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Scandaloso Silvio: i vescovi italiani scaricano l’Unto dal Signore.

(fonte:repubblica.it)
Lo sfoggio di un “libertinaggio gaio e irresponsabile” a cui oggi si assiste, non deve far pensare che “non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori”: lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, in una omelia pronunciata a Le Ferriere di Latina in occasione di una celebrazione in memoria di Santa Maria Goretti.

“Assistiamo – lamenta il segretario della Cei – ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”.

Secondo monsignor Crociata, con un riferimento che appare in tutta evidenza diretto alle polemiche degli ultimi mesi che hanno coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio. Dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni. E innocenza vuol dire diritto a entrare nella vita con la gradualità che la maturazione umana verso una vita buona richiede senza dover subire e conoscere anzitempo la malizia e la malvagità. Per questa via – osserva il presule – non c’è liberazione, come da qualcuno si va blaterando, ma solo schiavizzazione da cui diventa ancora più difficile emanciparsi”.

In proposito, mons. Crociata ha citato anche quanto detto di recente dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco: ‘Le responsabilità sono di ciascuno ma conosciamo l’influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presentare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comportamento coerenti”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

La politica italiana sembra sempre di più un reality show, “e Berlusconi non soltanto è il campione in carica dei reality show, ne è anche il produttore esecutivo”.

Economist: “Il vero scandalo? Berlusconi che nega la crisi” di ENRICO FRANCESCHINI-Repubblica.

Il padrone di casa del G8, il summit dei grandi della terra che si tiene la settimana prossima all’Aquila, ha “tanti luridi scandali” domestici: ma il più grosso dovrebbe essere il suo rifiuto di riconoscere i problemi economici dell’Italia. Così scrive l’Economist in un ampio servizio dedicato a Silvio Berlusconi nel numero oggi in edicola. Il settimanale concentra l’attenzione su un aspetto singolare del vertice: vedendo i danni causati dal terremoto all’Aquila, i leader del G8 potrebbero pensare che anche le loro economie sono state scosse fino alle fondamenta dalla recessione globale. Ma uno di essi non lo pensa: “Il primo ministro italiano insiste che la recessione, nel suo paese, non sarà severa né prolungata come altrove”.

L’Economist osserva che, a prima vista, ciò può apparire veritiero. Il sistema bancario italiano, avendo vissuto isolato e protetto dal resto del mondo, non ha sofferto i disastri di banche americane o britanniche. E un’economia fatta di tante piccole industrie non porta la crisi in prima pagina come fa, negli Usa, il collasso di un gigante quale la General Motors. Ma l’autorevole periodico (un milione e mezzo di copie di tiratura, vendute in tutto il mondo, la maggior parte fuori dal Regno Unito, il che gli dà il titolo di primo vero giornale globale) nota i fattori negativi della nostra economia: la dipendenza dalla esportazioni, l’enorme debito pubblico, la mancanza di riforme per liberalizzare il mondo del lavoro e riformare il sistema pensionistico. L’Economist elenca le previsioni allarmistiche sul futuro dell’Italia fatte negli ultimi tempi da organismi internazionali e dalla stessa Banca d’Italia, sottolineando che Berlusconi ha reagito a questi dati arrabbiandosi, affermando che bisogna “chiudere la bocca a chi parla di crisi”, e suggerendo alle aziende di non fare pubblicità sui giornali che spargono pessimismo.

Conclude il settimanale: “Avendo già incrinato la propria credibilità con la sua vita privata, rifiutando di mantenere l’impegno di spiegare in parlamento la sua relazione con un’aspirante modella 18enne, e ritorvandosi ora a dover rispondere a un mucchio di storie su call-girl intrattenute nella sua residenza di Roma, il premier non può permettere che le sue affermazioni sulla salute dell’economia siano contraddette da prove lampanti davanti agli occhi e alle orecchie degli elettori”.

Di Berlusconi si occupa anche l’americano Time. Ospitando il G8 all’Aquila, il premier italiano sperava di attirare attenzioni positive su di sé e sul suo paese, scrive il settimanale, ma invece “sono le storie sulle feste del premier che catturano l’immaginazione”. Time ricostruisce i vari scandali da Noemi a Patrizia D’Addario, riferendo dell’inchiesta dei pm pugliesi e notando che Berlusconi liquida tutte le polemiche come “spazzatura” e pettegolezzi. “E’ possibile, se le indagini sulla prostituzione porteranno a conclusioni imbarazzanti, che Berlusconi debba dimettersi, aprendo la strada a un governo a interim guidato da qualcuno come il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi o il ministro dell’Economia Giulio Tremonti”, afferma Time. Ma aggiunge anche che è presto per dare Berlusconi per spacciato: la politica italiana sembra sempre di più un reality show, “e Berlusconi non soltanto è il campione in carica dei reality show, ne è anche il produttore esecutivo”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Il Times ha chiesto a un portavoce di Palazzo Chigi se questo “qualcuno” sia il premier, ma ha ricevuto solo un “no comment”.

Il Times su Berlusconi-“Da eroe a buffone” di ENRICO FRANCESCHINI-Republica.

LONDRA – “Da eroe a buffone”: così il Times di Londra riassume gli ultimi mesi per Silvio Berlusconi. Ovvero dal ruolo di salvatore nei giorni del terremoto in Abruzzo, quando il premier volava nei sondaggi, alle sempre più frequenti contestazioni, ai fischi, agli insulti come appunto “buffone”, che accompagnano le sue apparizioni, come accaduto dopo la sciagura di Viareggio.

Il premier, scrive il quotidiano londinese, sembra sorpreso e incerto davanti al mutato atteggiamento dell’opinione pubblica nei suoi confronti: lui che è sempre stato “orgoglioso del suo rapporto con l’uomo della strada”, all’improvviso si sente messo nel mirino. E reagisce, afferma il Times, dando prova di nervosismo e frustrazione, con le solite accuse a “comunisti e complottatori”.

Un secondo articolo, sul medesimo giornale, riferisce le rivelazioni di Domenico Cozzolino, il finto fidanzato di Noemi Letizia, che ha raccontato a un settimanale di come il suo presunto rapporto con la 18enne napoletana “è stato organizzato da qualcuno” nei giorni successivi alla festa di compleanno della ragazza a cui partecipò Berlusconi, e da cui è iniziato lo scandalo.

Il Times ha chiesto a un portavoce di Palazzo Chigi se questo “qualcuno” sia il premier, ma ha ricevuto solo un “no comment”. Il giornale nota che tutta la vicenda ha provocato la crescente ira del Vaticano e scrive che, dopo le critiche di giornali e cardinali cattolici, perfino il Papa ha “apparentemente alluso al primo ministro” quando l’altro giorno ha sottolineato “l’importanza dell’etica e della morale in politica”.

Sempre sul Times, un terzo articolo affronta un tema lateralmente collegato al caso Berluscono: quello di giovani donne che si accompagnano per denaro a uomini anziani, ricchi e potenti. Alcune sono escort, altre lo fanno senza arrivare necessariamnete al sesso, altre ancora fanno anche sesso ma invece di denaro ricevono regali, viaggi, favori. Il quotidiano ne fa parlare una, che cerca i suoi clienti su un sito chiamato Sugar Daddy”, in italiano diremmo “Paparino”. (Beh, buona giornata)

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Attualità Media e tecnologia

I direttori dei tg italiani e le vicende del premier italiano: gli scandali sono fatti o semplici opinioni?

(da corriere.it)
Come affrontare nei tg nazionali l’inchiesta di Bari che ha travolto come un ciclone la politica italiana e la vita privata e pubblica del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? Il settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, in edicola martedì 30 giugno, lo ha chiesto ai sette direttori dei tg nazionali nella rubrica «I magnifici 7». Ecco le loro risposte.
AUGUSTO MINZOLINI – TG1: «La vera inchiesta di Bari riguarda la malasanità, 700 milioni di euro di appalti rubati alle tasche degli italiani. Questa è politica. Ma i media ammalati di gossip prediligono la escort-story».

ANTONIO DI BELLA – TG3: «E Lewinsky/Clinton, e Sarko/Rachida? Il confine è ormai labile. Ma se c’è un’inchiesta della Procura, l’unica cosa da fare è mandare un inviato sul posto e valutare se quel che ha raccolto ha interesse pubblico o no».

CLEMENTE J. MIMUN – TG5: «È un mix. Difficile non notare che non si parli più dell’ipotesi tangenti sugli appalti sanitari in una regione, la Puglia, governata dalla sinistra, ma solo di signorine ingaggiate per feste nelle case di personaggi influenti, residenze del premier comprese. Il Tg5 ha parlato di tutto».

EMILIO FEDE – TG4: «È solo l’azione di una muta di cani famelici non sono degni nè del gossip, nè della politica, nè di una società civile. Schegge impazzite».

GIORGIO MULÈ – STUDIO APERTO: «È un’inchiesta che viene, allo stato, usata per fini politici nel tentativo di indebolire e offuscare l’immagine di Berlusconi. Per fare questo, giornali che hanno fatto del rigore la loro bandiera hanno temporaneamente ammainato il vessillo cedendo al gossip più becero».

ANTONELLO PIROSO – TG LA7: «Politica, ahimé. Perché lambisce un politico. Se in un’intercettazione un soggetto parla di ragazze da lui pagate per andare a feste a casa del premier, non può che essere così. Ricordando però che il premier non è indagato. E che chi lo vuole battere lo deve fare sul terreno della politica, e non del gossip».

EMILIO CARELLI – SKY TG24: «Né l’uno né l’altro. Si tratta semplicemente di un’inchiesta giudiziaria che per il suo contenuto può avere risvolti di gossip e che impatta sulla politica italiana nel momento in cui riguarda anche il presidente del Consiglio». (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Come le favorite del papi hanno fatto carriera politica.

Le candidate di papi di Marco Lillo-L’espresso.
Ronzulli, Matera, Comi. Prima nelle residenze del Cavaliere tra escort e ballerine, poi elette al Parlamento europeo. Ecco come si sceglie la nuova classe politica La festa a villa La CertosaTutte sono passate per villa Certosa e palazzo Grazioli. Sia le bad girls, Patrizia D’Addario e Barbara Montereale, che le angeliche Licia Ronzulli, Barbara Matera e Lara Comi. Tutte hanno partecipato alle feste leggendarie del Cavaliere ma solo poche fortunate (Ronzulli, Matera e Comi) sono arrivate all’Europarlamento.

Per cinque anni avranno uno stipendio garantito di 20 mila euro con assistenti e benefit a disposizione. Mentre le due protagoniste del sexgate barese, Patrizia D’Addario e Barbara Montereale, si sono dovute accontentare di un posticino in una lista apparentata al Pdl che correva per le comunali di Bari.

Dopo aver fallito l’elezione hanno deciso di raccontare tutto a stampa e magistratura. A unire mondi così diversi in uno scenario unico però non sono stati i pm e i giornalisti ma Berlusconi in persona. È stato lui a ospitare contemporaneamente volontarie in partenza per il Bangladesh e ragazze di ritorno da una trasferta a Dubai con lo sceicco.

Nemmeno il più fervido sceneggiatore della commedia italiana avrebbe potuto immaginare a villa Certosa una comitiva che include la direttrice sanitaria destinata all’Europarlamento, Licia Ronzulli, e la mangiatrice di fuoco Siria De Fazio, più nota come la ‘lesbica del Grande fratello’. Senza controllo e senza filtro, tutte hanno avuto il privilegio di entrare nelle dimore del sultano. Le bocconiane, come Lara Comi, ma anche le escort da duemila euro a notte come Patrizia D’Addario.

Persone e storie totalmente diverse che dovevano restare distinte e che invece sono state mescolate nel gran frullatore impazzito delle candidature 2009. A imbastire questa matassa che lega insieme manager, letteronze, annunciatrici, dirigenti e stelline dei reality ha contribuito l’incapacità del premier di distinguere pubblico da privato, dovere da piacere, festa e politica. Le protagoniste delle riunioni e delle cene, con le loro bugie e i loro silenzi, hanno fatto il resto.

Paradossalmente a parlare sono le escort. Mentre le ragazze ‘serie’ restano silenziose. E se parlano dicono bugie. La migliore allieva del Cavaliere da questo punto di vista è certamente Licia Ronzulli. Questa infermiera 34enne ha raccolto oltre 40 mila preferenze nel nord-ovest grazie anche alle indicazioni che provenivano da Roma. I coordinatori locali dicevano che se non fosse stata eletta, avrebbero perso il posto.

Quando ‘L’espresso’, la settimana scorsa, le ha chiesto cosa facesse sulla barca di Berlusconi il 14 agosto 2008 con altre sei giovani che non hanno nulla a che fare con la politica, lei ha risposto: “Sbaglia, non ci sono io. Ci sono tante ragazze more. Mai stata a villa Certosa. Cado dalle nuvole”.

Finché un’altra amica e ospite del Cavaliere, Barbara Montereale, l’ha smentita su ‘Repubblica’: “A metà gennaio 2009 sono stata accolta a villa Certosa da Licia Ronzulli. È lei che organizza la logistica dei viaggi delle ragazze. Che decide chi arriva e chi parte e smista nelle varie stanze”.

Invece di dimettersi all’istante l’europarlamentare-receptionist ha vergato un comunicato per annunciare querela confermando en passant che la sua parola non vale nulla: “Più di una volta, in occasione di vacanze, sono stata ospite a villa Certosa con mio marito”. Del quale nelle foto non c’è traccia.

Prodiga di particolari sulle sue umili origini nel quartiere Baggio di Milano, sulla passione per il Milan, sul papà maresciallo dei carabinieri e sulle sue attività di volontariato, Ronzulli non ha mai spiegato perché sia stata incaricata dal premier di ricevere un tipino come Barbara Montereale, una ragazza madre di 23 anni pagata per mostrarsi carina con gli ospiti del Billionaire che non si tira indietro se c’è da accompagnare l’amica escort in trasferta sul panfilo dello sceicco.

Spedita in villa dall’imprenditore barese Giampaolo Tarantini, indagato per induzione alla prostituzione, è prima apprezzata da Emilio Fede, poi sistemata da Licia Ronzulli e infine gratificata dal Cavaliere con una busta con dentro diecimila euro. Montereale, che dice di non avere avuto rapporti sessuali con il Cavaliere, riconosce tra le ospiti del premier anche Carolina Marconi, reduce del Grande fratello, e Susanna Petrone, conduttrice del calcio su Mediaset. Ed è un’altra strana coincidenza.

Pochi mesi prima, il 14 agosto sulla barca del premier ritroviamo la Petrone accanto alla solita Ronzulli e alla futura protagonista del reality Mediaset: Siria. Tutte e tre all’epoca non erano note al grande pubblico. Pochi mesi dopo quella gita diverranno tutte famose ciascuna nel proprio settore.

Se si può sorvolare sui criteri di selezione delle reti televisive berlusconiane (Siria è stata segnalata agli autori del Gf dalla segreteria del premier) non si può fare lo stesso con le elezioni. Le candidature non sono casting e l’Europarlamento non un reality né tanto meno un luogo da escort, come farebbe pensare la storia raccontata da Patrizia D’Addario. La donna che ha passato la notte del 4 novembre 2008 sul lettone donato da Putin a Silvio Berlusconi, ha raccontato che pochi mesi dopo le sarebbe stata ventilata dal solito Tarantini una candidatura alle europee.

Nonostante non avesse mai nascosto di avere registrato le sue trasferte romane e nonostante tutti sapessero quale fosse il suo mestiere. Patrizia, dopo l’intervento di Veronica Lario, non è poi stata candidata per Bruxelles ma solo per le comunali con la lista ‘Puglia prima di tutto’, ora confluita nel Pdl.

