Categorie
Attualità

Le assicurazioni, il solito sinonimo di scorrettezza impunita.


“Perché loro sono loro e noi non siamo un cazzo”.

Ricevo una letterina che dice “…quest’anno il prezzo del preventivo di rinnovo per l’assicurazione del tuo veicolo è un po’ più alto rispetto all’anno scorso e ti starai chiedendo perché.”

Come avranno fatto a scoprirlo?

La letterina continua: “La tariffa dell’assicurazione è calcolata considerando molti parametri che possono variare di anno in anno tra cui, ad esempio, il costo dei sinistri e delle parti di ricambio o il prezzo delle riparazioni.”

Ah, ecco. E allora?

“Negli ultimi 12 mesi vi sono stati aumenti dei prezzi generalizzati che hanno impattato anche il settore assicurativo: di fatto, oggi, riparare un’automobile o un motociclo costa di più.”

Pertanto?

“Abbiamo comunque fatto il possibile per contenere l’aumento dei premi e proporti da subito la nostra migliore offerta.“

Ricapitolando: cosa vuol dire quel “è aumentato un po’”?

Vuol dire un aumento del 53%. Vi sembra plausibile?

Perché una compagnia assicurativa può rivendicare l’aumento dei prezzi e l’assicurato non può fare altrettanto, per esempio -siccome è aumentato tutto, adesso voi mi fare un po’ di sconto, per esempio il 53%?

Perché loro sono loro e noi non siamo un cazzo.

Share
Categorie
Attualità

Giugno conta già 26 morti di lavoro.

Dopo solo 7 giorni il mese di giugno conta già 26 vittime e la media quotidiana dei morti di lavoro si avvicina pericolosamente a 4 (3,7), un dato impressionante e pienamente confermato nelle ultime 48 ore, con 8 lavoratori morti, 3 dei quali in itinere.

Venerdì 7 giugno Richard Busnelli e Brad Rossi, due giostrai di Pero (Milano), 29 e 27 anni, sono morti in un incidente avvenuto sulla Tangenziale Nord alle 6 del mattino.

Il loro Maggiolino durante un sorpasso in galleria ha agganciato un camion e si è ribaltata, uccidendo due degli occupanti, mentre altri due (20 e 18 anni), sono ricoverati in codice rosso.

Giovedì 6 giugno, al Policlinico Umberto I di Roma è morto il 33enne Daniele Iammartino, barista, padre di una bimba di 3 anni, che il 3 giugno era stato investito a Labico (Roma) alle 6 del mattino mentre andava a prendere il treno che l’avrebbe portato nella capitale per iniziare un’altra giornata di lavoro.

Venerdì 7 giugno un autotrasportatore croato di 50 anni è stato trovato senza vita accanto al suo tir nell’area di servizio Gruaro Sud, nel comune di Venezia.

Venerdì 7 giugno Armando Mainardi, insegnante salernitano di 47 anni, in servizio alla scuola media Giambattista Vico di Milano, è morto durante l’ultimo giorno di scuola a causa di un malore. Il professore aveva già accusato un malessere ed è stato trovato senza vita in uno dei bagni dell’istituto.

Ha avuto una morte orribile l’agricoltore 76enne Ferdinando Bentivegna, che venerdì 7 giugno ha dato fuoco alle stoppie in un suo campo a Canicattì (Agrigento) e per motivi ancora da chiarire si è ritrovato avvolto dalle fiamme sotto gli occhi della moglie.

La donna ha dato l’allarme ma quando sono arrivati i soccorsi non c’era più nulla da fare.

Il 53enne Leonardo Rizzuto è morto schiacciato da un trattore a Girifalco (Catanzaro), durante lavori che stava facendo giovedì 6 giugno per conto di una ditta.

Il mezzo si è ribaltato in un punto scosceso ed è precipitato in un dirupo.

Giovedì 6 giugno è morto per schiacciamento, questa volta si tratta di una motocarriola, l’82enne Germano Perera, che stava raccogliendo legna in un bosco a Fornaci di Villabruna, una frazione di Feltre (Belluno).

