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Attualità

Di che cosa parliamo quando parliamo del parlare.

“Proprio Chomsky lo chiama Lad, language acquisition device («dispositivo per l’acquisizione linguistica»).

Questo Lad, in base a quanto sappiamo oggi, funziona in cinque fasi: inizialmente, l’infante osserva quello che gli o le accade attorno, notando le conseguenze delle sue azioni (piango, quindi mi prendono in braccio), ma anche rilevando delle regolarità linguistiche; poi, passa alla creazione di ipotesi in base a quanto osservato, tanto da abbandonare forme irregolari precedentemente acquisite «a memoria», come forme singole (per esempio, il bambino conosce già aprire e il participio passato aperto, ma in questa fase si costruisce una forma come aprito, come giocare dà giocato: l’ha costruita tramite un ragionamento per analogia, registrando la forma come un participio passato e immaginandosi che tutti i participi passati di tutti i verbi funzionino allo stesso modo); procede con la verifica delle ipotesi, confermate o corrette dalle persone con cui interagisce; successivamente, fissa quanto imparato attraverso ripetizioni anche ossessive; infine, può esserci un’attività di riflessione che, seppur sporadica nei primi anni di vita, diventa sempre piú consueta (a scuola si ragiona anche sulla lingua).

Insomma, abbiamo un hardware; sappiamo che installato su questa macchina abbiamo anche un certo programma, ma prima di poterlo usare dobbiamo fare un’operazione: attivarlo.” (da “Grammamanti: Immaginare futuri con le parole” di Vera Gheno) 

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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