Scelte come queste gettano un’ombra anche su candidature limpide come quella di Lara Comi. Anche lei ha avuto l’onore di essere trasportata sull’aereoFininvest in Sardegna? ‘L’espresso’ pubblica una serie di foto scattate il 14 ottobre 2006 all’aeroporto di Olbia nelle quali appare una donna mentre scende dal jet di Berlusconi a lei molto somigliante. Il contesto però è ben diverso dalle foto in barca. La ragazza è in compagnia di altre giovani azzurre e sembra diretta a una riunione politica non a una convention di veline.

Lara Comi, a 26 anni può vantare una laurea in Bocconi con il massimo dei voti e un impiego da manager alla Giochi preziosi, nessuno può accomunarla a una velina o a un’esperta di ‘logistica’. Probabilmente il presidente l’ha aiutata a raggranellare 63 mila voti perché stima questa milanista temeraria che gli si è presentata durante una partita di calcio nel giugno del 2004.

Più oscura l’origine della scintilla scoccata tra Berlusconi e Barbara Matera. L’ex annunciatrice Rai in anni non troppo lontani non stravedeva per il suo attuale mentore. Alla fine del 2003 la letteronza della Gialappa’s era diventata una delle annunciatrici di RaiUno insieme a Virginia Santjust di Teulada. In quel periodo la sua collega era legata da una relazione sentimentale (‘platonica’, dice lei) a Silvio Berlusconi e volava spesso a villa Certosa.

Nella foto pubblicata da ‘L’espresso’ a pagina 43, scattata nel settembre del 2006, si vede una ragazza in bianco che somiglia molto a Virginia scendere dall’aereo con il deputato-segretario di Berlusconi Valentino Valentini. Una scena consueta in quel periodo. Quando Virginia raggiungeva Silvio a Olbia, Barbara era costretta a coprire gli annunci del week-end su RaiUno e non poteva far visita ai genitori a Lucera, in provincia di Foggia.

In quei week end solitari si racconta anche di una breve storia sentimentale con il marito separato di Virginia, l’agente segreto Federico Armati. Da allora sono cambiate molte cose. Virginia Sanjust non è più nelle grazie del Cavaliere e non se la passa bene. Barbara Matera è fidanzata con un altro agente segreto ed è diventata la giovane promessa del Pdl.

Chissà se l’europarlamentare ricorda quei giorni lontani nei quali non lesinava critiche al Cavaliere, a Virginia e alla Rai che la trattavano da brutto anatroccolo rispetto all’amica del premier. Acqua passata. Oggi Berlusconi è dalla sua parte. Nella vita, basta sapere aspettare. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Il G8, Berlusconi e la stampa europea.

La stampa inglese e lo scandalo di Silvio :”Anche Gianni Letta ha preso le distanze” di ENRICO FRANCESCHINI-Repubblica.

Gianni Letta, sottosegretario e più fidato collaboratore di Silvio Berlusconi, ha preso le distanze dal premier e rifiuta i suoi inviti a cena. Lo scrive il Sunday Times, citando fonti anonime dall’interno del governo. L’indiscrezione fa parte dell’ampia copertura che la stampa britannica continua a dedicare agli scandali che coinvolgono il primo ministro italiano. Sia il Times che il Telegraph della domenica gli dedicano una pagina intera. E l’Independent parla della vicenda in un editoriale.

Il Sunday Times, più diffuso trai domenicali “di qualità” con circa due milioni di copie vendute, scrive in una corrispondenza da Bari dell’inviato John Follain che “insiders”, ovvero fonti dall’interno, fonti che conoscono bene Berlusconi e il suo entourage, “dicono che Gianni Letta si è distanziato dal premier e da alcuni mesi declina i suoi inviti a cena”. Un collaboratore “disamorato” del presidente del Consiglio dichiara al giornalista inglese: “Berlusconi si è trasformato nell’opposto di re Mida, sporca tutto quello che tocca”. Notando anche le critiche al suo comportamento espresse dalla chiesa cattolica, il giornale afferma che le rivelazioni sulla sua vita privata hanno indebolito politicamente il leader del Pdl, e sebbene non ci sia una minaccia immediata, “alleati nella sua coalizione di centro destra si azzardano in privato a contemplare un’era post-Berlusconi”.

L’articolo contiene anche una serie di dichiarazioni di Patrizia D’Addario, la escort pugliese che ha visitato due volte Berlusconi a Palazzo Grazioli e vi ha trascorso una notte con lui. “Non ho mai dormito”, racconta la donna di cui Berlusconi sostiene di non ricordare il volto, “era instancabile, un toro”. Secondo la sua ricostruzione, il premier la condusse in camera da letto quasi alle 4 del mattino, dopo che le altre ragazze se n’erano andate. La D’Addario dice che Berlusconi fece mezza dozzina di docce ghiacciate durante la notte e lei lo raggiunse sotto la doccia a sua richiesta. A un certo punto, secondo quanto la donna ha raccontato in seguito a un amico, “d’improvviso smise di muoversi e pensai fra me e me, grazie a Dio, si è addormentato. Ma non durò molto”.

La escort confida di essersi sentita imbarazzata quando un membro dello staff del premier entrò in camera da letto al mattino, con un vestito per Berlusconi, ricordandogli che doveva fare una dichiarazione pubblica sulla vittoria di Barack Obama, eletto presidente quella notte. La D’Addario lo attese in bagno, dove scattò varie foto. Più tardi accese il registratore del suo telefonino, dove si sente la voce di un uomo che dice: “Vuoi tè o caffè?” Lasciò la residenza di Berlusconi alle 11, ma mentre tornava a Bari lui le telefonò: “Bambina mia!”, le disse, chiedendo poi perché avesse la voce roca. E lei gli spiegò: “Per via delle docce”.

Il Sunday Times riferisce anche il contenuto di una successiva telefonata fra la D’Addario e Barbara Montereale, un’altra partecipante alla cena a Palazzo Grazioli. “Ti ricordi come mi carezzava mentre eravamo sul sofà? E come carezzava te e guardava me?”, chiede la D’Addario. E la Montereale replica: “Era disgustoso, faceva tutto di fronte alle guardie del corpo”. Il domenicale inglese riporta poi le rivelazioni del settimanale L’espresso sulle conversazioni telefoniche in cui Berlusconi avrebbe descritto all’uomo d’affari pugliese Giampaolo Tarantini che tipo di donne voleva invitare a Roma e in Sardegna, compreso il colore dei capelli e le misure, con dettagli spesso “spinti” su cosa succedeva ai party notturni.

Il Sunday Telegraph pubblica invece un ritratto di Berlusconi (e dell’Italia), a firma dello scrittore inglese Tobya Jones, che vive da un decennio nel nostro paese, autore del libro “The dark heart of Italy” (Il cuore tenebroso dell’Italia). Come mai, si chiede Jones, Berlusconi è ancora primo ministro, nonostante tutti gli scandali del passato, le accuse di falsa testimonianza, di ostruzione della giustizia, di collusione con la mafia, di appartenenza a una loggia massonica, di evasione fiscale e di corruzione di pubblici ufficiali, alle quali si aggiungono ora le notizie sulle sue feste con decine di giovani fanciulle? Lo scrittore dà una serie di motivazioni. Primo, l’Italia è talmente abituata agli scandali, che non ci fa più caso e anzi non ne può più. Secondo, almeno per qualcuno, le infedeltà del premier suscitano invidia e ammirazione. Terzo, Berlusconi si presenta come un “uomo qualunque, una persona semplice che non appartiene alla elite snob della politica, uno a cui piacciono le cose che piacciono a tutti, il denaro e le donne”. Quarto: la sinistra è fragile e divisa, per cui non offre un’alternativa valida. Quinto: essere “furbi” e “spregiudicati”, in Italia, è considerata da alcuni una virtù. E sesto, le critiche dei media stranieri possono ottenere l’effetto di rinsaldare il sostegno verso Berlusconi, perlomeno in quella parte della popolazione che, dopo secoli in cui l’Italia è stata dominata da potenze straniere, è determinata a tenere gli stranieri fuori dai propri affari.

Il commento di Sarah Sands, columnist del quotidiano Independent, suona come un corollario delle ragioni offerte da Jones sul Telegraph: “Forse ogni nazione ha lo scandal, o che si merita. In un paese famoso per la sua televisione pornografica, la sua indifferenza per il processo politico e per la sua storicamente rilassata visione dello stupro, Berlusconi non è un mostro”. Ma poi conclude che, anche in un paese simile, l’atteggiamento del premier va oltre i limiti della dignità.

In Europa. Il settimanale francese Nouvel Observateur sottolinea come i nuovi scandali abbiano fatot precipitare il gradimento di Berlusconi sotto il 50 per cento per la prima volta da quando è ritornato al governo nel 2008. “Malgrado tutto – scrive il settimanale francese – chi lo sostiene di più sono proprio i cattolici”.

“Le donne del G8 boicotteranno Berlusconi?”. A chiederselo è un altro autorevole settimanale francese, L’Express, che dà spazio alla richiesta di 4 docenti universitarie che in vista del G8 di Genova stanno raccogliendo firme per chiedere a Carla Bruni e a Michelle Obama tra le altre, di boicottare il summit dei Grandi all’Aquila. “Finora – si chiede L’Express – hanno ottenuto 6,500 firme. Cresceranno?”

Lo spagnolo El Paìs invece dedica un reportage agli “scandali di Berlusconi”, intitolandolo “Le pericolose amicizie di Papi”. Nel pezzo vengono riassunti i rapporti di Berlusconi con Tarantini, Patrizia D’Addario e Barbara Montereale. “Tra soli 12 giorni – prosegue il corrispondente da Roma, Miguel Mora -, il politico e magnate milanese accoglierà i leader del G8 dove si riscriveranno le regole della finanza globale tra gli scandali che ne stanno minando la credibilità”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Berlusconi, il G8 e la stampa internazionale.

“Gli scandali di Berlusconi alla prova del G8” di ENRICO FRANCESCHINI-Repubblica.

Un giornale lo paragona a “un imperatore romano, che si lancia in iniziative lontano da casa propria per distogliere l’attenzione dai suoi problemi domestici”. Un altro ipotizza che i problemi domestici lo seguiranno anche quando si occupa di affari internazionali, con la possibilità che i magistrati baresi lo “chiamino a testimoniare” alla vigilia o nei giorni del summit del G8. Un terzo riporta che la sua popolarità è scesa rapidamente “sotto il 50 per cento”, e che continua a perdere consensi, in particolare tra “donne, giovani e cattolici praticanti”.

Sono alcuni degli articoli sul caso Berlusconi che appaiono oggi sulla stampa straniera. Interessati alla vicenda fin dall’inizio, i media stranieri la mettono ora sotto una lente d’ingrandimento per la prossimità con il vertice del G8, che richiamerà inevitabilmente l’attenzione del mondo sul paese ospitante, l’Italia, e sul suo leader, che ha la presidenza di turno del “club più esclusivo del mondo”, come viene soprannominato il Gruppo delle democrazie più ricche della terra.

E’ il quotidiano Independent di Londra a fare un paragone tra Silvio Berlusconi e gli imperatori di Roma antica: “Allo stesso modo, confrontato da una serie di scandali interni che farebbero imbarazzare l’imperatore Tiberio, il primo ministro italiano sale sul palcoscenico mondiale”, oggi annunciando il programma del G8, poi partendo per la Libia dove incontrerà Gheddafi, quindi la settimana prossima ospitando il presidente Obama e gli altri leader del G8 all’Aquila. “Voci in patria e all’estero si chiedono se i suoi problemi interni diminuiranno la sua capacità di affrontare importanti questioni globali”, come l’immigrazione, il cambiamento climatico, la crisi iraniana, scrive Michael Daly da Milano, ricordando le indiscrezioni dei giorni scorsi secondo cui Berlusconi avrebbe detto al premier israeliano Netanyahu che Obama è “debole” sull’Iran, un commento che non è certo stato gradito a Washington, e altre recenti prese di posizioni del leader del Pdl che hanno suscitato irritazione tra i nostri alleati.

Il Times di Londra riporta che il presidente del Consiglio potrebbe essere chiamato a deporre, come testimone, nell’indagine su Giampaolo Tarantini, l’uomo d’affari pugliese che portava modelle ed escort alle sue feste in Sardegna e a Roma, il quale è ora inquisito non solo per “incitamento alla prostituzione ma anche per traffico di cocaina. Il quotidiano londinese scrive che gli inquirenti pugliesi stanno esaminando dichiarazioni rese alla polizia di Olbia, in Sardegna, l’estate scorsa, da due donne che dissero di “essersi sentite male” dopo un party nella villa di Tarantini, che è vicina a quella di Berlusconi, apparentemente dopo avere preso della droga. E l’inchiesta, aggiunge il Times, si sta allargando al possibile reclutamento di “donne straniere”, dopo che Barbara Montereale, una delle invitate a Villa Certosa, ha affermato di avere visto in un’occasione numerose “donne slave o dell’Est Europa che sembravano di casa” alla villa del premier. Convocare Berlusconi come testimone “è possibile ma è al momento solo un’ipotesi”, dice Marco Dinapoli, uno dei magistrati che indagano, citato dal Times. Il giornale scrive che, secondo la polizia, Tarantini e Berlusconi si parlavano “circa 20 volte al giorno” l’estate scorsa prima e dopo le vacanze di Ferragosto.

Sempre sul Times, che pubblica in un riquadro a parte la nuova versione delle “dieci domande” presentate al premier italiano da “Repubblica”, ci sono indicazioni sul calo di popolarità di Berlusconi, il cui indice di gradimento secondo un sondaggio pubblicato lo scorso fine settimana sarebbe sceso “sotto il 50 per cento”, con un calo particolarmente forte “tra donne, giovani e cattolici praticanti”.

Un altro giornale inglese, The Age, dedica a Berlusconi un lungo ritratto, chiedendosi che peso avranno le polemiche degli ultimi due mesi sul summit del G8 e più in generale se il premier riuscirà a conservare il potere. A Berlusconi dedica oggi una pagina anche l’americano Wall Street Journal, con un’inchiesta da Porto Rotondo su un altro filone dello scandalo, passato in questi giorni in secondo piano ma non tramontato: il rapporto tra Berlusconi e Noemi Letizia, e soprattutto le foto di Antonello Zappadu, il fotografo autore degli scatti delle feste a Villa Certosa, alcuni dei quali sono stati pubblicati dal quotidiano spagnolo El Pais. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Le dieci nuove domande al Cavaliere, proposte dal quotidiano la Repubblica.

Le mancate risposte di Silvio Berlusconi: dalle veline a Noemi Letizia, fino alle accuse di Patrizia D’Addario di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.

La sera del 26 aprile Silvio Berlusconi festeggiava Noemi a Casoria. È giunto il tempo, due mesi dopo, di tirare le somme. Bisogna annotare con cura le bugie ascoltate; interrogarsi sulle ragioni dei troppi silenzi; afferrare il filo rosso che da una storia (le «veline») ci ha condotto in un’altra (Noemi) e in un’altra ancora (le prostitute a Palazzo Grazioli) fino alla soglia di una quarta (le feste del presidente).

Giorno dopo giorno, si è definita sempre meglio la «licenziosità» del capo del governo, «la scelta sciagurata degli amici di bisboccia, la sciatteria in certe relazioni e soprattutto la caratterizzazione ostentatoria di tutti i suoi comportamenti privati» (Giuliano Ferrara, Panorama, 26 giugno). Quel filo si riannoda intorno a un «grandioso sé», lascia nudo un potere e un abuso di potere che si immagina senza contrappesi e irresponsabile.