#richardbusnelli#bradrossi#danieleiammartino#armandomainardi#ferdinandobentivegna#leonardorizzuto#germanoperera#mortidilavoro

Giugno 2024: 26 (sul lavoro 15; in itinere 11; media giorno 3,7)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 486 morti (sul lavoro 373; in itinere 113; media giorno 3)

78 Lombardia (49 sul lavoro – 29 in itinere)

55 Campania (43-12)

43 Emilia Romagna (34-9)

40 Veneto (28-12)

38 Sicilia (26-12)

34 Toscana (28-6)

30 Lazio (19-11)

26 Puglia (22-4)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

16 Calabria (13-3)

15 Marche (12-3)

14 Sardegna (13-1)

10 Liguria (8-2), Trentino (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0), Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

2 Molise (2-0).

Maggio 2024: 95 morti (sul lavoro 74; in itinere 210; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

Share
Categorie
Attualità

Elezioni europee 2024: il voto utile.

Share
Categorie
Attualità

È scoppiato il bubbone.

Hanno tenuto sottotono il problema per tutta la campagna elettorale, tentando di aggirarlo con promesse, finti disegni di legge, acrobatici distinguo, ossessivo protagonismo sui media. 

Ma la guerra c’è. Sembra in sordina a Gaza, ma i palestinesi continuano a morire, ogni giorno, a decine. Il nostro governo, la nostra diplomazia è stata a guardare. L’Unione europea non ha mossi un dito per fermare la mattanza. 

La guerra c’è, nelle ultime ore le minacce nucleari sono sempre più pressanti. Si gioca con i sofismi, come quando sentiamo dire che attaccare la Russia nei suoi confini con le armi che l’occidente ha dato a Zelensky non significa attaccare Mosca. E sentiamo Mosca rispondere: guai a voi se ci provate. 

Le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia hanno capovolto il paradigma della retorica: da “mai più guerre” a “facciamole ancora”. Piegare la storia alle campagne elettorali nella Ue e negli Usa è il salto mortale con doppio avvitamento della memoria storica. “Kiev la nostra Normandia” svela la volontà bellicista, è una dichiarazione di guerra.

Con la demagogia non si sconfigge il populismo, lo si alimenta.

Le opinioni pubbliche non vogliono la guerra. La domanda è semplice: perché la Ue non ha utilizzato la diplomazia per arrivare alla fine dei combattimenti in Ucraina?  La risposta è devastante: perché i governi sono succubi della politica USA. 

Ogni giorno è sempre più chiaro che la Ue non ha una politica estera autonoma dagli USA.

 E allora ecco che è scoppiato il bubbone: l’astensione come rigetto del trapianto di politiche belliciste della NATO nelle nostre democrazie.  

Tale è il panico delle ultime ore che si inventa che l’astensionismo sia un complotto ordito dal Cremlino, ma non ci crede neanche chi lo scrive sui quotidiani, chi lo dice in tv, chi lo strombazza nei comizi finali. 

Nelle ultime ore di campagna elettorale l’astensione dal voto si teme come la peste, ora non più solo nel centrosinistra, ma anche dai partiti di governo.  Meloni sente che potrebbe andare sotto la percentuale che ebbe alle ultime politiche. 

L’astensionismo è diventato un dato di fatto, che supera gli stessi ragionamenti alchemici su ciò che bisognerebbe fare per non favorire l’avversario. Che supera l’idea stessa di un voto di testimonianza pacifista.

Ci sono seri indizi che fanno pensare a un risultato al disotto della soglia del 50% degli elettori. 

Per l’Italia, tra i paesi fondatori, sarebbe la prova provata del fallimento del governo. 

Nessuno se la potrà cavare, né a destra-destra né a centrosinistra, dando la colpa al disinteresse dell’elettorato. 

Né si potranno fare arzigogoli di bassa sociologia su generiche autocritiche circa la comunicazione. 

Il problema è tutto politico, riguarda l’epidemia neoliberista che ha infettato la democrazia. Si è infatti diffusa la percezione generalizzata di insicurezza, di diffidenza e sfiducia, generate dalla sistematica violazione del patto sociale su cui si è retta la nostra democrazia, i cui fondamentali erano stati sanciti dalla Costituzione. 

Si è cominciato col distruggere il diritto al lavoro, come strumento per un reddito dignitoso. Poi è stata la volta dello stato sociale, i cui pilastri – Sanità, Istruzione e Previdenza – sono stati via via indeboliti per diventare preda di privatizzazioni senza controllo pubblico. 

Ora un altro caposaldo del patto sociale, cioè il diritto alla pace tra i popoli viene tradito. Questo è troppo. È scoppiato il bubbone.

L’astensione bussa forte, suona come la giusta punizione.

