

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
È passato un mese esatto dalla morte in Val Palot – a Pisogne, nel Bresciano – del 67enne Angelo Frassi (nella foto) e l’inchiesta della Procura di Brescia continua a riservare amare sorprese.
Il 28 dicembre Frassi era stato trovato senza vita vicino a un impianto di risalita e inizialmente si era pensato a un malore. L’autopsia aveva però rivelato che l’uomo, un pensionato dipendente di Val Palot Ski, era morto per traumi interni compatibili con una caduta.
Incidente sul lavoro, dunque: quando è emerso che Frassi era caduto da un pilone dello skilift Duadello nel tentativo – senza protezioni e senza formazione – di liberare un seggiolino incastrato, è scattato l’ordine di arresto per Silvano Sorio e Nicoletta Merighetti, marito e moglie titolari della società, finiti ai domiciliari con l’accusa di omicidio colposo.
Ora il quadro è diventato ancora più fosco.
È emerso, grazie alle testimonianze di alcuni sciatori, che subito dopo la caduta il corpo del lavoratore è stato spostato con una motoslitta e portato vicino alla cabina di controllo dell’impianto proprio per far credere a un malore.
L’accusa è diventata così di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro ed è stata estesa a un dipendente di Val Palot Ski, che avrebbe aiutato i due arrestati.
Il motivo di una condotta tanto atroce? Non si voleva che il coinvolgimento diretto in una tragedia ostacolasse il finanziamento di 995.000 euro (il 90% dalla Regione Lombardia,) che due giorni dopo avrebbe assicurato i fondi per l’ampliamento delle piste e l’ammodernamento degli impianti.
Venerdì 31 gennaio ci sarà l’interrogatorio di garanzia dei due, lui tecnico, lei maestra ed ex azzurra dello slalom con 6 podi mondiali nel carniere.
Nel frattempo gli impianti rimangono sotto sequestro e in zona serpeggia inquietudine sul destino di una ski area che aveva dato una spinta notevole all’economia.
#angelofrassi#silvanosorio#nicolettamerighetti#mortidilavoro#valpalot
Se Israele avesse bombardato i treni piombati che deportavano gli ebrei nei campi di sterminio (compresi quelli del ghetto di Roma, a cui questa volgare trovata manca di rispetto) ne avrebbe ammazzati a migliaia.
Esattamente come ha fatto Netanyahu a Gaza.
Ormai alcune comunità ebraiche hanno perso il senso delle proporzioni tra la storia europea e la propaganda di regime, l’ultimo stadio del sionismo dell’ultra destra messianica, nazionalista e razzista.
“Il giorno della memoria” non è un ricorrenza di uno stato, né una celebrazione circoscritta nel perimetro dei fedeli di una religione.
Gli insegnamenti che la Shoah ha trasmesso a tutta l’umanità sono politicamente, storicamente, ideologicamente troppo importanti per lasciarli nelle mani di ultras che tifano il Likud e i suoi peggiori alleati al governo d’Israele.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Maicol Affatato, 26 anni, è morto sabato 25 gennaio a Mandatoriccio (Cosenza), precipitando dal tetto del capannone di un’azienda che lavora il ferro.
Era salito lassù per stendere un prodotto in grado di fermare le infiltrazioni d’acqua causate dalle ultime abbondanti precipitazioni. Il tetto, fradicio, si è letteralmente aperto sotto i piedi del lavoratore, che è precipitato da una decina di metri d’altezza ed è morto sul colpo.
La Procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta, non solo sulla dinamica e sull’uso dei dispositivi di sicurezza, ma anche sulla posizione lavorativa di Maicol, che non risulterebbe alle dipendenze della ditta.
Venerdì 24 in provincia di Cosenza era morto un altro lavoratore, Rosario Ferraro, 62enne pittore edile di Albidona (Cosenza).
Si era sentito male mentre lavorava a Trebisacce, sempre nel Cosentino, ed era stato portato al presidio ospedaliero Chidichimo dove, constatato un infarto in atto, ne avevano disposto il trasferimento al più attrezzato Ferrari di Castrovillari.
L’elisoccorso era però impegnato in un altro intervento e sono trascorse due ore prima che volasse a Trebisacce. Troppo tardi per Ferraro, morto nell’ambulanza che lo trasportava all’eliporto.