Da due mesi, Berlusconi parla senza dire. Ci scherza su alquanto imbarazzato e come ossessivo, ma tace l’essenziale. Il tempo non è passato invano, però. Le dieci domande che Repubblica ha ritenuto di rivolgergli il 14 maggio hanno trovato più di una risposta, nonostante il loquace mutismo del presidente del consiglio. A volte, anche i silenzi sanno parlare. C’è oggi materia viva per eliminare qualche interrogativo e proporne altri, nuovi e dunque necessari e urgenti.

«Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire», dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). All’alba di questa storia, il premier sembra sapere che il significato etico e politico di accountability presuppone trasparenza; impegno a dichiararsi; rendiconto di quel che si è fatto e si fa; assunzione di responsabilità; censurabilità delle condotte riprovevoli – anche private – perché è chiaro a tutti che non ci può essere una radicale contrapposizione «tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini e risponde a loro (la sua politica)»(Carlo Galli, Repubblica, 22 giugno).

Berlusconi, in apparenza, è animato da buone intenzioni, dunque. Deve, presto e in fretta, liberarsi di tre grattacapi che gli vengono dalla famiglia (con le accuse di Veronica Lario), dalla sua area politica (con i rilievi critici di farefuturo). Gli rimproverano di voler candidare alle elezioni per il parlamento di Strasburgo “veline”, giovani o giovanissime donne che egli ha già promosso nello spettacolo e gli tengono compagnia con assiduità nel tempo libero, a Villa Certosa, a Palazzo Grazioli. Gli si contesta la frequentazione di minorenni e un’ossessione per il sesso che pregiudica il suo equilibrio (Veronica Lario, Repubblica, 3 maggio). Gli si chiede dei rapporti con la minorenne di Napoli di cui ha voluto festeggiare il 18° anno (Repubblica, 28 aprile).

Berlusconi è tentato dal rovesciare il tavolo, come gli è abituale. Parla di “complotto”. Di fronte all’evidenza che il fuoco è “amico”, lascia perdere e appronta una difesa che vuole essere conclusiva. Concede due interviste ufficiali (Corriere, Stampa, 4 maggio, 4 maggio). Chiacchiera ufficiosamente e in libertà (ancora Corriere e Stampa, nei giorni successivi al 4 maggio). Si confessa alla tv pubblica francese durante il tg delle 20 (France 2, 6 maggio). Rifiuta – è vero – un’intervista a Repubblica (13 maggio), ma promette di «spiegare tutto» (Cnn International, 25 maggio).

Berlusconi è categorico, quasi minuzioso nella ricostruzione delle sue mosse. «Non avevamo messo in lista nessuna velina» (Corriere, 4 maggio). «Io frequenterei delle diciassettenni? E’ una cosa che non posso sopportare. Io sono amico del padre [di Noemi], punto e basta. Lo giuro!» (Stampa, 4 maggio). «Sono andato a Napoli per discutere di candidature con il padre di Noemi» (Porta a Porta, 5 maggio), con cui «ho un’antica amicizia di natura politica», peraltro «Noemi, la figlia dei miei amici, l’ho vista tre, quattro volte, sempre accompagnata dai genitori» (France 2, 6 maggio).

Le affermazioni del capo del governo non reggono alla verifica dei fatti.

Repubblica scopre (21 maggio) che il 19 novembre 2008, a Villa Madama, la minorenne Noemi siede al tavolo presidenziale, in occasione della cena offerta dal governo alle griffe del made in Italy, raccolte nella Fondazione Altagamma. La ragazza è sola, non accompagnata da alcun familiare, accanto al presidente del consiglio e a Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Paolo Zegna, Laudomia Pucci. Sola e minorenne – e non accompagnata dai suoi genitori ma da un’amica minorenne (Roberta O.) – Noemi è anche a Villa Certosa, a ridosso del Capodanno, tra il 26/27 dicembre 2008 e il 4/5 gennaio 2009. Lo rivela a Repubblica (24 maggio) Gino Flaminio, un operaio di 22 anni legato sentimentalmente a Noemi dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009.

Gino, in contrasto con le dichiarazioni del Cavaliere, svela anche quando Berlusconi si mette in contatto con la minorenne Noemi. Che sia la prima volta glielo racconta lei stessa. Accade nell’autunno del 2008 (ultimi giorni di ottobre, primi di novembre). Soltanto otto mesi fa. Berlusconi telefona direttamente alla ragazza alle prese con i compiti di scuola. Nessuna segreteria. Nessun centralino. Nessun legame con la famiglia della ragazza. Berlusconi (che ha davanti una collezione di foto di Noemi) le dice parole di ammirazione per la sua «purezza», per il suo «volto angelico». Dopo quel primo contatto, ne seguono altri (Gino ascolta la voce del premier in tre o quattro telefonate) fino all’invito a trascorrere dieci giorni – senza i genitori – a Punta Lada.

Le rivelazioni raccolte da Repubblica costringono il premier a correggere precipitosamente il tiro. Non può negare la presenza di Noemi a Villa Madama. Ammette che la minorenne, anzi le due minorenni hanno festeggiato il Capodanno con lui, non accompagnate dai familiari. Non può confessare però che – uomo di 73 anni, con impegnative responsabilità pubbliche – trascorre il pomeriggio a telefonare a minorenni che conosce soltanto attraverso book fotografici fornitigli dagli uomini di Mediaset (nel caso di Noemi è Emilio Fede, dice Flaminio). Appresta allora una nuova favoletta per spiegare come, quando e perché ha conosciuto il padre di Noemi, Elio Letizia, e cancellare l’imbarazzante ma decisivo ricordo di Gino.

E’ la quarta versione che, nel corso del tempo, ci viene proposta. Ricordiamo le precedenti.

* 1. «Era l’autista di Bettino Craxi» (Ansa, 29 aprile, l’agenzia di stampa rimuoverà poi la pagina dall’archivio in rete);

* 2. «Elio è un mio amico da tanti anni, con lui ho discusso delle candidature europee« (Porta a Porta, 5 maggio);

* 3. «Conosco i genitori, punto e basta» (France 2, 6 maggio).

Anche la quarta ricostruzione di quell’amicizia viene cucinata in malo modo.

Berlusconi scarica su Elio Letizia l’onere del racconto. Elio Letizia liquida per intero lo sfondo politico dell’amicizia. Non azzarda a dire che è stato un militante socialista né conferma di aver discusso con il presidente del consiglio chi dovesse essere eletto a Strasburgo. Dice Letizia che la «vera conoscenza [con Silvio] ci fu nel 2001». Elio sa – racconta – che a Berlusconi piacciono «libri e cartoline antiche» e nelle sale dell’hotel Vesuvio di Napoli (maggio 2001) gli propone di regalargliene qualche esemplare. Nasce così un legame che diventa un’affettuosa amicizia quando Anna e Elio Letizia sono colpiti dalla sventura di perdere il figlio Yuri in un incidente stradale. Berlusconi si fa vivo con una «lettera accorata e toccante». Letizia decide di presentare la sua famiglia al presidente del consiglio nel «dicembre del 2001»: «A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia» (il Mattino, 25 maggio). Dunque: il capo del governo «per la prima volta vide Anna e Noemi» nel dicembre del 2001 non in pubblico ma nella residenza privata del premier, a palazzo Grazioli, o a Palazzo Chigi. Noemi ha soltanto dieci anni.

Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Silvio Berlusconi. Nello stesso giorno, la memoria del capo del governo disegna un’altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. Quando Berlusconi ha incontrato per la prima volta Noemi? «La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata», risponde il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l’età adatta per «sfilare» (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007).

Le «bugie bianche» di Berlusconi (il Foglio, 25 maggio) non possono nascondere qualche sconcertante punto fermo. È vero, il capo del governo «frequenta minorenni», come ha detto Veronica Lario e dimostrato Repubblica. Il presidente del consiglio non riesce con qualche attendibilità a dire come ha conosciuto i Letizia cosicché le parole di Gino Flaminio acquistano più credibilità e maggiore verosimiglianza.

Il quadro compromesso e degradato dell’accountability del capo del governo è confermato addirittura dal racconto di Noemi, mai smentito (e oggi è troppo tardi per farlo).

«[Berlusconi, “papi”] mi ha allevata (…) Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Roma, a Milano. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che desidera da me. Poi, cantiamo assieme. (…) [Da grande vorrò fare] la showgirl. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque opportunità. (…) Preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà papi Silvio» (Corriere del Mezzogiorno, 28 aprile).

Noemi conferma non solo l’abitudine di Berlusconi a frequentare minorenni, ma rafforza anche l’altra questione decisiva di questa storia: la pretesa di «far uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno nulla a che fare». Manovra che denota «l’impoverimento della qualità democratica di un Paese» (FFWebMagazine, periodico della fondazione Farefuturo). Come – per fare solo tre nomi – Angela Sozio (Grande Fratello), Chiara Sgarbossa (miss Veneto), Cristina Ravot (cantante ammiratissima da Berlusconi che la voleva imporre al festival di Sanremo prima che al parlamento di Strasburgo), Noemi ritiene di poter ottenere da Berlusconi l’opportunità di fare spettacolo o, in alternativa, di essere eletta in parlamento. Televisione o seggio in parlamento, uguali sono. Le aspettative di Noemi, sollecitate dalle promesse di Berlusconi, sono in linea con le riflessioni critiche della signora Lario («Ciarpame senza pudore»). È documentata, allora, anche la seconda accusa che colpiva il capo del governo: per lui il corpo delle donne è «un gingillo» utile per «proiettare una (falsa) immagine di freschezza e rinnovamento» politico. S’invera lo «scarso rispetto per le istituzioni e per la sovranità popolare» del leader del Popolo della Libertà (Fondazione farefuturo).

Di fronte a due punti fermi (è vero, frequenta minorenni; è vero, candida nelle assemblee elettive i «bei corpi» che gli sono stati vicini), incalzato da domande a cui non può rispondere, Berlusconi si corregge di nuovo per tirarsi fuori da una catastrofe politica e comunicativa, domestica e internazionale. A Palazzo Chigi, dunque in un luogo che più ufficiale non si può, dice: «Non ho detto niente» (Ansa e Agi, 28 maggio). Pretende che gli si creda. Lo abbiamo sentito dire, spiegare, ricordare in pubblico, in voce e in video – e sempre mentire. Ora, con quattro parole («Non ho detto niente»), intende resettare la storia così come egli stesso ce l’ha raccontata. Esige che il potere delle sue parole sia, per noi, indiscusso. Comanda di dimenticare ciò che ricordiamo e ci impone di credere vero ciò che egli dice vero (e noi sappiamo bugiardo). «Non ho detto niente» dovrebbe ripulire dalla lavagna le sue menzogne. Gli interessa ora andare al sodo per salvare la faccia e – forse – un destino politico che vede compromesso (compromessa appare la sua ascesa al Quirinale). Vuole rispondere soltanto a una domanda: ha avuto «rapporti piccanti» con Noemi? Se la pone da solo. Risponde: «Assolutamente no, ho giurato sulla testa dei miei figli e sono consapevole che se fossi uno spergiuro mi dovrei dimettere, un minuto dopo averlo detto» (Radiocor, 28 maggio). Non chiarisce che cosa siano i «rapporti piccanti», per il lessico e la fantasia erotica di uomo come lui.

Sesso e politica. Politica e sesso. “Privato” che si fa “pubblico”. “Pubblico” che deve subire gli abusi di potere di un privato. Di questo impasto ci parlano le pratiche del Cavaliere che rinviano con immediatezza al suo dispositivo di governo, e quindi alla cosa pubblica e non soltanto ai comportamenti privati di un uomo. Lo “scandalo” dell’affare è in queste relazioni scorrette compensate da promesse di incarichi pubblici, è nelle accertate menzogne che screditano chi governa e il Paese che da lui è governato. Di questo dovrebbe rispondere il premier in pubblico se davvero avesse compreso che accountability è l’esatto contrario di arbitrio e menzogna.

Il capo del governo vive un clima psichico alterato. È la terza accusa della moglie: «[Silvio] non sta bene» (Repubblica, 3 maggio). La patologica sexual addiction di Berlusconi si sfoga in festicciole viziose. Anima “spettacolini” affollati da venti, trenta, quaranta ragazze: “farfalline” coccolate mentre il “sultano” indossa un accappatoio di un bianco accecante; “tartarughine” travestite da Babbo Natale; “bamboline” che mimano, in villa e tra i fiori, il matrimonio con «papi» (Repubblica, 12 giugno). Frequente la presenza di “squillo”, “escort”, “ragazze immagine” abituate a incontrare sceicchi sulle rive del Golfo Persico.

La scena, accennata esplicitamente da Veronica Lario, ancora sfumata nei contorni con Noemi, si definisce con nitore quando prende la parola Patrizia D’Addario, “escort di lusso”, un modo per dire prostituta di caro prezzo. Il palcoscenico, anche acusticamente esplorato, è illuminato a giorno, ora. Si possono vedere con chiarezza i gesti, sentire le parole, ascoltare le voci anche nelle stanze più intime e protette (il bagno, la camera da letto) del palazzo presidenziale. Il linguaggio si fa esplicito, crudo. Come, senza sottintesi, sono le condotte, le logiche, gli esiti.

Patrizia è ingaggiata (2000 euro) da un amico del Cavaliere che ingrassa i suoi affari e la sua influenza pagando “squillo” da accompagnare alle feste del presidente a Roma, in Sardegna.

Patrizia varca, per la prima volta, la soglia di Palazzo Grazioli il 15 ottobre 2008.

Patrizia, «una volta entrata in una stanza affrescata all’interno della residenza del presidente del Consiglio, si trova davanti venti ragazze e il suo primo pensiero è: ‘Ma questo è un harem!’». (Sunday Times, 21 giugno).

Patrizia osserva, curiosa: «Mentre la gran parte di noi, come ci era stato detto, indossava abiti neri corti e trucco leggero, due ragazze che stavano sempre vicine, avevano pantaloni lunghi (…) Erano due escort lesbiche che lavorano sempre in coppia» (Repubblica, 25 giugno).

Patrizia, quella sera, non resta a Palazzo. Ci ritornerà, il 4 novembre. «Sono tornata dopo un paio di settimane, esattamente la sera dell’elezione di Barack Obama» (Corriere, 17 giugno).

Patrizia registra quel che sente. Fotografa – appena può – quel che vede. Lo fa sempre, con tutti, da sempre. Questa volta, la seconda volta da Berlusconi, Patrizia rimane a Palazzo per una notte di sesso con il capo del governo. Il Cavaliere – dopo cena, visione dei film che lo mostrano accanto ai potenti della Terra, le solite canzoni e la ola – chiede alla donna di aspettarlo nel «letto grande» (Repubblica, 20 giugno).

«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appena sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Gianpaolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato (…) Gianpaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee (…) Quando sono cominciate le polemiche sulle veline, il segretario di Gianpaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile (…) [mi è stata allora] proposta la lista “La Puglia prima di tutto” [per il rinnovo del consiglio comunale]. Io ho accettato subito» (Corriere, 17 giugno).

I ricordi di Patrizia sono confermati dalle due «ragazze-immagine» (qualsiasi cosa significhi l’eufemismo) che sono con lei: Lucia Rossini (Repubblica, 21 giugno) e Barbara Montereale. Che dice: «Sapevano tutti a quella cena che lei [Patrizia] era una escort. Presumo anche il presidente». (Repubblica, 20 giugno). Le due ragazze ridono, scherzano, si fotografano allegre nella toilette del presidente del consiglio, come padrone del campo.