Share
Categorie
Attualità

La stangata.

Il segretario generale della Fabi – Federazione autonoma bancari italiani -, ha reso una “dichiarazione spontanea” circa il colpo grosso messo a segno dalle banche italiane negli ultimi anni, grazie alla Bce.

“Per acquistare un’automobile – ha detto Sileoni a Barbara Bizzarri di Italia Informa – da 25.000 euro interamente a rate, con un finanziamento da 10 anni, il costo totale è passato da 37.426 euro di fine 2021 a 48.961 euro di fine 2023, mentre adesso potrebbe scendere a 38.101 euro, con un risparmio complessivo di 10.859 euro (-22,2%) rispetto ai tassi di fine 2023».

E ha continuato: «Per acquistare una lavatrice da 750 euro interamente a rate, con un finanziamento da 5 anni, il costo totale è passato da 942 euro di fine 2021 a 1.106 euro di fine 2023, mentre adesso potrebbe scendere a 951 euro con un risparmio complessivo di 155 euro (-14%) rispetto ai tassi di fine 2023».

La gradualità dei tagli che la Bce fa trapelare garantisce che la cuccagna continua.

Le cifre sono la fotografia del modo in cui le banche italiane hanno lucrato sull’inflazione senza freni e senza controlli, senza nessun pudore di aver accumulato cifre da capogiro e distribuito agli azionisti dividendi da nababbi.

Il tutto sulle pelle dei lavoratori.

Le famiglie indebitate, in Italia, sono 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. 

La stangata continua.

Share
Categorie
Attualità

Perché, invece, io vado a votare.

di Riccardo Tavani

Naturalmente si presentano validissime ragioni — anche a sinistra — per non andare a votare. E a parte questa pur significativa vignetta, ripostata anche dalla professoressa #DonatellaDiCesare, ci si dovrebbe lo stesso recare alle urne.

Magari solo per votare una lista pacifista che si preveda non arrivi al 4%, tipo quella di Michele Santoro, data attorno al 2%. Diminuendo il numero di votanti, infatti, ossia il numeratore, e rimanendo fisso il denominatore 76, ossia il numero dei seggi spettanti all’Italia, diminuisce anche la quota di voti necessaria per aggiudicarsi ogni singolo seggio.

La formula Hare che si applica per il calcolo dei voti necessari ad aggiudicarsi un singolo seggio in queste lezioni europee è questa: Q=V/76, dove Q è il quoziente nazionale di voti per prendere un seggio, V il numero dei votanti, 76 i seggi complessivamente spettanti all’Italia.

Con la successiva formula Y=X/Q si stabilisce il numero complessivo di seggi ottenuti da ogni singola lista (Y num seggi, X voti presi dalla lista, Q quoziente nazionale). È chiaro che con un numerato (X) alto della frazione, e un denominatore (Q) basso, aumenta il valore numerico di Y, totale dei seggi ottenuti.

Significa che al partito prevedibilmente più votato, in questo caso quello di Giorgia, andrebbero in automatico più seggi. In non votanti — anche di sinistra — finiscono così di favorirla anche contro la loro volontà.

Per quanto riguarda le schede bianche o nulle, esse invece hanno lo stesso identico valore che non recarsi affatto alle urne, rientrano nel numero dei “non votanti”.

Starsene a casa, non recarsi affatto al seggio ed esprimere scheda bianca, nulla è la stessa, medesima cosa. Solo nei referendum esse sono considerate valide per il raggiungimento del quorum necessario a validare la consultazione.

Resta il fatto che l’astensione, diminuendo il numeratore, ossia la cifra dei votanti, restando fisso il denominatore dei 76 seggi spettanti all’Italia, consente al partito più votato di acquisire automaticamente più seggi.

Inoltre, dovendosi obbligatoriamente assegnate tutti e 76 i seggi spettanti all’Italia, anche se la somma dei voti di tutte le liste non li raggiungesse, scatterebbe la ridistribuzione dei cosiddetti “resti”.

Qui la formula Hare si complica di nome e di calcolo in Hare-Niemeyer: R= X- (YI x Q), dato che si può ottenere un numero intero di seggi più dei decimali, delle frazioni di unità.

L’assegnazione dei resti R è attribuita moltiplicando la parte intera dei seggi Y ottenuti per Q, il quoziente nazionale.

Qui più la parte decimale è alta più si ha la possibilità di ottenere seggi in più. Anche di questi si potrebbe ulteriormente avvantaggiare proprio chi meno si vorrebbe favorire.