Un malore al lavoro è anche all’origine della morte di Amato Aversario, 54enne di Mondragone (Caserta), in trasferta a Serravalle Pistoiese (Pistoia) per i lavori di ammodernamento della ferrovia Pistoia-Montecatini.
Sabato 25 gennaio Aversario, che era già stato vittima di ischemia, si è sentito male alle 7,30 e si è accasciato davanti ai compagni. All’ospedale San Jacopo di Pistoia i medici hanno potuto soltanto accertarne la morte.
Carlo Biffi, 59enne titolare dell’allevamento caprino Rio Vallone di Roncello (Monza e Brianza), è morto sabato 25 gennaio a causa di un incendio scoppiato nell’azienda.
Al divampare delle fiamme in una stalla si è precipitato per cercare di salvare i suoi animali, mentre un altro allevatore lanciava l’allarme.
Biffi è stato trovato esanime in quello che in poco tempo era diventato un inferno di fuoco e fumo, tanto da richiedere l’intervento di squadre di vigili del fuoco anche da Milano. I tentativi di rianimazione non hanno dato esito.
Massimiliano Pecorini, 56enne di Roccastrada (Grosseto), è morto venerdì 24 gennaio a causa dei gravi traumi riportati quando è stato colpito da un tronco mentre abbatteva degli alberi in un’azienda di famiglia.
#maicolaffatato#rosarioferraro#amatoaversario#carlobiffi#massimilianopecorini#mortidilavoro
Gennaio 2025: 69 morti (sul lavoro 60; in itinere 9; media giorno 2,7)
14 Lombardia (sul lavoro 13, in itinere 1)
8 Veneto (5 – 3)
7 Campania (7 – 0)
6 Piemonte, Toscana, Calabria (6 – 0)
5 Puglia (5 – 0)
3 Abruzzo (3 – 0); Emilia Romagna (2 – 1)
2 Trentino, Lazio (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)
1 Umbria, Basilicata (1 – 0); Sardegna (0 – 1)
Fonte: ISTAT.
Nel 2022 la retribuzione oraria media, nelle unità economiche con almeno 10 dipendenti, tra le donne è pari a 15,9 euro (0,5 euro inferiore alla media calcolata su tutti i dipendenti) e tra gli uomini è pari a 16,8 euro (0,4 euro superiore).
Il differenziale retributivo di genere (Gender Pay Gap) è più marcato tra i laureati (16,6%, un valore circa triplo di quello medio) e tra i dirigenti (30,8%).
I giovani under 30 guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50 (38,5% tra gli uomini, 33,3% tra le donne), i lavoratori con contratto a tempo determinato percepiscono il 24,6% in meno di chi ha un contratto a tempo indeterminato.
Livelli retributivi medi particolarmente elevati caratterizzano il settore delle Attività finanziarie e assicurative (25,9 euro l’ora), mentre i più bassi si registrano in quello dei servizi di alloggio e di ristorazione (10,9 euro).
Tra i lavoratori dipendenti, il 10% che guadagna di meno viene retribuito al massimo con 8,8 euro l’ora, mentre il 10% che guadagna di più supera i 26,6 euro.
di Luciano Canfora
“La situazione era resa ancora più imbarazzante perché nel corso della discussione, già il 16 marzo (1949, ndr), emerse la questione, formalizzata nell’emendamento presentato da Togliatti, della eventuale concessione di basi militari di altri paesi sul nostro territorio.
L’emendamento non poneva più in discussione l’adesione al Patto (Atlantico, ndr) ma la condizionava all’impegno di non concedere «a nessun governo straniero l’uso del territorio nazionale per l’organizzazione di basi militari di qualsiasi genere».
Gronchi, che presiedeva, era noto come non proprio favorevole all’adesione al Patto e dopo poco affidò la presidenza della seduta al vicepresidente Gaetano Martino.
Interpellato dal proponente, il governo – nella persona del presidente del Consiglio, De Gasperi – formulò una risposta destinata ad essere smentita dai fatti:
«Nessuno ci ha mai chiesto basi militari, e d’altra parte non è nello spirito dei patti di mutua assistenza fra Stati liberi e sovrani, come è il Patto Atlantico, di chiederne e concederne».
