 1981)

Laurence Sterne (1713-1768)
E come Tristram Shandy, il quale scrive:
«La scrittura, quando è gestita adeguatamente (come puoi essere sicuro che penso sia il mio) non è altro che un nome diverso per la conversazione: poiché nessuno, che sa di cosa si occupa in buona compagnia, si azzarderebbe a parlare di tutto; quindi nessun autore, che comprenda i giusti confini del decoro e della buona educazione, presumerebbe di pensare tutto.
Il più vero rispetto che puoi portare alla comprensione del lettore, è quello di dimezzare amichevolmente la questione, e lasciare a lui qualcosa da immaginare, a sua volta, oltre che a te stesso». (Laurence Sterne, The Life and Opinions of Tristram Shandy cit.).
(*) Vitaliano Trevisan (Sandrigo, 12 dicembre 1960 – Crespadoro, 7 gennaio 2022) è stato uno scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale, librettista, sceneggiatore e saggista italiano.