Dopodiché ogni persona è ormai grande e vaccinata per fare quello che crede meglio.

Personalmente, tanto per non rimanere nel non detto, Io voto AVS Alleanza Verdi Sinistra: Massimiliano SMERIGLIO, anche per aver proposto le dimissioni degli eletti delle sua lista a favore di Ilaria Salis, se non dovesse essere eletta nel Collegio Nord Ovest in cui è candidata come capolista.

Share
Categorie
Attualità

La prima settimana di giugno non è ancora finita, ma siamo già a 17 morti di lavoro.

Due militari del 36° stormo dell’Aeronautica di stanza a Gioia del Colle (Bari), sono morti mercoledì 5 giugno mentre raggiungevano l’aeroporto di Grosseto, dove da alcuni giorni erano impegnati in un periodo di aggiornamento/addestramento.

Sono il tenente pilota Riccardo Latino, 25 anni, di Matino (Lecce); e il primo maresciallo Francesco Antonio Guglielmucci, 45 anni, di Matera.

Erano al volante di due macchine che si sono scontrate frontalmente sulla strada del Pollino, che collega Marina di Grosseto – dove alloggiavano – al capoluogo.

Latino, figlio di un pilota, tornava al suo alloggio, mentre Guglielmucci – che a Matera era anche presidente della polisportiva Rocco Scotellaro e allenava i velocisti – viaggiava in senso opposto con quattro commilitoni, tutti rimasti feriti.

L’operaio quarantenne Giorgio Calcagni, residente a Bassano Romano (Viterbo) con moglie e figlia, ha perso la vita martedì 4 giugno in un cantiere di contrada Vico Matrino, a Capranica, travolto da un escavatore.

Un 38enne romeno è morto all’alba di mercoledì 5 giugno in un’azienda della logistica di Latina.

Verso la fine del turno notturno, il lavoratore è stato investito e ucciso da un mezzo pesante durante le operazioni di carico e scarico in corso nel piazzale interno.

Non sono ancora chiare le circostanze in cui l’85enne Giovanni Carlo Bonacina ha perso la vita mercoledì 5 giugno alla Clemente Rigamonti di Bosisio Parini, investito da un muletto carico di bancali.

Secondo alcune versioni l’anziano era lì per rifornirsi di legna, secondo altre lavorava proprio nel recupero dei bancali. Non essendo comunque un dipendente Parini, non avrebbe dovuto comunque avere accesso all’azienda.

#riccardolatino#francescoguglielmucci#giovannibonacina#mortidilavoro

Giugno 2024: 17 (sul lavoro 10; in itinere 7; media giorno 3,4)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 477 morti (sul lavoro 368; in itinere 109; media giorno 3)

75 Lombardia (48 sul lavoro – 27 in itinere)

55 Campania (43-12)

43 Emilia Romagna (34-9)

38 Veneto (26-12)

37 Sicilia (25-12)

34 Toscana (28-6)

28 Lazio (18-10)

26 Puglia (22-4)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

15 Marche (12-3), Calabria (12-3)

14 Sardegna (13-1)

10 Liguria (8-2), Trentino (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0), Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

2 Molise (2-0).

Maggio 2024: 95 morti (sul lavoro 74; in itinere 210; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

Share
Categorie
Attualità

L’antica nozione che l’arte pura può essere prodotta solo da artisti puri è sostenuta ancora una volta nell’interesse occulto dell’autorità.

“Con la Germania nazista si chiude il cerchio che porta al cuore di una vero paradosso: gli amanti dell’arte ne sono i distruttori.

Gli impulsi collezionistici dei capi nazisti si diressero verso oggetti che avevano acquisito lo status dell’arte più elevata e verso ritorni a un feticismo che sembrava migliorare la qualità spirituale della vita.

L’arte che incoraggiavano era crassamente figurativa, di un realismo volgarmente evidente che esigeva un attento rispecchiamento dell’oggetto o dell’essere ritratto, corpi sani raffigurati con tecnica ottusa, corpi che devono suscitare e produrre la creatura ariana ideale: stiamo parlando della perfezione delle migliori statue greche o dei mostri lessinghiani?

Ciò che non può generare l’essere perfetto è corrotto.