È possibile che De Gasperi lo pensasse davvero.
Sta di fatto che l’emendamento che avrebbe vincolato l’adesione al Patto al preventivo rifiuto di accogliere basi militari sul nostro territorio non fu messo ai voti perché – sostenne De Gasperi – già metterlo ai voti avrebbe significato «insinuare che sia in noi una convinzione diversa»!” (da “Sovranità limitata” di “Luciano Canfora”).
“Femminismo, diversità, inclusione, uguaglianza, immigrazione, aborto, ambientalismo e ideologia di genere sono i nemici”. Javier Milei ha detto a Davos quello che Meloni non ha ancora il coraggio di dire apertamente in Italia.
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Il 24 gennaio il numero delle vittime del 2025 ha eguagliato quello dei morti al 24 gennaio 2024: sessantaquattro (64).
Questa settimana c’è stata un’accelerazione impressionante, con ben 24 morti in 5 giorni e un picco di 8 mercoledì 21 gennaio. L’argomento è però scomparso dai media. Vedremo se la denuncia della presidente della Cassazione, Margherita Cassano, sortirà qualche effetto.
Oggi registriamo 7 nuove vittime: 3 in Piemonte (2 a Torino), 2 in Veneto, 1 in Trentino e in Toscana.
Michele Sergio, 57enne di Venaria Reale, lavoratore edile, è morto precipitando dal quarto piano di un edificio in zona Barriera di Milano, a Torino.
Titolare di una ditta individuale, da alcune settimane stava ristrutturando un appartamento e per smaltire i calcinacci si serviva di un tiro agganciato alla ringhiera di un balcone. Venerdì 24 gennaio, forse per il peso eccessivo, l’impianto ha ceduto, trascinando la ringhiera e il lavoratore, che è morto sul colpo.
Eugen Daniel Vasiliu, 38enne romeno, è morto venerdì 24 gennaio a Torino durante il montaggio di una giostra per un luna park alla Pellerina.
Vasiliu è caduto, non si sa bene se per aver perso l’equilibrio o per un malore, ed è morto poco dopo il ricovero all’ospedale Maria Vittoria.
Giorgio Fanchini, 67enne pensionato di Varallo Pombia (Novara), è morto giovedì 23 gennaio travolto dall’albero che stava abbattendo in un terreno di proprietà, nel confinante comune di Borgo Ticino.
Venerdì 24 gennaio ad Ala (Trento), si sono svolti i funerali di Giulia Contarato, 42enne odontotecnica di uno studio di Rovereto.
Il 3 gennaio scorso è stata colpita da un aneurisma cerebrale mentre era al lavoro.
Trasportata in elicottero all’ospedale Santa Chiara di Trento e subito operata, ha lottato per settimane in rianimazione, fino al decesso di martedì 21. La famiglia, marito e due figlie, ha disposto la donazione degli organi.
Mauro Stocco, 57enne commerciante di ortofrutta a Padova, è morto nel tardo pomeriggio di venerdì 24, vittima del ribaltamento del muletto che stava manovrando nel piazzale dell’azienda, in zona Ponte di Brenta.
A lanciare l’allarme il figlio, presente sul posto, ma i soccorsi sono stati inutili.
Niccolò Mattia Coppola, 25enne di Meolo (Venezia), capoarea in un’azienda dell’appalto della Fincantieri di Venezia, è morto alle 6,30 di giovedì 23 gennaio mentre andava al lavoro.
A Ca’ Noghera la sua auto si è scontrata con un camion e Mattia, come tutti lo chiamavano, è morto sul colpo. Lascia la moglie incinta.
Valentino Delfino, 43enne di Massa, manutentore autostradale, è morto venerdì 24 gennaio sulla A15, nei pressi di Aulla (Massa Carrara). Il lavoratore ha perso il controllo del furgone che guidava e si è schiantato contro il guardrail.
Vani i soccorsi. Lascia la moglie e 3 figli.