Le parole, le testimonianze incrociate, le immagini, i documenti fonici non possono più confondere quel che abbiamo sotto gli occhi. Quel che la signora Lario chiama “malattia”, l’effetto distruttivo di un narcisismo sgomento dinanzi alla vecchiaia, un’autostima che esige sempre, a ogni occasione l’ammirazione riservata alla giovinezza, alla celebrità, al fascino rendono vulnerabile e gravemente indifeso il capo del governo e l’autorevolezza del suo ufficio. C’è un fondo di onnipotenza nei suoi comportamenti, come se ogni azione gli fosse consentita. È circondato da prosseneti che lucrano vantaggi personali cercandogli in angoli d’Italia ragazze sempre nuove, sempre più giovani, sempre più rapaci e spregiudicate, spesso sostenute nella loro cinica ambizione dalle famiglie, da mammà e papà. Vogliono un successo dove che sia, in tivvù o nella politica. Il premier può concederglielo con una telefonata, se vuole. Gli danno pressione. Lo pretendono. E’ il quadro che ha già proposto Veronica Lario. «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile» (Repubblica, 3 maggio).

La difesa di Berlusconi, di fronte a questa rappresentazione di se stesso e della fenomenologia del suo potere, è violenta fino alla spietatezza contro i testimoni della sua vita; è prepotente contro l’informazione che non sceglie la taciturnità imposta al servizio pubblico radiotelevisivo e accettata – con l’eccezione del Tg3 – di buon grado. E tuttavia, quando affronta le circostanze che sono emerse, quella manovra è maldestra.

Niccolò Ghedini, avvocato del Cavaliere, nell’ansia di sfuggire al reato ora che una prostituta parla di tariffe, trattative e pagamenti, ammicca complice agli italiani che si sentono “puttanieri” irredimibili, anche se spesso soltanto fantasiosi, nella convinzione che quel peccato possa essere presto perdonato urbi et orbi. Il lemma che adopera (gli appare il più onesto e concreto) peggiora il clima e deteriora ancor più l’immagine del premier. «Ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza [Patrizia], e vere non sono, il premier sarebbe, secondo la ricostruzione, l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile». (Affari italiani, 17 giugno).

Come se l’affare fosse legale e non politico. L’errore dell’avvocato convince Berlusconi a muovere in prima persona. Lo fa secondo le sue prassi consolidate. Dai fogli patinati di un settimanale di famiglia, nega quel che è accaduto. «Non c’è nulla nella mia vita privata di cui io mi debba scusare (…) Non ho [di Patrizia] alcun ricordo. Ne ignoravo il nome e non ne avevo in mente il viso. Non mi ero reso conto [che fosse una prostituta]» (Chi, 24 giugno). Tace che ancora il 27 gennaio, il suo amico di Bari chiama Patrizia per dirle (la telefonata è registrata): «[Il presidente] ti vuole vedere la prossima settimana a Roma» (Corriere, 21 giugno). Vedere lei, proprio lei: Patrizia, con quella faccia che ora non ricorda, con quel nome che ha dimenticato, forse ripensando soltanto al suo corpo.

Questa volta – direttamente e non attraverso i suoi giornali e attaché (lo ha fatto per Gino Flaminio) – scatena l’ordinaria menzogna distruttiva contro Patrizia D’Addario: «[Le è stato] dato un mandato molto preciso e benissimo retribuito» (Chi, 24 giugno). Dovrebbe offrire un riscontro anche labile della sua accusa anche perché ha avuto il tempo e ha le risorse per raccoglierlo. Non lo fa. Dovrebbe comprendere che la denunzia, anche se inventata, conferma la sua vulnerabilità. La mostra, la dimostra. Se c’è un ricattatore dietro le parole di Patrizia D’Addario, la responsabilità è soltanto di chi dissennatamente le ha aperto le porte di casa. Dice: «Può capitare di sbagliare ospiti» (Ansa, 25 giugno), ma il punto è proprio questo: quanti sono gli “ospiti sbagliati” che si sono seduti alla sua tavola? E che intenzioni hanno?

Il fatto è che il Cavaliere si tiene lontano da fatti che, per la loro solidità, possono fulminarlo. Preferisce scavare nella differenza tra sé e gli altri, tutti gli altri che soltanto ricordano quel che ha detto e giurato o le menzogne che ha sottoscritto con la sua faccia, i suoi discorsi. Non pare curarsene. Dice: «Io sono fatto così. E gli italiani così mi vogliono. Ho il 61 per cento. Io sono buono, generoso, leale, (attenzione) sincero, mantengo le promesse, sono un mattatore, un intrattenitore» (Ansa, 25 giugno).

Soltanto un malvagio può non amarlo. In fondo, la politica è questo per il capo del governo: la legittimità del suo potere lo autorizza – crede – a creare un’ostilità interna, un conflitto permanente tra chi è con lui e chi, perché lontano da lui o critico, deve essere considerato “estraneo”, “nemico”, ”eversore”. È «odio e invidia» (Ansa, 24 giugno) chiedergli conto delle sue condotte pubbliche, del suo stato di salute, di una vita spericolata, delle contraddizioni radicali del suo agire: ha prostitute nel suo letto, ma legifera per punire chi frequenta le prostitute; invoca per sé la privacy ma vuole scrivere le norme della nostra privacy, dalla procreazione al “fine vita”.

È un «progetto eversivo» contro il suo governo e contro il Paese chiedergli di essere trasparente. «Le calunnie contro di me, le veline, le minorenni, Mills (è un testimone che ha corrotto salvandosi da una condanna), i voli di Stato (che utilizza per trasferire amiche, musici, ballerine) , hanno costituito una campagna di scandalo molto negativa all’estero per il nostro paese e credo sia un comportamento colpevole da chi l’ha pensato e organizzato, [credo che sia] un progetto eversivo perché la finalità è quella di costringere a far decadere un presidente del consiglio eletto dagli italiani (…). Se questa non è eversione, ditemi voi cos’è». (Adnkronos, 13 giugno).

La sola soluzione che intravede alla crisi che lo affligge è la riduzione al silenzio o la rovina economica della stampa che non racconta come vere le sue fiabe. «Bisognerebbe non avere dei media che tutti i giorni cantano la canzone del catastrofismo e credo che anche voi [imprenditori] dovreste operare di più in questa direzione. Per esempio: non date pubblicità a chi si comporta così» (Asca, 13 giugno).

Il rosario di incoerenze, menzogne, abusi di potere di Silvio Berlusconi sollecita a rinnovargli alcune domande che possono essere conclusive:

* 1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?

* 2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?

* 3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?

* 4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?

* 5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?

* 6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?

* 7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?

* 8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?

* 9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?

* 10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute? (Beh, buona giornata).

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L’indifendibile Berlusconi: la stampa internazionale sta preparando il G8 in Italia.

La stampa internazionale non molla il caso-“In Italia c’è una emergenza morale”di ENRICO FRANCESCHINI-Repubblica.
“L’Italia è nella morsa di un’emergenza morale”, titola oggi il Times, riferendo in una corrispondenza da Roma gli ultimi sviluppi dello scandalo delle call-girls in cui è coinvolto Silvio Berlusconi. Il quotidiano londinese riferisce le critiche mosse al premier italiano dal settimanale Famiglia Cristiana, che ha giudicato il suo comportamento “indifendibile”, e i timori dei suoi stessi sostenitori di un “calo di consnesi” da parte dell’elettorato cattolico. Il Times rileva in proposito che papa Benedetto XVI, lo scorso fine settimana, ha volutamente lodato Alcide De Gasperi, il leader della Democrazia Cristiana nel primo dopoguerra, come un esempio di “moralità in coloro che governano”.

L’articolo è illustrato da una grande foto di Manila Gorio, il transessuale barese che conosce alcune delle donne che hanno frequentato la residenza romana di Berlusconi, ora a sua volta interrogato dagli inquirenti per fare piena luce sulla vicenda. Intervistato dal Times in un secondo articolo datato Bari, Gorio rivela dettagli su un nuovo personaggio emerso nell’inchiesta dei magistrati pugliesi, un trafficanti di droga gay descritto nelle indagini come “Nicola D”, ben noto a Porto Rotondo, in Sardegna, dove il presidente del Consiglio ha una delle sue ville. Dice il transessuale al quotidiano di Londra: “Nic invita belle ragazze ai party. Organizza serate nei locali e ha molti contatti a Roma, a Milano, ovunque. Conosce uomini d’affari, politici, molta gente”. Il Times scrive che apparentemente “Nicola D” viene citato più volte nelle conversazioni telefoniche del businessman Giampaolo Tarantini, ossia di colui che portò Patrizia D’Addario e altre ragazze a casa di Berluscono a Roma. L’avvocato di Tarantini, Nicola Quaranta, contattato dal Times, dice: “Non sappiamo chi sia (Nic). Non abbiamo commenti. Questo è gossip. Se c’è un’incriminazione formale, allora verificheremo le fonti e ci difenderemo”.

Anche l’Independent dedica una pagina al caso Berlusconi. Un articolo fa il punto sul risultato del secondo turno delle amministrative, notando che “al di fuori dei confini dell’Italia sarebbe inconcepibile che un leader si comporti come un Imperatore di Roma antica senza pagare gravi conseguenze politiche”, ma nel nostro paese Berlusconi ha ottenuto lo stesso una “convincente vittoria” alle elezioni municipali. Tuttavia il quotidiano londinese cita il sociologo Renato Mannheimer, secondo cui lo sviluppo più importante del voto è stato la crescita dell’astensione; e il fatto che Berlusconi sia largamente responsabile per il crescente “disgusto” dell’opinione pubblica verso la classe politica. Anche l’Independent osserva che lo scandalo sembra avere “fatto squillare campanelli d’allarme” tra i sostenitori di Berlusconi: “Nessun politico italiano vorrebbe inimicarsi il voto cattolico”. Il giornale nota che la vicenda ha già obbligato Berlusconi a rinunciare al suo progetto di conquistare, alla scadenza del mandato da premier, la carica di presidente della repubblica. E la prossimità dello scandalo con il summit del G8, conclude l’Independent, risveglia spiacevoli ricordi per il primo ministro italiano: a un summit del G7, nel 1994, durante il suo primo mandato da capo del governo, gli fu servita un’incriminazione giudiziaria per corruzione, e “poco tempo dopo, diede le dimissioni”.

Articoli sullo scandalo appaiono oggi anche sul Daily Telegraph, sul Sun, sul Wall Street Journal e sul New York Times. Quest’ultimo titola: “Diminuisce la tolleranza per i suoi peccatucci”, notando che Berlusconi ha vinto le elezioni, ma con un margine più basso delle aspettative. La sua residenza romana ha acquisito un’immagine da “Playboy Mansion”, continua il quotidiano newyorchese, alludendo alla villa dove il fondatore di Playboy si intrattiene con le sue “conigliette”, e ciò “sta cambiando l’umore dell’Italia” nei confronti del premier. Il New York Times cita poi Stefano Folli, editorialista del Sole 24 ore, secondo il quale si avvertono “segnali di debolezza politica” nel premier, che ormai fa fatica perfino a “governare i propri alleati”.

Il Wall Street Journal apre con la difesa del premier che “nega di avere mai pagato donne per trascorrere una notte con lui”. Il quotidiano americano di proprietà di Ruper Murdoch, dopo avere citato le inchieste di Repubblica e sottolineato come l’intervista di Berlusconi sia stata rilasciata ad un settimanale di sua proprietà, Chi, il quotidiano ricorda i tanti scandali che hanno coinvolto il premier a 15 anni dalla sua discesa in campo. “E’ stato accusato di tutto, dalla frode al falso in bilancio, ma è sempre stato assolto o prescritto per le leggi che lui stesso si è fatto”.

Sono quattro i pezzi dedicati oggi su El Pais a Silvio Berlusconi. Il primo è un editoriale dal titolo “Declive Politico”. Al centro dell’editoriale la preoccupazione che Berlusconi, avvolto dagli scandali che ne stanno minando la credibilità, non sia in grado di affrontare gli impegni internazionali che attendono l’Italia, come il prossimo vertice del G8. In “La sombra de la cocaina planea sobre Berlusconi”, vengono ricostruite le ultime vicende legate all’inchiesta della procura di Bari. Un’indagine che apre uno spaccato preoccupante sulle feste a base di sesso e droga che avrebbero coinvolto il presidente del Consiglio. Poi un durissimo commento, “L’enigma Berlusconi”, che parte con una domanda molto amara: “Com’è possibile che l’Italia, patria del Rinascimento e gran dama della cultura e della civilizzazione occidentale, abbia eletto e rieletto un uomo come Silvio Berlusconi alle più alte cariche di governo?”. Il quarto è un articolo intitolato “In Italia molti più velini che veline” :”Silvio Berlusconi incarna tutti i sogni del popolo: ha a disposizione veline, calciatori, avvocati, giornali, parlamentari, ministri. E l’impunità”.

Coomenti anche sul quotidiano di Singapore, Today: “Se Silvio Berlusconi teme di essere una ‘anatra zoppa’ per i prossimi 4, non lo ha certo messo in mostra lo scorso weekend mentre passeggiava per le strade di Milano, baciando i bambini e abbozzando al suo programma politico di fronte ad una folla di ammiratori”. Citando le pagine di Repubblica poi aggiunge: “A Roma, il risultato dello scandalo sembra aver causato un irrigidimento delle posizioni tra gli italiani che amano Berlusconi e quelli che lo odiano”. (Beh, buona giornata).

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Inchiesta di Bari: siamo alla crisi istituzionale?

La verità che non può dire di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.
Berlusconi esige da noi, per principio e diritto divino, come se davvero fosse “unto dal Signore”, la passiva accettazione dei suoi discorsi. Pretende che non ci siano repliche o rilievi alle sue parole. Reclama per sé il monopolio di un’apparenza che si cucina in casa con i cuochi di famiglia. Senza contraddittorio, senza una domanda, senza un’increspatura, senza la solidità dei fatti da lui addirittura non contraddetti, senza un estraneo nei dintorni. Vuole solo famigli e salariati. Con loro, il Cavaliere frantuma la realtà degradata che vive. La rimonta come gli piace a mano libera e ce la consegna pulita e illuminata bene. A noi tocca soltanto diventare spettatori – plaudenti – della sua performance. Berlusconi ci deve immaginare così rincitrulliti da illuderci di poter capire qualcosa di quel che accade (è accaduto) non servendoci di ciò che sappiamo, ma credendo a ciò che egli ci rivela dopo aver confuso e oscurato quel che già conosciamo. Quindi, via ogni fatto accertato o da lui confessato; via le testimonianze scomode; via documenti visivi; via i giornalisti impiccioni e ostinati che possono ricordarglieli; via anche l’anchorman gregario e quindi preferito; via addirittura la televisione canaglia che da una smorfia può rivelare uno stato d’animo e una debolezza.

Berlusconi, che pare aver smarrito il suo grandioso senso di sé, si rimpannuccia sul divano di casa affidandosi alle calde cure del direttore di Chi. Insensibile alle contraddizioni, non si accorge dell’impudico paradosso: censurare i presunti pettegolezzi dalle colonne di un settimanale della sua Mondadori, specializzato in gossip. Dimentico di quanto poca fortuna gli abbia portato il titolo di Porta a Porta (5 maggio) “Adesso parlo io” (di Veronica e di Noemi), ci riprova. “Adesso parlo io” strilla la copertina di Chi. Il palinsesto è unico.

