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L’Italia è diventata la vergogna dei paesi fondatori della Ue.

L’Italia è finita sotto inchiesta per le ultime leggi elettorali, perché, per i giudici del Cedu, Corte europea per i diritti umami, quelle leggi violano i diritti politici.

Secondo la Corte “prima delle elezioni politiche del settembre 2022 il sistema elettorale è stato modificato tre volte: con la legge costituzionale numero 1 del 19 ottobre del 2019 che ha ridotto il numero dei parlamentari, con la legge 177 del 23 dicembre 2020 sulla redistribuzione elettorale e con la legge numero 84 del 20 giugno 2022 che ha esentato alcuni partiti all’obbligo di raccolta delle firme autenticate per la presentazione delle liste a livello nazionale”.

Il governo Meloni dovrà produrre le sua memoria difensiva entro il prossimo mese di luglio.

Comunque vada, è lampante che il sistema dei partiti ha violentato l’articolo 3 del protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani, oltre che calpestato impunemente i diritti politici sanciti dalla Carta costituzionale.

Vale la pena ricordare che, grazie alle spregiudicate alchimie parlamentari, il governo Meloni governa e ha una enorme maggioranza parlamentare col solo 26% dei voti.

Non paghi, vorrebbero anche il cosiddetto premierato, col quale esautorare il Parlamento e depotenziare il ruolo del Capo dello Stato.

Alla vigilia delle elezioni europee, l’Italia è la vergogna dei paesi fondatori della Ue.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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