#michelesergio#eugenvasiliu#giorgiofanchini#giuliacontarato#maurostocco#mattiacoppola#valentinodelfino#mortidilavoro
Gennaio 2025: 64 morti (sul lavoro 55; in itinere 9; media giorno 2,7)
13 Lombardia (sul lavoro 12, in itinere 1)
8 Veneto (5 – 3)
7 Campania (7 – 0)
6 Piemonte (6 – 0)
5 Puglia (5 – 0)
4 Toscana, Calabria (4 – 0)
3 Abruzzo (3 – 0); Emilia Romagna (2 – 1)
2 Trentino, Lazio (2 – 0); Liguria, Marche (1 – 1)
1 Umbria, Basilicata (1 – 0); Sardegna (0 – 1)
di Stephen Markley
– Le do un brutta notizia: siamo arrivati alla fine della crescita. Sollevare le persone dalla povertà e mantenere i livelli di consumo occidentali non è più possibile.
Ecco perché non volevo venire a questa fiera della cazzate. Glielo dico: il motivo per cui non si riesce a intervenire sul serio sulla situazione ambientale siete voi, perché l’unico motivo per intervenire sul serio sta nel non avere singoli individui ricchi che consumano le risorse di piccole nazioni, che a quanto mi sembra è la premessa di tutto questo consesso.
Guardi la lista dei partecipanti, quanti di loro provengono dalle aziende che succhiano idrocarburi dalla terra?
Senza offesa, ma sono i soci paganti di Davos e della Coalizione per un futuro sostenibile, ed è ridicolo, siete tutti ridicoli. […]
Gli organizzatori invitano ogni anno qui a Davos una pop star o un’adolescente a protestare contro di loro, ma per le persone qui il mercato è più reale della natura.
Inoltre, per proteggere le nostre infrastrutture e occuparsi della popolazione che invecchia in Cina come in Occidente occorrerà una drastica ridistribuzione delle risorse economiche.
Semplicemente non c’è altro modo e sì, avverrà a costo della crescita. (Stephen Markley, “Diluvio”, Einaudi.)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Nel discorso di apertura dell’anno giudiziario, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, si è soffermata sulla mancanza di sicurezza nei posti di lavoro.
Snocciolando dati ufficiali, Cassano ha tenuto a sottolinearne l’incompletezza, data dall’ampiezza del lavoro sommerso o in nero, nonché la correlazione diretta tra il lavoro irregolare e gli eventi, anche mortali:
“Nei primi undici mesi del 2024 gli infortuni mortali sono stati mille (+32 rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre le denunce di infortunio sul lavoro sono state 543.039 (+0,1% rispetto allo stesso periodo del 2023) – ha detto Cassano – In aumento del 21,7% rispetto al periodo precedente le patologie di origine professionale denunciate, pari a 81.671.
Si tratta di numeri purtroppo assai eloquenti, ma non sufficienti a descrivere la dimensione del fenomeno cui concorrono anche gli ‘infortuni sommersi’ che non vengono denunciati all’Inail proprio a causa della natura irregolare del rapporto di lavoro, oppure per paura di ritorsioni, ovvero per il timore di cagionare conseguenze negative al datore di lavoro.
Il lavoro ‘irregolare’ è una delle cause principali delle lesioni o delle morti sul lavoro.
Esiste una forte correlazione tra qualità, dignità, sicurezza del lavoro come testimoniato dal numero inaccettabile di infortuni con esito mortale che continuano a verificarsi con drammatica periodicità”.
#mortidilavoro#SicurezzaSulLavoro#margheritacassano#Cassazione#AnnoGiudiziario
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
La Lombardia punta a ritoccare i poco onorevoli primati stabiliti in tema di morti sul lavoro.
Con i due nomi che si aggiungono oggi all’elenco, diventano 12 le vittime nei primi 22 giorni del 2025, una ogni 44 ore. Nel 2024 erano state 11, una ogni 48 ore, e a fine anno si erano contate 165 vittime. Se la tendenza rimane questa, a fine 2025 saranno 198 i lavoratori morti nella regione. E la chiamano locomotiva d’Italia!
Fabrizio Ghezzi, 64enne autotrasportatore di Cassano d’Adda (Milano), è morto mercoledì 22 gennaio cadendo dalla scaletta dell’autocisterna carica di gasolio che aveva guidato fino alla Cava Ghisalba, nell’omonimo paese della Bergamasca.