In un’atmosfera da caminetto, il premier ricompone la solita scena patinata da fotoromanzo a cui non crede più nessuno, neppure nel suo campo. La tavolozza del colore è sempre quella: una famiglia unita nel ricordo sempre vivo di mamma Rosa e nell’affetto dei figli; l’amore per Veronica ferito – certo – ma impossibile da cancellare; la foto con il nipotino; una vita irreprensibile che non impone discolpa; l’ingenuità di un uomo generoso e accogliente che non si è accorto della presenza accanto a lui, una notte, di una “squillo” di cui naturalmente non ha bisogno e non ha pagato perché da macho latino conserva ancora il “piacere della conquista”.

Acconciata così la sua esistenza che il più benevolo oggi definisce al contrario “licenziosa”, chi la racconta in altro modo non può essere che un “nemico”. Da un’inimicizia brutale sono animati i giornali che, insultati ma non smentiti, raccontano quel che accade nelle residenze del presidente. Antagonisti malevoli, prevenuti o interessati sono quegli editori che non azzittiscono d’imperio le loro redazioni. C’è qualcosa di luciferino (o di vagamente folle) nella pretesa che l’opinione pubblica – pur manipolata da un’informazione servile – s’ingozzi con questo intruglio. Dimentico di governare un Paese occidentale, una società aperta, una democrazia (ancora) liberale, il capo del governo pare convinto che, ripetendo con l’insistenza di un disco rotto, la litania della sua esemplare “storia italiana” possa rianimare l’ormai esausta passione nazionale per l’infallibilità della sua persona. È persuaso che, mentendo, gli riesca di sollecitare ancora un odio radicale (nell’odio ritrova le energie smarrite e il consenso dei “fanatizzati”) contro chi intravede e racconta e si interroga – nell’interesse pubblico – sui lati bui della sua vita che ne pregiudicano la reputazione di uomo di governo e, ampiamente, la sua affidabilità internazionale. Berlusconi sembra non voler comprendere quanto grave – per sé e per il Paese – sia la situazione in cui si è cacciato e ha cacciato la rispettabilità dell’Italia. Ha voluto convertire, con un tocco magico e prepotente, le “preferite” del suo harem in titolari della sovranità popolare trasformando il suo privato in pubblico. Non ha saputo ancora spiegare, dopo averlo fatto con parole bugiarde, la frequentazione di minorenni che ora passeggiano, minacciose, dinanzi al portone di Palazzo Chigi. Ha intrattenuto rapporti allegri con un uomo che, per business, ha trasformato le tangenti alla politica in meretricio per i politici. Il capo del governo deve ora fronteggiare i materiali fonici raccolti nella sua stanza da letto da una prostituta e le foto scattate da “ragazze-immagine”, qualsiasi cosa significhi, nel suo bagno privato mentre ogni giorno propone il nome nuovo di una “squillo” che ha partecipato alle feste a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli (che pressione danno a Berlusconi, oggi?).

La quieta scena familiare proposta da Chi difficilmente riuscirà a ridurre la consistenza di quel che, all’inizio di questa storia tragica, si è intravisto e nel prosieguo si è irrobustito: la febbre di Berlusconi, un’inclinazione psicopatologica, una sexual addiction sfogata in “spettacolini” affollati di prostitute, minorenni, “farfalline”, “tartarughine”, “bamboline” coccolate da “Papi” tra materassi extralarge nei palazzi del governo ornati dal tricolore. Una condizione (uno scandalo) che impone di chiedere, con la moglie, quale sia oggi lo stato di salute del presidente del Consiglio; quale sia la sua vulnerabilità politica; quanta sia l’insicurezza degli affari di Stato; quale sia la sua ricattabilità personale. Come possono responsabilmente, questi “buchi”, essere liquidati come affari privati?

La riduzione a privacy di questo deficit di autorità e autorevolezza non consentirà a Berlusconi di tirarsi su dal burrone in cui è caduto da solo. Ipotizzare un “mandato retribuito” per la “escort” che ricorda gli incontri con il presidente a Palazzo Grazioli è una favola grottesca prima di essere malinconica (la D’Addario è stata prima intercettata e poi convocata come persona informata dei fatti). Evocare un “complotto” di questo giornale è soltanto un atto di intimidazione inaccettabile.

Ripetendo sempre gli stessi passi come un automa, lo stesso ritornello come un cantante che conosce una sola canzone, Berlusconi appare incapace di dire quelle parole di verità che lo toglierebbero d’impaccio. Non può dirle, come è sempre più chiaro. La sua vita, e chi ne è stato testimone, non gli consente di dirle. È questo il macigno che oggi il capo del governo si porta sulle spalle. Non riuscirà a liberarsene mentendo. Non sempre la menzogna è più plausibile della realtà. Soprattutto quando un Paese desidera e si aspetta di sentire la verità su chi (e da chi) lo governa. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Dopo le elezioni, Berlusconi è un’anatra zoppa.

Il Cavaliere in frenata di MASSIMO GIANNINI-Repubblica.

L’Italia monocolore può attendere. L’Italia azzurra dalle Alpi alla Sicilia per ora esiste solo nei sogni del presidente del Consiglio. Le elezioni amministrative ci consegnano un Paese palesemente spostato a destra, ma non irrimediabilmente votato al berlusconismo. Da questo voto esce, ancora una volta, un’Italia divisa, frammentata e spaccata in due metà. Il Pdl cresce sul territorio ma non sfonda. Il sogno plebiscitario di Berlusconi svanisce nelle trame oscure della sua personale “Velinopoli”. L’onda alta e lunga del berlusconismo si infrange sugli scogli di Casoria e sulle spiagge di Bari. Il Cavaliere ha dichiarato vittoria, ma subito dopo è tornato a parlare della sua vera ossessione – che gli ha fatto perdere voti – ripetendo le accuse di “attacchi eversivi” a Repubblica.

C’è un dato quantitativo, che conferma il mancato sfondamento. E qui il giudizio non può prescindere dai dati di partenza, che erano già di per sé eccezionali. Il centrosinistra si presentava a queste amministrative forte del risultato clamoroso e irripetibile del 2004: aveva vinto 51 province e 26 comuni capoluogo, contro le 9 e 6 rispettivamente conquistate dal centrodestra. Cinque anni dopo, il 6 giugno scorso il centrodestra aveva avviato una promettente rimonta, vincendo il primo turno e battendo il centrosinistra 26 a 14 nelle province e 9 a 5 nei comuni capoluogo.

Quindici giorni dopo, il centrosinistra re-inverte la tendenza, vincendo i ballottaggi e superando il centrodestra 15 a 7 nelle province e 12 a 4 nei comuni. Il quadro complessivo di questo voto locale, dunque, ci consegna un sostanziale pareggio: la maggioranza in carica prevale in 33 province e in 13 comuni, mentre l’opposizione mantiene 29 province e 17 comuni capoluogo. Non proprio un Paese governato ovunque dal monocolore azzurro, insomma. Piuttosto, e ancora una volta, un Paese trasversalmente tagliato a metà, e fortemente polarizzato tra due schieramenti “anelastici”, che scambiano flussi nel perimetro interno senza mai valicare quello esterno.

Ma c’è anche un dato qualitativo, che non può essere sottovalutato. Province e comuni capoluogo non si possono solo contare: vanno anche “pesati”. Anche da questo punto di vista, benché il Pdl abbia strappato al Pd la provincia di Milano e di Venezia, non si può parlare di “marcia trionfale” del centrodestra. Al Nord il Pd perde terreno, ma mantiene qualche presidio importante: Padova tra i comuni, ma poi anche Torino, Alessandria, Belluno e Rovigo tra le province. Al Centro il Pdl espugna Ascoli e Prato dopo 63 anni, ma nell’insieme la ex “zona rossa” della dorsale appenninica, tra comuni e province, resta saldamente in mano al Pd: da Firenze a Ferrara, da Bologna a Forlì, da Rimini a Parma, da Rieti a Fermo. La stessa cosa vale per il Sud, dove il Pdl conquista Lecce, ma il Pd si riconferma da Bari a Brindisi, da Crotone a Cosenza. Detto altrimenti: al Popolo delle Libertà non riescono più i clamorosi cappotti alla siciliana di qualche tempo fa, mentre al Partito democratico, almeno per ora, sembra evitato lo spettro di vedersi immiserito a quella “Lega dell’Appennino” più volte preconizzata da Tremonti.

Certo, in questo esito ha giocato un ruolo fondamentale l’astensionismo, che si è rivelato la vera novità di una velenosa e accidiosa stagione elettorale italiana. Un astensionismo che prima di tutto ha finito di uccidere il referendum sulla legge elettorale, con il tasso di partecipazione più basso della storia repubblicana, frutto delle troppe strumentalizzazioni cui i quesiti sono stati sottoposti, oltre che della consueta, abusata distorsione dello strumento referendario compiuto in questi decenni. E poi ha condizionato fortemente anche il voto amministrativo: quanti leghisti se ne saranno andati al mare, preferendo l’affondamento del referendum contro la porcata di Calderoli al sostegno del candidato dell’alleanza di centrodestra? Sta di fatto che l’ennesimo fallimento della consultazione popolare impone un ripensamento dell’istituto: se vogliamo salvare questa importante forma di democrazia diretta, piuttosto, eliminiamo il quorum ed alziamo di molto la soglia della raccolta delle firme. Ma di questo ci sarà tempo e modo per discutere. Sul piano politico, questo ciclo di voto si presta ad almeno due considerazioni di fondo.

La prima riguarda la maggioranza. O meglio, il premier. Sembra incredibile, a poco più di un anno dal trionfo del 13 aprile 2008, che aveva consacrato il Cavaliere come uno “statista” baciato dal consenso e aveva cementato una maggioranza con numeri “bulgari” in Parlamento. Eppure è accaduto: la metamorfosi si è compiuta. Il cigno è già un’anatra zoppa. Vulnerata dalla sua stessa, tragica esondazione egotistica, prima ancora che dalla sua drammatica inazione politica. La sovrapposizione delle europee e delle amministrative fotografa la vera novità della fase: l’insuccesso, l’appannamento, la crisi del Cavaliere. Sancita dalle preferenze, che si fermano a quota 2 milioni e 700 mila con la somma dei voti dei due ex partiti (Forza Italia ed An) mentre raggiunsero quota 2 milioni e 900 mila nel 1994 e nel 1999, quando a votarlo era solo il suo partito personale.

Palesata dai consensi a livello locale, e soprattutto a Bari, che per ovvi motivi (l’inchiesta sulle feste nelle dimore berlusconiane) era diventato un test pilota, quasi un referendum. Ebbene, tutto dimostra quanto era già evidente da tempo, e quanto solo i vacui replicanti del premier si ostinavano a non vedere: il torbido terremoto a sfondo sessuale che fa vacillare le mura di Villa Certosa e di Palazzo Grazioli ha un contenuto politico incancellabile, e un impatto sociale innegabile. A destra lo hanno ammesso persino antichi sodali dell’uomo di Arcore, come Marcello Dell’Utri, e lucidi intellettuali vicini al presidente della camera Fini, come Alessandro Campi. Solo i ventriloqui del Re Travicello come Bondi, Cicchitto o Gasparri si ostinano a negare questa evidenza.

La seconda considerazione riguarda l’opposizione. O meglio, il Pd. Il risultato in Puglia, e nelle altre zone dove è stato possibile l’accordo con l’Udc, dimostra che il dialogo con il centro di Casini è forse l’unica via per tentare una riapertura del gioco politico. Per provare a scongelare i due blocchi contrapposti, in una ricomposizione difficile ma forse non impossibile. Nei ballottaggi l’Udc ha adottato la politica dei due forni: in 7 province si è alleato con il centrosinistra, in 10 con il centrodestra. La stessa cosa ha fatto nei comuni, firmando un’alleanza con la sinistra in 3 casi, e con la destra in 7. L’epilogo di questo opportunismo neo-democristiano di Casini dimostra che, dove è stato possibile, l’alleanza con la sinistra ha premiato. E avrebbe premiato persino a Milano, se fosse andato in porto l’accordo per sostenere Penati. Anche questo, in vista del congresso di ottobre che a questo punto non sarà un funerale, impone una seria riflessione, che può utilmente incrociare anche un ragionamento sulla riforma della legge elettorale: in queste condizioni un ritorno sul modello tedesco, proporzionale con la soglia di sbarramento, potrebbe essere una soluzione da valutare, vista anche la disponibilità teorica della Lega.

L’Italia che esce dal voto non è bipartitica, ma resta bipolare. Anche di questo occorrerà tener conto, per definire il profilo di un’opposizione che, mai come ora, ha il dovere di riprofilarsi e di ripresentarsi al Paese come un’alternativa seria, vera, credibile. Di fronte al “complottismo” e alle “teorie cospiratorie” che lui stesso alimenta, il Cavaliere tradisce uno “stile paranoico” (raccontato a suo tempo da Richard Hofstadter) che non promette nulla di buono. Le “scosse” al governo e alla maggioranza sono arrivate. Non c’entravano le spallate giudiziarie. C’entra la politica. E per lui è persino peggio. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi: la pubblicità governativa italiana tutta su Mediaset. Alla faccia del conflitto di interessi, con buona pace di Upa e Assocomunicazione.

Gli spot sulle tv Mediaset crescono, a scapito di Rai e giornali-fonte advexpress.it

Dai dati Nielsen emerge che buona parte dei fondi di cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri dispone per la pubblicità istituzionale è stata destinata alle tv private, preferite ai canali pubblici e alla carta stampata. Non solo. Anche i big spender, si legge su ‘la Repubblica’ , stanno dirottando i loro investimenti verso le reti del Biscione, con grande soddisfazione del premier e di Publitalia .

Nemmeno la pubblicità è esclusa dal ciclone che ha investito il premier Silvio Berlusconi negli ultimi tempi. Come si apprende oggi, 17 giugno, da ‘la Repubblica’, è nata infatti una nuova polemica che riguarda proprio gli spot televisivi.

Nonostante il momento difficile per gli investimenti pubblicitari, infatti, i commercial sulle reti Mediaset continuano ad aumentare. La crescita, confermata dai dati Nielsen, è dovuta in particolare a due motivi: al fatto che i fondi per la pubblicità istituzionale di cui dispone la Presidenza del Consiglio dei Ministri vengano destinati in larga parte alle tv private e alla tendenza manifestata da molti big spender di affidare i propri budget alle reti del Biscione.

Sul fronte della pubblicità istituzionale, basta operare un confronto tra il primo trimestre del 2009 (presidenza di centrodestra) e il primo trimestre del 2008 (presidenza di centrosinistra) per rendersi conto di come gli investimenti si siano massicciamente spostati verso i canali Mediaset.

Come si legge su ‘la Repubblica’, il budget destinato alle tv private è salito nel confronto del 237%, passando da 932.000 a 3.137.000 euro, vale a dire quasi l’intera somma a disposizione, che ammonta a 3.288.000 euro. Nel dettaglio, gli investimenti su Canale 5 sono passati da 440.000 a oltre 2 milioni di euro, Italia 1 ha catalizzato una somma pari a 536.000 euro, contro i 230.000 del primo trimestre 2008, e su Rete 4 sono stati investiti nei primi tre mesi 2009 253.000 euro, ovvero molti più dei 163.000 dello scorso anno.

Questo ha comportato di conseguenza la quasi completa latitanza della pubblicità istituzionale dalla carta stampata, dove gli investimenti sono diminuiti del 98%. Beh, buona giornata.

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

La crisi economica “complotta” contro il governo.

(fonte: Ansa).
La teoria del complotto del presidente Berlusconi è una “scorciatoia” che serve a coprire la “debolezza” dell’azione di Governo. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, interpellato su questo punto in un collegamento del Tg3 con ‘In mezz’orà dove é ospite.

