“Spero futura leadership si impegni per la pace nella regione”, secondo repubblica.it lo dice Meloni. Una leggerezza grave e contemporaneamente una grossa bugia .
La leggerezza è che il successore di Raisi sarà probabilmente scelto tra i conservatori dell’Iran, e quindi non si vede all’orizzonte un cambio di passo. La gravità di questa leggerezza è insita nell’augurarsi di seppellire politicamente un capo di Stato cui non sono stati ancora celebrate le esequie.
È un gestaccio diplomatico.
Confondere l’estemporaneità della propaganda con la cautela della diplomazia significa non essere all’altezza del ruolo istituzionale, vuol dire continuare a comportarsi come capo partito, non come capo di governo.
Ma veniamo alla clamorosa bugia circa la pace nella regione.
In quest’area, l’Italia nel 2023 ha venduto armi all’Arabia Saudita (363 milioni di euro), il Kuwait (125 milioni), il Qatar (62milioni), gli Emirati Arabi Uniti (57 milioni), il Marocco (39 milioni), l’Egitto (37 milioni) e l’Algeria (22 milioni).
Rimando nell’area del Mediterraneo, nell’ultimo trimestre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore pari a 2,1 milioni di euro. (fonte: Duccio Facchini, altraeconomia.it)
Per essere più chiari, abbiamo venduto a Israele elicotteri da combattimento e artiglieria navale, ma anche fucili, munizioni, bombe, siluri, razzi, e altre apparecchiature da guerra. (fonte: ilpost.it).
Di quale “quale pace nella regione” stiamo parlando?
La verità è che l’Italia è il paese che sta guadagnando di più dalle guerre in corso.
Ha aumentato più di ogni altro paese le sue esportazioni di armi: l’86% tra il 2019 e il 2023.
Questo boom ha fatto fare un balzo alla sua quota nell’export mondiale di pistole, proiettili e quant’altro.
Tra il 2014 e il 2018 valeva il 2,2 per cento, oggi esporta il 4,3. L’Italia è così diventata il sesto paese esportatore mondiale, dopo Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania.
Si tratta di un record superiore a quello francese. L’industria bellica italiana si è piazzata al secondo posto con +47 per cento, un aumento prodotto soprattutto dalla vendita dei suoi aerei da combattimento. (fonte: Roberto Ciccarelli, Il Manifesto).
Parlare di pace mentre si fanno affari con la guerra è un insulto all’intelligenza, oltreché un vero e proprio oltraggio al principio costituzionale secondo il quale “L’Italia ripudia la guerra”.