Tra le ipotesi, anche quella che la caduta sia stata dovuta a un malore. Con Ghezzi salgono a 10 gli autotrasportatori deceduti quest’anno, un quinto del totale di 51.
Fatmir Gashi, 63enne operaio kosovaro residente a Rovato (Brescia), è morto martedì 21 gennaio in un cantiere di Darfo Boario Terme (Brescia), vittima di un malore.
Gashi, al quale erano stati diagnosticati problemi cardiocircolatori, si è accasciato davanti ai colleghi. I medici hanno potuto solo constatarne la morte.
Un malore sul posto di lavoro ha ucciso anche Cinzia Tavella, 56enne residente ad Angiari (Verona).
Lunedì 22 gennaio ha perso conoscenza davanti al macchinario con il quale stava operando alla Brahma (componenti per bruciatori) di Legnago (Verona). Anche nel suo caso i soccorritori hanno potuto soltanto certificare il decesso.
Gaspare Gasparini, 33enne barista (e musicista) di Spinea (Venezia), è morto nelle prime ore di martedì 21 gennaio mentre andava al lavoro al Il Centro di Mestre.
Con la sua vettura è finito in un canale nel territorio del comune di Asseggiano (Venezia). Non erano ancora le 6 ma l’automobile, ricoperta dalla vegetazione acquatica, non è stata notata fino alle 9 del mattino, quando era ormai troppo tardi.
#fabrizioghezzi#FatmirGashi#cinziatavella#gasparegasparini#mortidilavoro
Gennaio 2025: 51 morti (sul lavoro 44; in itinere 7; media giorno 2,3)
12 Lombardia (sul lavoro 11, in itinere 1)
6 Campania (6 – 0)
5 Puglia (5 – 0); Veneto (4 – 1)
4 Calabria (4 – 0)
3 Piemonte, Toscana, Abruzzo (3 – 0); Emilia Romagna (2 – 1)
2 Liguria (1 – 1)
1 Umbria, Lazio, Basilicata (1 – 0); Marche, Sardegna (0 – 1)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Salgono a 7 i lavoratori del trasporto deceduti nel mese di gennaio. Rappresentano un sesto del totale, che è di 42 morti in 20 giorni. La settima vittima è Sergio Tortora, 58enne di Bisceglie (Barletta Andria Trani), una vita intera alle dipendenze di Dibea Service. Lunedì 20 gennaio il camion che guidava si è scontrato con una vettura nell’area industriale di Brindisi. Per la violenza dell’impatto l’automezzo è uscito di strada ribaltandosi e il conducente è stato catapultato contro il parabrezza, sfondandolo e finendo all’esterno della cabina di guida. Tortora è morto sul colpo, mentre il suo accompagnatore è rimasto ferito.
Giuseppe Scibetta, 72enne commerciante del quartiere genovese di Cornigliano, è morto aiutando il figlio nei lavori di ristrutturazione di un appartamento al primo piano di uno stabile. Scibetta, che si era fatto carico della sostituzione degli infissi, era salito su una scala per lavorare su una finestra ma è caduto da un’altezza di 5 metri, riportando un grave trauma cranico che ne ha provocato la morte. Non è chiaro se la caduta sia stata causata dal cedimento della scala o dalla perdita dell’equilibrio.
#sergiotortora#giuseppescibetta#mortidilavoro
Gennaio 2025: 42 morti (sul lavoro 36; in itinere 6; media giorno 2,1)
9 Lombardia (sul lavoro 8, in itinere 1)
6 Campania (6-0)
4 Puglia, Calabria (4 – 0)
3 Piemonte, Toscana, Abruzzo (3 – 0)
2 Veneto (2 – 0); Liguria, Emilia Romagna (1 – 1)
1 Lazio, Basilicata (1 – 0); Marche, Sardegna (0 – 1)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Al 19 gennaio 2025 si consolida la diminuzione delle morti di lavoro rispetto al 2024: le vittime un anno fa erano state 53, quest’anno sono 40 (-13, con un calo che sfiora il 25%), per una media di 2,1 al giorno (era 2,6).
È ancora presto per capire se siamo in presenza di un calo strutturale o di una casualità. Nella poco onorevole graduatoria delle regioni la Campania sale da sola al secondo posto, perché proprio nella regione si sono verificate le ultime due morti.