“Non c’é nessun complotto, naturalmente”, ha detto D’Alema. “C’é la condizione del presidente del Consiglio che unisce a una notevole arroganza e violenza verbale una grande debolezza; una debolezza sostanziale, una incapacità di governare il Paese e anche una grande debolezza di immagine, soprattutto sulla scena internazionale”. “E’ chiaro – conclude – che quando ci si trova in una condizione così debole, la tentazione di dare la colpa a qualche oscuro complotto diventa la scorciatoia anziché fare i conti con le ragioni di questa debolezza che sono nella fragilità e nei comportamenti del presidente del Consiglio”.

“Nel centrodestra c’é un malessere evidente” e a comandare è “la guardia pretoriana, che è Bossi”, ha detto ancora D’Alema ed ha aggiunto che d’altra parte si tratta di una condizione tipica da fine impero “quando le guardie pretoriane hanno sempre più potere dei senatori”.

OPPOSIZIONE SIA PRONTA IN CASO SCOSSE – “La vicenda italiana portà avere delle scosse, dei momenti di conflitto, di difficoltà il che richiede una opposizione in grado di assumersi le sua responsabilità con forza e nella pienezza delle sue funzioni e spero che saremo presto in grado di farlo”, ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto

Berlusconi e le “quattro calunnie”.

Le menzogne del Cavaliere da Noemi al caso Mills di GIUSEPPE D’AVANZO-Repubblica.

Dice Berlusconi a Santa Margherita Ligure: “Su quattro calunnie messe in fila – veline, minorenni, Mills e voli di Stato – è stata fatta una campagna che è stata molto negativa per l’immagine all’estero dell’Italia”. Il significato di calunnia è “diceria o imputazione, coscientemente falsa e diretta ad offendere l’integrità o la reputazione altrui” (Devoto e Oli). Per comprendere meglio quali siano, per il premier, le “dicerie o imputazioni coscientemente false” raccolte contro la sua reputazione bisogna leggere il Corriere della sera di ieri.

Nel colloquio il Cavaliere spiega quali sono le quattro menzogne, strumenti del fantasioso “progetto eversivo”. Qui si vuole verificare, con qualche fatto utile e ostinato, se la lamentazione del Cavaliere ha fondamento e chi alla fine mente, se Berlusconi o chi oppone dei rilievi alla “verità” del capo del governo.

1 “Hanno iniziato scrivendo che c’erano “veline” nelle liste del Pdl alle Europee. Non erano “veline” e sono state tutte elette”. (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9)

I ricordi del Cavaliere truccano quel che è accaduto e banalizzano una questione che, fin dall’inizio, è stata esclusivamente politica, per di più sollevata nel suo campo. Sono i quotidiani della destra, e quindi da lui controllati direttamente o indirettamente influenzati, a dar conto dell’affollamento delle “veline” nelle liste europee del Popolo della Libertà. Comincia il Giornale della famiglia Berlusconi, il 31 marzo. Ma è il 22 aprile, con il titolo “Gesto da Cavaliere. Le veline azzurre candidate in pectore” – sommario, “Silvio porta a Strasburgo una truppa di showgirl” – che Libero rivela i nomi del cast in partenza per Strasburgo: Angela Sozio, Elisa Alloro, Emanuela Romano, Rachele Restivo, Eleonora Gaggioli, Camilla Ferranti, Barbara Matera, Ginevra Crescenzi, Antonia Ruggiero, Lara Comi, Adriana Verdirosi, Cristina Ravot, Giovanna Del Giudice, Chiara Sgarbossa, Silvia Travaini, Assunta Petron, Letizia Cioffi, Albertina Carraro. Eleonora e Imma De Vivo e “una misteriosa signorina” lituana, Giada Martirosianaite.

Contro queste candidature muove la fondazione Farefuturo, presieduta da Gianfranco Fini. Il pensatoio, diretto dal professor Alessandro Campi, denuncia l'”impoverimento della qualità democratica del paese” e, con un’analisi della politologa Silvia Ventura, avverte che “l’uso strumentale del corpo femminile (…) denota uno scarso rispetto (…) per le istituzioni e per la sovranità popolare che le legittima” (www.ffwebmagazine. it).

Queste scelte sono censurate, infine, anche da Veronica Lario che le definisce “ciarpame senza pudore del potere” (Ansa, 29 aprile). Il “fuoco amico” consiglierà Berlusconi a gettare la spugna, nella notte del 29 aprile. In una telefonata da Varsavia alle 22,30 in viva voce con i tre coordinatori del Pdl, La Russa, Bondi e Verdini, il premier dice: “E va bene, bloccate tutto. Togliete quei nomi. Sostituitele”. Molte “veline”, in interviste pubbliche, diranno della loro amarezza per l’esclusione.

2 “Poi hanno tirato in ballo Noemi Letizia, come se fossi una persona che va con le minorenni. In realtà sono solo andato a una festa di compleanno, e per me – che vivo tra la gente – è una cosa normale”. (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9).

Non c’è un grano di “normalità” nei rapporti tra il Cavaliere e i Letizia. Dopo 31 giorni, è ancora oscuro (e senza risposta) come sia nato il legame tra Berlusconi e la famiglia di Noemi. L’ultima versione ascoltata è contraddittoria come le precedenti. Elio Letizia sostiene di aver presentato la figlia al capo del governo in un luogo privato, nel suo studio a Palazzo Grazioli, alla vigilia del Natale del 2001. Berlusconi, nello stesso giorno, ha ricordato di averla conosciuta in un luogo pubblico, “a una sfilata”. Ma la “diceria” che il capo del governo denuncia è di “andare con minorenni”. E’ stata Veronica Lario per prima a svelare che il marito “frequenta minorenni” (Repubblica, 3 maggio). La circostanza è stata confermata dall’ex-fidanzato di Noemi (Gino Flaminio) che colloca il primo contatto telefonico tra il capo del governo e la ragazza nell’autunno del 2008. Le parole di Gino costringono Berlusconi – contrariamente a quanto fino a quel momento aveva detto (“Ho visto sempre Noemi alla presenza dei genitori”) – ad ammettere di aver avuto Noemi ospite a Villa Certosa per dieci giorni a cavallo del Capodanno 2009, accompagnata da un’amica (Roberta O.) e senza i genitori. Nel gennaio del 2009, Noemi come Roberta, era minorenne. Dunque, è corretto sostenere che Berlusconi frequenti minorenni.

3 “Nel frattempo si sono scatenati sul “caso Mills”, un avvocato che non conosco di persona” (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9)

Negli atti del processo contro David Mills (teste corrotto, condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere) e Silvio Berlusconi (corruttore, ma immune per legge ad personam), sono dimostrati con documenti autografi, per ammissione dell’imputato, con le parole di testimoni indipendenti, gli incontri del Cavaliere con l’avvocato inglese che gli ha progettato e amministrato l’arcipelago delle società off-shore All Iberian, il “gruppo B di Fininvest very secret”. Un documento scovato a Londra dà conto di un incontro al Garrick Club di Garrick Street (discutono delle società estere e Berlusconi autorizza Mills a trattenere 2 milioni e mezzo di sterline parcheggiati sul conto dell’Horizon Limited). Un altro documento sequestrato a Mills fa riferimento a una “telefonata dell’altra notte con Berlusconi”. Mills, interrogato, ammette di aver parlato con il Cavaliere la notte del 23 novembre 1995. Ancora Mills, il 13 aprile 2007, conferma di aver incontrato Berlusconi ad Arcore. L’avvocato “descrive anche la villa” (dalla sentenza del tribunale di Milano).

Due soci di Mills nello studio Withers, ascoltati da una corte inglese, così rispondono alla domanda: “C’è stata mai una riunione tra Mills e Berlusconi?”. Jeremy LeM. Scott dice: “So che c’è stato un incontro per mettersi d’accordo sul dividendo”. A Virginia Rylatt “torna in mente che lui [Mills] era ritornato dal signor Berlusconi”. E’ una menzogna, forse la più spudorata, che il capo del governo non abbia mai conosciuto David Mills.

4 “Infine hanno montato un caso sui voli di Stato che uso solo per esigenze di servizio” (Berlusconi al Corriere, 13 giugno, pagina 9).

In una fotografia scattata dal fotografo Antonello Zappadu si vede lo stornellatore del Cavaliere, Mariano Apicella, scendere da un aereo di Stato. Dietro di lui, una ballerina di flamenco. Il fotoreporter sostiene che l’immagine è stata scattata il 24 maggio 2008. In quel giorno era ancora in vigore un decreto del governo Prodi che limitava l’uso degli aerei di Stato “esclusivamente alle personalità e ai componenti della delegazione della missione istituzionale”. Si può sostenere che Apicella e la ballerina facevano parte di una “missione istituzionale”? E’ quanto dovrà accertare il Tribunale dei ministri sollecitato dalla Procura di Roma a verificare, per il capo del governo, l’ipotesi di abuso d’ufficio. Infatti soltanto due mesi dopo, il 25 luglio 2008, il presidente del consiglio ha cambiato le regole per i “voli di Stato” prevedendo “l’imbarco di personale estraneo alla delegazione”, ma “accreditato su indicazione dell’Autorità in relazione alla natura del viaggio, al rango rivestito dalle personalità trasportate, alle esigenze protocollari e alla consuetudini anche di carattere internazionale”. Il caso sui “voli di Stato”, che è poi un’inchiesta giudiziaria dovrà accertare se musici, ballerine, giovani ospiti del presidente viaggiano in sua compagnia (con quale rango?) o addirittura in autonomia, nel qual caso l’abuso d’ufficio può essere evidente.

Quindi, quattro “calunnie” o quattro menzogne presidenziali? Si può concludere che Berlusconi, a Santa Margherita Ligure, ancora una volta ha precipitato coscientemente la vita pubblica nella menzogna nella presunzione di abolire l’idea stessa di verità. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto

“In realtà Berlusconi minaccia soprattutto se stesso, rivelando questa sua instabilità, questa paura.”

Il Cavaliere e il suo fantasma di EZIO MAURO-Repubblica.

Dunque siamo giunti al punto in cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere e sostituirlo con “un non eletto dal popolo”. Un golpe, insomma, nel cuore dell’Europa democratica, come epilogo dell’avventura berlusconiana, dopo un quindicennio di tensioni continue introdotte a forza nel discorso pubblico italiano: per tenere questo sventurato Paese nella temperatura emotiva più adatta al populismo che può dominare le istituzioni solo sfidandole, fino a evocare il martirio politico.

È proprio questa l’immagine drammatica dell’Italia che l’uomo più ricco e più potente del Paese porta oggi con sé in America, all’incontro con Obama.

Solo Berlusconi sa perché dice queste cose, perché solo lui conosce la verità, che non può rivelare in pubblico, della sciagura che lo incalza. Noi osserviamo il dramma di un leader prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince perché da quindici anni non riesce a trasformarsi in uomo di Stato nemmeno dopo aver conquistato per tre volte il favore del Paese.
Quest’uomo ha con sé il consenso, i voti, i numeri, i fedeli. Ma non ha pace, la sicurezza della leadership, la tranquillità che trasforma il potere in responsabilità. Lo insegue l’altra metà di se stesso, da cui tenta di fuggire, sentendosi ghermito dal fondo oscuro della sua stessa storia. E’ una tragedia del potere teatrale e eccessiva, perché tutto è titanico in una vicenda in cui i destini personali vengono portati a coincidere col destino dell’Italia. Una tragedia di cui Berlusconi, come se lo leggesse in Shakespeare, sembra conoscere l’esito, sino al punto da evocare la sua fine davanti al Paese.

In realtà, come è evidente ad ogni italiano di buon senso, non c’è e non ci sarà nessun golpe. C’è invece un rapido disfacimento di una leadership che non ha saputo diventare cultura politica ma si è chiusa nella contemplazione del suo dominio, credendo di sostituire lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico.

Oggi quel potere sente il limite della sua autosufficienza. Ciò che angoscia Berlusconi è il nuovo scetticismo istituzionale che avverte intorno a sé, il distacco internazionale, il disorientamento delle élite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie (esclusi Putin e Gheddafi), lo sbigottimento del suo stesso campo: dove la regolarità istituzionale di Fini risalta ogni giorno di più per contrasto.

Il Cavaliere sente di aver perso il tocco, che aveva quando trasformava ogni atto in evento, mentre lo spettacolo tragicomico dei tre giorni italo-libici dimostra al contrario che le leggi della politica non sono quelle di uno show sgangherato.

Soprattutto, Berlusconi capisce che la fiaba interrotta di un’avventura sempre vittoriosa e incontaminata si è spezzata, semplicemente perché gli italiani improvvisamente lo vedono invece di guardarlo soltanto, lo giudicano e non lo ascoltano solamente. E’ in atto un disvelamento. Questa è la crepa che il voto ha aperto dentro la sua vittoria, e che è abitata oggi da queste precise inquietudini.

Il Cavaliere ha infatti ragione quando indica i quattro pilastri che perimetrano il campo della sua recente disgrazia: le veline, le minorenni, lo scandalo Mills e gli aerei di Stato. Giuseppe D’Avanzo, che su questi temi indaga da tempo con risultati che Berlusconi conosce benissimo, spiega oggi perché siano tutt’altro che calunnie come dice il premier. Sono quattro casi che il Cavaliere si è costruito con le sue mani, che lo perseguitano perché non può spiegarli, che lui evoca ormai quotidianamente mentre tenta di fuggirli, e che formano insieme uno scandalo pubblico, tutt’altro che privato: perché dimostrano, l’uno insieme con l’altro, l’abuso di potere come l’opinione pubblica comprende ogni giorno di più.

E’ proprio questo il sentimento del pericolo che domina oggi Berlusconi. Incapace di parlare davvero al Paese, di confrontarsi con chi gli pone domande, di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti, reagisce alzando la posta per trascinare tutto – le istituzioni, lo Stato – dentro la sua personale tragedia: di cui lui solo (insieme con la moglie che di questo lo ha avvertito, pochi giorni fa) conosce il fondo e la portata. Reagisce minacciando: l’imprenditore campione del mercato invita addirittura gli industriali italiani a non fare pubblicità sui giornali “disfattisti”, quelli che cioè lo criticano, perché la sua sorte coincide col Paese. Poi si corregge dicendo che voleva invitare a non dar spazio a Franceschini, come se non gli bastasse il controllo di sei canali televisivi ma avesse bisogno di un vero e proprio editto. E’ qualcosa che non si è mai visto nel mondo occidentale, anche se la stampa italiana prigioniera del nuovo conformismo preferisce parlar d’altro, come se non fosse in gioco la libertà del discorso pubblico, che forma l’opinione di ogni democrazia.

In realtà Berlusconi minaccia soprattutto se stesso, rivelando questa sua instabilità, questa paura. Se sarà coerente con le sue parole, c’è da temere il peggio. Cosa viene infatti dopo la denuncia del golpe? Quale sarà il prossimo passo? E se c’è una minaccia eversiva, allora tutto è lecito: dunque come userà i servizi e gli altri apparati il Cavaliere, contro i presunti “eversori”? Come li sta già usando? Chi controlla e chi garantisce in tempi che il premier trasforma in emergenza?

Attendiamo risposte. Per quanto ci riguarda, continueremo a comportarci come se fossimo in un Paese normale, dove la dialettica e anche lo scontro tra la libera stampa e il potere legittimo del Paese fanno parte del gioco democratico. Poi, ognuno giudicherà dove saprà fermarsi e dove potrà arrivare questo uso privato e già violento del potere statale da parte di un uomo che sappiamo pronto a tutto, anche a trasformare la crisi della sua leadership in una tragedia del Paese. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Italia,10 giugno 2009:”così muore la giustizia penale”, avvertono i giudici.

