“Se osserviamo insieme la crisi che scuote il governo di Gerusalemme mentre ne lacera gli apparati e l’incertezza sul futuro del regime iraniano, constatiamo che una guerra atomica in Medio Oriente è ipotesi estrema però ormai inaggirabile nelle matrici di sicurezza regionali. Questo spiega l’attivismo diplomatico americano su entrambi i fronti”. Lo scrive Lucio Caracciolo. Come a terrificante conferma del mio “Evocare il pericolo della guerra e non fare niente perché non succeda”, postato ieri.
Ma spiega anche il motivo delle folli parole di Biden contro la Corte penale internazionale “La richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di mandati di arresto contro i leader israeliani è vergognosa. E vorrei essere chiaro: qualunque cosa questo procuratore possa implicare, non esiste alcuna equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza” (fonte: Ansa).
Il trucco retorico di mettere sullo stesso piano il diritto alla difesa dei propri confini con la pratica sistematica alla rappresaglia contro i civili non regge, proprio perché è una follia giuridica.
E sembrerebbe strano che alla Casa Bianca siano così poco provveduti di regola del diritto internazionale.
La verità è che Biden non riesce a mettere il morso a Netanyahu e che di conseguenza il piano Abramo si è inceppato, col risultato che le strategie nell’area sono in alto mare. Che è quello che vuole Netanyahu.
La decisione di chiedere l’incriminazione di Netanyahu e quella di chiederla anche per i leader di Hamas dice chiaro che è tempo di mettere i piedi per terra: la pervicacia bellicista di Israele deve essere fermata, prima che alzi di nuovo il tiro e lo punti verso l’Iran, come è già successo. La conseguenza sarebbe la catastrofe nucleare, evocata da Caracciolo.
La richiesta di Karim Khan significa che è tempo di dare uno sbocco concreto alla questione palestinese.
A cominciare dalla fine immediata della carneficina, della carestia, delle sevizie che la Cpi ha documentato a Gaza, a supporto della richiesta dei mandati d’arresto.
“Anche se la richiesta deve ancora essere approvata dai giudici della corte, l’annuncio costituisce uno dei più duri rimproveri alla strategia di Israele nella sua campagna di sette mesi contro Hamas che ha ucciso decine di migliaia di civili a Gaza”, scrive il Boston Globe, giornale della città che ha visto le occupazioni del Mit e della Boston Oxford University da parte di migliaia di studenti.
A conferma che la richiesta della Cpi è in sintonia con le opinioni pubbliche di tutto il mondo, con le proteste nelle università americane ed europee, che sono state un vero e proprio toccasana contro la debolezza politica dei governi, l’affarismo delle big company delle armi, il disorientamento diplomatico, e la vile compiacenza bellicista ai crimini contro l’umanità.