Pasquale Sergio Tranchida (nella foto), 56enne di Marsala (Trapani), moglie e due figli, è il terzo autotrasportatore morto quest’anno. Sabato 18 gennaio, in viaggio sulla A1 in direzione nord, nei pressi dello svincolo di Afragola (Napoli) ha perso improvvisamente il controllo del camion, che ha colpito il guardrail e si è ribaltato più volte. Tranchida è stato sbalzato fuori dalla cabina di guida ed è morto sul colpo.
Un lavoratore 48enne del Gruppo Caramico di Salerno, residente a Cava de’ Tirreni, è morto venerdì 17 gennaio a causa di un malore che lo ha colpito mentre era al lavoro. Non disponiamo per ora di altri elementi.
#pasqualetranchida#mortidilavoro
Gennaio 2025: 40 morti (sul lavoro 34; in itinere 6; media giorno 2,1)
9 Lombardia (sul lavoro 8, in itinere 1)
6 Campania (6-0)
4 Calabria (4 – 0)
3 Piemonte, Toscana, Abruzzo, Puglia (3 – 0)
2 Veneto (2 – 0); Emilia Romagna (1 – 1)
1 Lazio, Basilicata (1 – 0); Liguria, Marche, Sardegna (0 – 1)
di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro
Nell’orribile graduatoria delle morti di lavoro per regione, la Lombardia conta già più del doppio delle vittime rispetto alle “seconde”, 9 contro le 4 di Campania e Calabria. L’anno scorso al 17 gennaio erano 7. In altri termini, un morto ogni 48 ore. Il totale italiano del 2025 sale a 38, cioè 6 in meno rispetto al 2024.
Edoardo Catalano, barman 26enne di Casalmaiocco (Lodi), è morto all’alba di venerdì 17 gennaio tornando a casa dal locale milanese in cui lavorava. Erano le 4,45 quando ha perso il controllo della sua auto sulla provinciale Bettola – Sordio, nel territorio di Mediglia (Milano), e si è schiantato contro un palo della luce, rimanendo ucciso sul colpo.
Maurizio Ducoli, 69enne di Breno (Brescia), è morto giovedì 16 gennaio per il ribaltamento del trattore con il quale era andato a fare legna in un bosco di sua proprietà. L’allarme è stato dato dai familiari che non lo vedevano rientrare. Mobilitato anche il Soccorso alpino, fino al ritrovamento del corpo accanto al trattore capovolto.
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio si è spento nel centro grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli, a Napoli, l’agricoltore 63enne Lello Di Giovambattista, residente con la famiglia a Massa d’Albe (L’Aquila). Lunedì 6 gennaio era rimasto gravemente ustionato nel tentativo di arginare le fiamme che stavano distruggendo un deposito di mille balle di paglia. Era stato trasportato prima all’ospedale di Avezzano, poi a L’Aquila e infine, viste le condizioni disperate, al Cardarelli.
Francesco Nicola Primavera, tecnico 32enne nell’ospedale di Lanciano (Chieti), è morto giovedì 16 gennaio per un malore sul posto di lavoro. Dopo le prime cure a Lanciano, era stato trasportato all’ospedale di Chieti, dove è morto senza riprendere conoscenza.
Un malore sul posto di lavoro è anche la causa della morte di Ennio Cifone, 47 anni, dipendente della Lombardi Distribuzione di Maddaloni (Caserta). Si è sentito male venerdì 17 gennaio nel deposito della ditta, che commercia prodotti alimentari campani, ed è morto nel giro di poco.
#edoardocatalano#maurizioducoli#lellodigiovambattista#francescoprimavera#enniocifone#mortidilavoro
Gennaio 2025: 38 morti (sul lavoro 32; in itinere 6; media giorno 2,2)
9 Lombardia (sul lavoro 8, in itinere 1)
4 Campania, Calabria (4 – 0)
3 Piemonte, Toscana, Abruzzo, Puglia (3 – 0)
2 Veneto (2 – 0); Emilia Romagna (1 – 1)
1 Lazio, Basilicata (1 – 0); Liguria, Marche, Sardegna (0 – 1)