La Camera dice sì alla fiducia al ddl intercettazioni: 325 i favorevoli, 246 i contrari, due gli astenuti. Ma intanto è scontro con l’opposizione che, unita, scrive al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Pd, Udc e Idv insieme contestano sia il ricorso al voto di fiducia, sia i contenuti del provvedimento. a ancora più duro è l’attacco al disegno di legge che arriva dall’associazione nazionale magistrati: così, avvertono i giudici, “muore la giustizia penale”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Società e costume

“L’Italia ospita quest’anno il summit del G8, dove si discuterà di maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e al crimine internazionale. E’ un importante membro della Nato. Fa parte dell’eurozona, che è confrontata dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a domandarsi cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia”.

l Times: “Cade la maschera del clown”.Libération: “Lo scandalo è alle calcagna”
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI-repubblica.it

Uno scandalo che non riguarda più solo gli italiani, ma anche i paesi partner dell’Italia, nell’Unione Europea, nella Nato, nel G8 che l’Italia si prepara ad ospitare. E’ questo il severo giudizio di un editoriale del Times di Londra sulla vicenda che ruota da settimane attorno a Silvio Berlusconi, al suo rapporto con la 18enne Noemi Letizia, alle feste in Sardegna e al divorzio con la moglie Veronica Lario. E non è solo il Times a occuparsi ancora una volta di questa storia, che la stampa inglese sta seguendo con particolare attenzione: ci sono nuovi articoli anche sul Financial Times, sul Daily Telegraph, sull’Independent.

“Cala la maschera del clown”, s’intitola l’editoriale del Times, il secondo su questa vicenda dopo quello altrettanto duro del 18 maggio, pubblicato al primo posto fra i tre commenti del giorno nella pagina degli editoriali. “La qualità del governo Berlusconi non è una questione privata”, afferma il sottotitolo. “L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è che è un pagliaccio sciovinista, né che corre dietro a donne di 50 anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro posti di lavoro come modelle, assistenti o perfino, assurdamente, come candidate al parlamento europeo”, comincia l’articolo. “Ciò che è più scioccante è il completo disprezzo con cui egli tratta l’opinione pubblica italiana. Il senile dongiovanni può trovare divertente agire da playboy, vantarsi delle sue conquiste, umiliare la moglie e fare commenti che molte donne troverebbero grottescamente inappropriati. Ma quando vengono poste domande legittime su relazioni scandalose e i giornali lo sfidano a spiegare legami che come minimo suscitano dubbi, la maschera del clown cala. Egli minaccia quei giornali, invoca la legge per difendere la propria ‘privacy’, pronuncia dichiarazioni evasive e contraddittorie, e poi melodrammaticamente promette di dimettersi se si scoprisse che mente”.

Il Times riconosce che la vita privata di Berlusconi è appunto un affare privato, ma osserva che, come è si è dovuto rendere conto Bill Clinton, scandali e alti incarichi pubblici non vanno d’accordo. “Molti potrebbero dire che l’Italia non è l’America, che l’etica puritana degli Stati Uniti non ha mai dominato la vita pubblica italiana, e che pochi italiani si scandalizzano davanti ai donnaioli. Ma questo è un ragionamento insensato e condiscendente. Gli italiani comprendono quanto gli americani cosa è accettabile e cosa non lo è. E, come gli americani, giudicano spregevole il cover-up”.

L’editoriale del quotidiano londinese nota quindi che pochi media in Italia possono fare simili affermazioni, senza timore di un castigo. “A suo merito, la Repubblica ha continuamente sollevato domande al primo ministro sulla sua relazione con Noemi Letizia, e alla maggior parte di queste domande non ci sono state risposte soddisfacenti. Quando e dove egli ha conosciuto la famiglia della ragazza? Mr. Berlusconi chiese di avere fotografie da un’agenzia di modelle per iniziare i contatti con la signorina Letizia? Che cosa c’è di vero sulle notizie di party con decine di giovani donne nella sua villa in Sardegna? Mr. Berlusconi ha promesso di spiegare tutto in parlamento. Ma non ha certo riassicurato i suoi critici con la sua iniziativa per bloccare la pubblicazione di 700 fotografie che potrebbero mostrare cosa succedeva a quei party. Né lo aiuta il suo sventurato ministro degli Esteri, che ha provato a difenderlo sottolineando che l’età per il consenso (a rapporti sessuali, ndr.) in Italia è 14 anni, come se ciò fosse rilevante”.

Qualcuno potrebbe dire, si conclude l’editoriale, che tutto ciò non riguarda i forestieri. Ma gli elettori italiani, alla vigilia delle elezioni europee, dovrebbero riflettere sul modo in cui è guidato il loro governo, sui candidati selezionati per Strasburgo e sul livello di sincerità del premier. E la faccenda “riguarda anche altri”, afferma il Times. “L’Italia ospita quest’anno il summit del G8, dove si discuterà di maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e al crimine internazionale. E’ un importante membro della Nato. Fa parte dell’eurozona, che è confrontata dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a domandarsi cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia”.

Il Times pubblica anche una lunga corrispondenza dall’Italia, intitolata “Berlusconi blocca la pubblicazione di foto di giovani donne in bikini a un party nella sua villa”. Un articolo sul Financial Times, invece, osserva che “l’ondata di gossip” e “l’odore di scandalo” intorno a Berlusconi distolgono l’attenzione dell’opinione pubblica italiana da questioni ben più gravi, come le cattive notizie sull’andamento dell’economia italiana.

Una corrispondenza sul Daily Telegraph afferma che “gli alleati di Berlusconi mettono nel mirino la moglie” per il divorzio, con la rivelazione che Veronica Lario avrebbe un partner da tempo, fatta da Daniela Santanché sul quotidiano Libero. E l’Independent riporta le pesanti critiche fatte dal premio Nobel per la letteratura Josè Saramago, che hanno spinto la casa editrice Einaudi, “parte dell’impero Modandori di Berlusconi”, a non pubblicare il suo ultimo libro, che descrive tra l’altro il primo ministro come “un delinquente”.

Francia. Il quotidiano Libération dedica la copertina alla vicenda: “Lo scandalo alle calcagna” e nelle due pagine interne: “Rivelando la tresca il quotidiano Repubblica ha fatto vacillare la popolarità del presidente del consiglio. E’ una battaglia portata avanti nel nome di una certa concezione dell’interesse pubblico”.

Spagna. Il quotidiano El Pais torna a trattare la questione in una corrispondenza da Roma: “L’opposizione italiana chiede a Berlusconi che spieghi in parlamento se abbia portato nell’organizzazione elettorale del partito i suoi invitati delle feste private in Sardegna” e si chiede: “Berlusconi utilizza gli aerei ufficiali dello stato Italiano per portare gli artisti, ballerine e veline a Villa Certosa? Ha fatto uso improprio dei beni dello stato? È l’ultimo capitolo del Naomigate che ha trasformato l’Italia in un manicomio semplicemente portando allo scoperto l’abitudinaria mescolanza tra vita privata e pubblica di Berlusconi e la sua tendenza a conquistarsi amici e amiche dell’ambiente televisivo portandoli in quello politico”.

Sferzante il pezzo della Vanguardia: “La campagna elettorale per le Europee continua in Italia, astrusa e noiosissima, incapace di competere quanto a contestazioni, incanto mediatico, spessore del tema con la vita personale della stella più sgargiante della politica italiana degli ultimi quindici anni: Silvio Berlusconi. Nelle cerchia del potere si parla più di questa commediola che delle vicende poltico-continentali a Bruxelles. A volte diverte. La maggior parte delle volte preoccupa ed esaurisce tanta banale frivolezza”.

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Attualità democrazia Società e costume

“C’è ancora qualcuno che può pensare che questa sia la trama di un gossip e non la storia di un abuso di potere continuato, ora anche violento, e quindi una questione che scrolla la nostra democrazia?”

Il nuovo volto del potere di GIUSEPPE D’AVANZO -la Repubblica.

IL “caso Berlusconi” svela da oggi anche altro e di peggio. Ci mostra il dispositivo di un sistema politico dove la menzogna ha, non solo, un primato assoluto, ma una sua funzione specifica. Distruttiva, punitiva e creatrice allo stesso tempo. Distruttiva della trama stessa della realtà; punitiva della reputazione di chi, per ostinazione o ingenuità o professione, non occulta i “duri fatti”; creatrice di una narrazione fantastica che nega eventi, parole e luoghi per sostituirli con una scena di cartapesta popolata di fantasmi, falsi amori, immaginari complotti politici.

E’ stato per primo Silvio Berlusconi a muovere. Si scopre vulnerabile nelle condizioni di instabilità provocate dalle parole della moglie (“frequenta minorenni”, “non sta bene”) e fragile per la sua presenza nella peggiore periferia di Napoli a una festa di compleanno di una minorenne. E’ dunque costretto a mostrare, senza finzioni ideologiche, il suo potere nelle forme più spietate dell’abuso e della pura violenza. E’ già un abuso di potere (come ha scritto qui Alexander Stille) in un pomeriggio di autunno telefonare, da un palazzo di Roma e senza conoscerla, a una ragazzina che sta facendo i compiti nella sua “cameretta” per sussurrarle ammirazione per “il volto angelico” e inviti a conservare la sua “purezza”. E’ un abuso di potere ancora maggiore imporre ai genitori della ragazza di confermare la fiaba di “una decennale amicizia” con il premier, nata invece soltanto sette mesi prima grazie a un book fotografico finito non si sa come sullo scrittoio presidenziale.

E’ pura violenza pretendere che gli si creda quando dice: “Io non ho detto niente”. Tutti abbiamo sentito Berlusconi dire, spiegare, raccontare in pubblico e soprattutto contraddirsi e mentire. Ora egli pretende che il potere delle sue parole sulla realtà e sui nostri stessi ricordi sia, per noi, illimitato e indiscusso. Esige che noi dimentichiamo ciò che ricordiamo e crediamo vero ciò che egli dice vero e noi sappiamo bugiardo. Non ha detto niente, no? Berlusconi chiede la nostra ubbidienza passiva, l’assuefazione a ogni manipolazione anche la più pasticciata. Reclama una sterilizzazione mentale (e morale) dell’intera società italiana.

Già basterebbe questo atto di pura violenza per riproporre le dieci domande a cui il capo del governo non vuole dare risposta da più di due settimane perché, palesemente, non è in grado di farlo. Se lo facesse, potrebbe compromettere se stesso, rivelare abitudini e comportamenti in rumorosa contraddizione con il suo messaggio politico (Dio, patria, famiglia).
C’è altro, però. Berlusconi sa che questa prova di forza non lo mette al sicuro dal potenziale catastrofico della “crisi di Casoria”. Sa che spesso i fatti sono irriducibili e hanno la tendenza a riemergere. Sa che per distruggere quella realtà minacciosa, deve distruggere presto e nel modo più definitivo chi la può testimoniare. Anche in questo caso il premier ha deciso di muoversi con un canone di assoluta violenza. E’ quel che accade in queste ore. Per raccontarlo bisogna ricordare che i giorni non sono passati inutilmente perché hanno offerto a chi ha voglia di sapere e capire qualche accenno di “verità”.
Veronica Lario dice a Repubblica che il premier “frequenta minorenni”. Berlusconi nega dinanzi alle telecamere di Porta a porta di frequentare minorenni.
Mente, ora è chiaro. Ci inganna intenzionalmente e consapevolmente, ben sapendo che cosa vuole deliberatamente nascondere. Ha frequentato la minorenne di Napoli come altre minorenni hanno affollato le sue feste e affollano i suoi weekend nella villa di Punta Lada in Sardegna. Dov’erano quelli che oggi minimizzano la presenza di ragazzine alla corte di un anziano potente di 73 anni quando quel signore negava di “frequentare minorenni”?

Un secondo punto, fermo e indiscutibile, è l’inizio dell’amicizia con Noemi, la ragazza napoletana. La retrodatazione del legame tra il premier e la famiglia della ragazza al 1991 si è rivelata posticcia e contraddittoria. I suoi incontri con la minorenne, anche in assenza dei genitori, sono stati documentati (Villa Madama; Capodanno 2009 a Villa Certosa). L’inizio dell’affettuosa e paterna amicizia tra il capo del governo e la minorenne è stata testimoniata dall’ex-fidanzato della ragazza, confermato da una zia di Noemi, fissato nell’autunno del 2008.

Contro questi “punti fermi”, che lasciano il premier nudo con le sue bugie, si è scatenata una manovra utile a scomporre, ricomporre e confondere i fatti in un caleidoscopio mediatico di immagini false dove l’arma è la menzogna e gli armigeri sono i giornalisti stipendiati dal capo del governo, dimentichi di ogni deontologia professionale e trasformati in agenti provocatori; i corifei del leader, forti dell’immunità parlamentare e disposti a ogni calunnia. Buon’ultima Daniela Santanché che accetta di fare, nell’interesse del Capo, il lavoro sporco di diffamarne la moglie (“ha un compagno”). Chiunque, in questo affare, abbia portato il suo granellino di verità viene ora sottoposto a un pubblico rito di degradazione fabbricato con un violento uso della menzogna.

Il primo assalto è toccato a Repubblica investita, dall’editore all’ultimo cronista che si è occupato del “caso”, da un’onda di panzane. Prima il complotto politico (ma la polemica sulle veline è stata sollevata dal think tank di Gianfranco Fini). Poi la bubbola del pagamento del testimone (Gino Flaminio) che colloca la prima telefonata di Berlusconi a Noemi alla fine del 2008. L’accusa la grida in tv il ministro Bondi. Qualche giorno prima che un allegro commando di redattori del giornale della famiglia Berlusconi si scateni contro Flaminio allungandogli un paio di centoni “per l’incomodo” e realizzando la ridicola impresa di essere i soli a pagare l’ingenuo Gino. Che, anche se spaventato e intimorito, dice, ridice e conferma in tre occasioni di “non aver avuto un centesimo da Repubblica”. Non è finita. Uguale trattamento viene inflitto al fotografo che ha immortalato, nell’aeroporto di Olbia, lo sbarco da un aereo di Stato delle ragazze (alcune, appaiono da lontano minorenni) invitate a allietare il fine settimana del presidente del consiglio. Infilato prima in una trappola dall’house organ di Casa Berlusconi, denunciato poi per truffa (improbabile reato) dall’avvocato del premier, la procura di Roma decide di sequestrare sia le immagini illegittime (scattate verso il patio di Villa Certosa) sia le foto legittime (raccolte in un luogo pubblico).

Siamo solo all’interludio perché il colpo finale, la menzogna usata come manganello punitivo, viene riservato alla prima e più autorevole testimone dell’instabilità psicofisica del premier e dei suoi giorni con le minorenni: Veronica Lario. Daniela Santanché (non è un’amica della Lario, non frequenta la villa di Macherio) svela a Libero che “Veronica ha un compagno”. E, se “Veronica ha un compagno”, come possono essere attendibili i suoi rilievi al marito? Il cerchio ora è chiuso. Il pestaggio menzognero è completo, anche se non concluso. Ciascuno ha cominciato ad avere quel che si merita.

Questo spettacolo nero ha il suo significato politico. Berlusconi vuole insegnarci che, al di fuori della sua verità, non ce ne può essere un’altra. Vuole ricordarci che la memoria individuale e collettiva è a suo appannaggio, una sua proprietà, manipolabile a piacere. Si scorge nella “crisi di Casoria” un uso della menzogna come funzione distruttiva del potere che scongiura l’irruzione del reale e oscura i fatti. Si misura l’impiego dei media sotto controllo diretto o indiretto del premier come fabbrica di menzogne punitive di chi non si conforma (riflettano tutti coloro che ripetono che ormai il conflitto d’interesse è stato “assorbito” dal Paese). E’ il nuovo volto, finora nascosto, di un potere spietato. E’ il paradigma di una macchina politica che intimorisce. C’è ancora qualcuno che può pensare che questa sia la trama di un gossip e non la storia di un abuso di potere continuato, ora anche violento, e quindi una questione che scrolla la nostra democrazia? (Beh, buona giornata).

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democrazia

“Il gossip, lo show, il privato che fagocita il pubblico, i problemi veri semplificati fino a divenire non-problemi, dunque falsi problemi: questi i golem, e tutti provengono dalle officine del berlusconismo.”

Vacuità della politica di BARBARA SPINELLI-La Stampa.

Non è la prima volta che il presidente del Consiglio s’indigna per il trattamento che gli riservano i magistrati che lo processano, o i giornalisti che indagano sulla spregiudicatezza con cui mescola condotte private e pubbliche. S’indigna a tal punto che le due figure – il magistrato, il giornalista – sono equiparate a quella del delinquente: è avvenuto giovedì all’assemblea della Confesercenti. Le tre categorie sono assimilate a loro volta all’opposizione politica. Le accuse che vengono loro rivolte sono essenzialmente due. Primo, l’offesa al popolo sovrano, al consenso che esso ha dato alle urne e che imperturbato rinnova nei sondaggi. Secondo, la natura pretestuosa di tali attacchi antidemocratici: il primato dato alla forma sulla sostanza, ai problemi finti degli italiani su quelli veri, allo show sulla realtà, al gossip sulla politica del leader.

L’accusa va presa sul serio, perché il premier ha costruito il proprio carisma sulla maestria dello show e non ha concorrenti in materia. In particolare sa abbandonarlo, se serve, e presentare l’avversario come vero manipolatore della società dello spettacolo. Come ha scritto Carlo Galli, «il suo vero potere è sul linguaggio e sull’immaginario»: qui è l’egemonia che dagli Anni 80 esercita sul senso comune degli italiani, e che l’opposizione non ha imparato a scalfire (la Repubblica 25 maggio).
Ma qualcosa si va scheggiando, in questo perfetto potere d’influenza, come accade agli apprendisti stregoni che non dominano più interamente i golem fabbricati.

Il gossip, lo show, il privato che fagocita il pubblico, i problemi veri semplificati fino a divenire non-problemi, dunque falsi problemi: questi i golem, e tutti provengono dalle officine del berlusconismo. Sono la stoffa della sua ascesa, gli ingredienti della sua egemonia culturale in Italia. Quel che succede oggi è una nemesi: il problema finto divora quello vero, show e gossip colpiscono chi li ha messi sul trono. All’estero la condanna è dura. Non da oggi, certo: l’Economist lo giudicò «inadatto a governare» il 28 aprile 2001, sono passati anni e Berlusconi resta forte. Ma lo sguardo esterno stavolta s’accanisce, perché finzioni e non-verità si accumulano.

Il fatto è che nel frattempo il mondo è cambiato, attorno a lui. Berlusconi è figlio di un’epoca di vacuità della politica: il mercato la scavalcava impunemente, ignorando ogni regola; l’imprenditore-speculatore sembrava più lungimirante e realista del politico di professione. Il liberalismo dogmatico regnò per decenni, e Berlusconi fu una sua escrescenza. Ma questo mondo giace oggi davanti a noi, squassato dalla crisi divampata nel 2008. La regola e la norma tornano a essere importanti, il realismo dei boss della finanza è screditato, la domanda di politica cresce. È quel che Fini presagisce: senza dirlo si esercita in toni presidenziali, conscio del prestigio miracolosamente sopravvissuto del Colle. La crisi del 2007-2008 è sfociata in America nella sconfitta di Bush, ma quel che Pierluigi Bersani ha detto in una recente conferenza è verosimile: «Il capitalismo non finisce, ma finisce una fase ad impronta liberista della globalizzazione. E non finisce perché c’è Obama, ma c’è Obama perché finisce».

Questo spiega come mai Berlusconi – a seguito della sentenza Mills che lo indica come corruttore di testimoni e della vicenda Noemi in cui appare come boss che esibisce private sregolatezze fino a sfidare il tabù della minorenne – irrita più che mai chi ci guarda da fuori. Un’irritazione che si accentua di fronte ai troppi nascondimenti della verità: nel caso Mills la verità di sentenze che non sono tutte di assoluzione ma anche di prescrizione o assenza di prove; nel caso Noemi la verità di incontri poco chiari. Non dimentichiamolo: quando si incolpano le bolle, finanziarie o politiche, è di menzogne e sortilegi che si parla.

Quel che finisce, attorno a noi, è la negligenza dell’imperio della legge, della rule of law. Non tramonta solo il dogma del mercato onnisciente ma la figura del sovrano-boss, eletto per stare sopra le leggi, i magistrati, le costituzioni, le istituzioni. La fusione tra il suo interesse-piacere privato e il suo agire pubblico diventa un male non più minore ma maggiore, perché nelle democrazie c’è sete di regole e istituzioni, dopo lo sfascio, e non di favole ottimiste ma di realtà e verità. C’è bisogno di gesti fattivi e antiburocratici come la presenza in Abruzzo o a Napoli sui rifiuti, ma c’è anche bisogno di cose che durino più di una legislatura e non siano bolle. È utile osservare l’America, oggi: l’immenso sforzo pedagogico che sta compiendo Obama, per convincere i cittadini che il breve termine è letale, che la Costituzione e le norme devono durare più dei politici.

Deve poter durare il sistema di checks and balances innanzitutto: l’equilibrio tra poteri egualmente forti e indipendenti. Il presidente americano sta riconquistando l’egemonia della parola, con linguaggio semplice e vera passione pedagogica. Il suo discorso su Guantanamo e terrorismo, il 21 maggio, lo conferma: «Nel nostro sistema di pesi e contrappesi, ci deve essere sempre qualcuno che controlli il controllore. \ Tratterò sempre il Congresso e la giustizia come rami del governo di eguale rango». Berlusconi va oggi controcorrente: all’estero non ha altra sponda se non quella di Putin, figura tipica di politico-boss.

Tuttavia la società italiana gli crede ancora, e questo consenso varrà la pena studiarlo, con la stessa umile immedesimazione mostrata da Obama. Varrà la pena studiare perché gli italiani somigliano tanto ai russi, come se anch’essi avessero alle spalle regimi disastrosi. Perché tanta sfiducia verso le regole, lo Stato, la res publica. Non esiste una congenita debolezza morale degli italiani, e dunque occorre capire come mai la politica è così profondamente sprezzata, il conflitto così radicalmente temuto. La tesi esposta più di vent’anni fa dallo studioso Carlo Marletti è tuttora valida: è vero che da noi esiste un «eccesso di pluralismo e complessità che le istituzioni legali non semplificano» adeguatamente. E che al loro posto si sono installate auto-organizzazioni informali, claniche o familiste, che non sono arcaiche ma si sono adattate alla modernità meglio di altre. Marletti spiega come lo sviluppo industriale si sia mescolato alla criminalità organizzata e come si siano creati, in assenza di uno Stato che semplifichi la complessità, meccanismi di semplificazione sostitutivi, solidaristico-clientelari, «di tipo nero o sommerso» (Marletti, Media e politica, Franco Angeli, 1984).

Berlusconi prometteva questa fuga nella semplificazione deviante, meno ingarbugliata che ai tempi della Dc. Secondo il filosofo Václav Belohradsky, essa è basata sul prevalere dei fini personali o corporativi sui mezzi che sono le norme prescritte a chi vuol realizzare tali fini. Tra i due elementi è saltata ogni coerenza ed è il motivo per cui l’Italia vive nell’anomia sociale, come fosse fuori-legge.

In Italia accade questo: le mete del singolo sono tutto, le norme nulla. La legalità vale per gli altri (i clandestini), non per noi, scrive Carlo Galli. Per noi le leggi sono d’impedimento: quelle italiane e anche quelle dell’Unione Europea, come ha ripetuto Berlusconi alla Confesercenti. L’opposizione potrebbe ripartire da qui: dalle norme pericolosamente sprezzate, dall’Europa che il governo finge di poter aggirare senza rischi, dalla sovranità nazionale che esso finge di possedere, a cominciare dal clima. La commistione privato-pubblico ha condotto a tutto questo, non è solo la storia di un padre, di una moglie mortificata, dei loro figli. I più preveggenti dicono: dopo la crisi il mondo non sarà più eguale. Berlusconi promette di conservarlo: anche questo è bolla, ed è spinta rivoluzionaria che si sta esaurendo. (Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto

Il caso delle foto che il premier ha chiesto di bloccare: “Sono foto di persone, ospiti del presidente del Consiglio, che scendono da aerei dell’aeronautica militare, tra di essi c’è il cantante Apicella.”

Dopo la denuncia dell’avvocato del premier Ghedini, il fotografo Antonello Zappadu è indagato
L’autore degli scatti: “In alcune ragazze forse minorenni. In altre in topless”
Alcune scattate all’aeroporto. Senatori Pd: “Cosa ci faceva Apicella sull’aereo di Stato?”
di GIOVANNI GAGLIARDI-repubblica.it

Sono in mano ai carabinieri di Cagliari le foto scattate lo scorso Capodanno a Villa Certosa, in Sardegna, durante la festa organizzata da Silvio Berlusconi, alla quale avrebbero partecipato decine di ragazze tra cui Noemi Letizia. A consegnarle spontaneamente ai militari nel pomeriggio è stato lo stesso fotografo Antonello Zappadu. Lo ha detto il fratello Tore, il quale ha riferito anche di una perquisizione dei carabinieri nella casa di Olbia dove Antonello Zappadu spesso risiede.

La decisione della Procura “fa seguito ad una esplicita richiesta che noi avevamo avanzato – dice il parlamentare del Pdl e legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini – e dovrebbe chiudere la vicenda, anche se naturalmente la decisione spetterà all’autorità giudiziaria”. Le foto (che non riguarderebbero solo la festa di Capodanno, ma anche altre in tempi diversi) sarebbero state scattate da una terrazza e non autorizzate secondo la procura di Roma. Un esposto è stato presentato da Berlusconi anche al Garante della Privacy.

Intanto il premier è tornato ad attaccare la stampa. “Tutti i giornali della sinistra fanno da scendiletto al Pd – ha detto nel corso di un intervento telefonico ad una iniziativa elettorale e Vicenza – siamo stati attaccati dall’opposizione con una campagna elettorale che ancora una volta si è basata sull’insulto, sull’aggressione personale, sulla giustizia ad orologeria, sulle calunnie volgari”.

Quanto alle foto, il sequestro è stato ordinato dal procuratore Giovanni Ferrara e dal pm Simona Maisto che hanno iscritto sul registro degli indagati, per violazione della privacy e tentata truffa, il fotografo Antonello Zappadu, autore delle immagini. Secondo quanto si è appreso, a denunciare Zappadu è stato Ghedini.

Il fotografo, mentre si recava al comando provinciale dei carabinieri di Cagliari ha spiegato che “le foto sono 200-300 e non 700, che è invece il numero più o meno degli scatti, molti dei quali poi cancellati”. Le immagini, ha detto, si possono dividere in tre serie e ha sottolineato che in quelle per le quali il Pm ipotizza la violazione della privacy, i volti dei soggetti sono stati alterati per renderli irriconoscibili.

“La prima serie, su cui mi sembra di capire si accentra l’inchiesta, riguarda una festa a Villa Certosa e i volti di tutte le persone, tranne quella del premier, sono stati alterati da pixel. Tra queste immagini vi sono alcune che ritraggono presenze che, a me, sono parse di minorenni. E a maggior ragione le ho rese irriconoscibili proprio per rispettare le norme sulla privacy e il codice di tutela dei minori”, ha detto Antonello Zappadu.

“La seconda serie – ha proseguito il fotografo – attiene a immagini scattate all’aeroporto Costa Smeralda, cioè in luogo pubblico e quindi senza alcuna violazione delle privacy. Sono foto di persone, ospiti del presidente del Consiglio, che scendono da aerei dell’aeronautica militare, tra di essi c’è il cantante Apicella. Si tratta di arrivi, negli ultimi due anni, quasi settimanali, con sbarco il venerdì sera o sabato mattina e partenza lunedì”.

“L’ultima serie riguarda foto scattate nella zona di un residence, il Country di Porto Rotondo, e ritrae – ha concluso Zappadu – diverse ospiti di Berlusconi, alcune in bikini e topless. Anche in questo caso sono ricorso al pixel per cancellare i visi e renderle irriconoscibili”.

Poi, più tardi, il fratello e portavoce Tore, rettifica di non avere idea se le ragazze nelle foto fossero minorenni o meno. “Sono anche miope, come faccio a dirlo”, afferma con una battuta. “Ma se, come dicono i diretti interessati, in quelle immagini non c’è nulla, perché allora tanto clamore”, si chiede ancora Tore Zappadu.

In precedenza al Corriere della sera, il fotografo aveva detto che alcuni scatti erano stati fatti durante la vacanza dell’allora primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek e dalla sua delegazione, a Villa Certosa, nel 2008; altre che invece documentano eventi mondani che si sono svolti nella tenuta di Porto Rotondo. All’attenzione dei magistrati, una mail nella quale Zappadu, proponendo l’acquisto delle foto a Panorama per un milione e mezzo di euro, avrebbe spiegato al settimanale che c’era un’altra proposta di acquistare il servizio da parte del settimanale Gente, circostanza falsa secondo i primi accertamenti e che motiva l’accusa di tentata truffa.

Ghedini: “Parole senza fondamento”. “Le dichiarazioni del fotografo Zappadu sono destituite di ogni fondamento”, dice Nicolò Ghedini, avvocato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che preannuncia “iniziative giudiziarie”. “Le immagini fotografiche – afferma – ritraggono situazioni di assoluta normalità e non vi erano affatto minorenni, salvo che non si vogliano ricomprendere fra questi i giovanissimi figli del primo ministro Ceco, Topolanek e del suo seguito”.

Il Pd all’attacco. “Quali sono le leggi che regolano
l’utilizzo dei voli di stato? Esistono norme che ne dispongono l’utilizzo per spostamenti privati?”, chiedono i senatori del Pd Francesco Sanna e Paolo Nerozzi annunciando la presentazione di un’interrogazione al presidente del Consiglio “sull’utilizzo, testimoniato da alcune delle foto sequestrate dalla procura di Roma, – dicono i senatori – di un volo della Presidenza del Consiglio da parte del cantante Apicella per raggiungere villa Certosa”.

“Sulla base di quali leggi e di quali norme la Procura di Roma ha deciso di effettuare il sequestro anche delle fotografie fatte in luoghi pubblici dal fotografo Antonello Zappadu?”, incalzano altri due senatori del Pd, Albertina Soliani e Roberto Di Giovan Paolo, annunciando una interrogazione parlamentare al governo sulla vicenda del sequestro delle immagini. Rincara la dose Paolo Gentiloni: “Da sempre si cerca di trovare un equilibrio tra diritto di cronaca e tutela della privacy. In questo caso, tuttavia, nei confronti di un cronista sembra essersi scatenata una vera e propria caccia all’uomo. “Più che assistere ad un caso di tutela della privacy pare di trovarsi piuttosto di fronte all’introduzione del delitto di lesa maestà”. (Beh, buona giornata).

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