Nella Germania di Weimar e nei primi anni del regime nazista c’erano ancora molte forme artistiche che sconvolgevano il facile trapasso dalla vita all’arte: erano le forme che si potevano vedere nelle grandi mostre di ‘entartete Kunst’ (arte degenerata) degli anni trenta, e soprattutto del 1937.

Una volta che si fossero sbarazzati dell’arte degenerata, allora si sarebbero potuti stanare anche degli artisti degenerati.

L’antica nozione che l’arte pura può essere prodotta solo da artisti puri è sostenuta ancora una volta nell’interesse occulto dell’autorità e di regimi che avrebbero mantenuto il loro governo puro e il loro popolo al sicuro da preoccupazioni sbagliate.

Le opere degli artisti degenerati devono andarsene, anche quando la loro arte si conforma agli standard del regime.

Per quel che riguarda gli ebrei, che ad ogni modo non dovrebbero fare dell’arte, i loro vitelli grassi e dorati devono essere i primi idoli da fondere e di cui spargere le ceneri sulle acque.” (“Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi.)

Share
Categorie
Attualità

Il più diffuso ed esplicito rigetto della pubblicità mai registrato nella storia.

“La galleria degli orrori rappresentata in questo libro delinea un percorso allo stesso tempo esilarante e drammatico.

Esilarante, perché il cumulo di menzogne su cui è fondata l’egemonia culturale che ha consentito l’invasione, la conquista e il dominio del mercato pubblicitario da parte delle Big Tech ha generato un tal profluvio di stupidera comunicazione, prima limitata ai canali digitali e poi – per quella forma patologica dell’imitazione che ha origine nella subalternità – dilagata anche nell’offline, da fornire spunti pressoché inesauribili all’ironia e al sarcasmo dei pochi scampati al contagio.

Drammatico, perché a fronte degli arricchimenti leggendari di poche gigantesche imprese globali a vocazione monopolistica, il trionfo dell’adtech ha danneggiato in profondità l’intera filiera dell’industria pubblicitaria mondiale, spingendo le aziende a disperdere ingentissime risorse nello sterile inseguimento di ‘score’ insignificanti e spesso del tutto inattendibili, trasformando le agenzie (di pubblicità) in catene di montaggio a ciclo continuo di contenuti di infimo livello, smantellando una cultura professionale affinata nell’arco di oltre un secolo a favore della meccanica applicazione di formule preconfezionate (nonché volatili come i trend giovanili) e – dulcis in fundo – svilendo la sottile arte di comunicare in forme ottuse e ossessive di ‘stalking’ ai danni del pubblico; un pedinamento talmente sguaiato e offensivo nelle forme da provocare il più diffuso ed esplicito rigetto della pubblicità mai registrato nella storia”. (“La réclame dell’Apocalisse”, Marco Carnevale, Prospero Editore.)

Share
Categorie
Attualità

L’arte ha il dovere di disturbarci.

“Può darsi che riconosciamo, in maniera sofisticata, che l’arte ha il dovere quasi di disturbare, non di lusingarci nel nostro autocompiacimento, né di rientrare nei nostri pregiudizi categoriali; e possiamo volerci liberare proprio di quelle distinzioni e confini che hanno obnubilato il pensiero occidentale sulle immagini fin dall’epoca di Simonide di Ceo(*): ma finché non ammettiamo la piena estensione delle maniere in cui amiamo le immagini, le attività censorie spianeranno la strada all’iconoclastia”. (“Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi.)

(*) Poeta greco (Iuli, isola di Ceo, probabilmente 556 a. C. – Siracusa 467 a. C. circa), tra i più grandi della lirica corale.

Share
Categorie
Attualità

Morire di lavoro andando o tornando dal lavoro.

Giulia Mauri aveva 38 anni e lavorava nello studio di un commercialista a Treviso.

Da poco aveva comprato casa con il compagno e nel tempo libero si dedicava all’insegnamento del karate, disciplina in cui era cintura nera 3° dan.

Lunedì 3 giugno tornava dal lavoro in bici quando è stata investita sulla ciclabile da un furgone fuori controllo, precipitato poi nel sottostante canale Bottaniga.

I primi soccorritori si sono concentrati sul 22enne alla guida del furgone e solo in un secondo momento si sono accorti della presenza della donna, a faccia in giù sotto il pelo dell’acqua.

Subito sono iniziate le manovre di rianimazione, ma Giulia Mauri è giunta in condizioni disperate all’ospedale Ca’ Foncello, dove è morta in serata. Ferite lievi per l’autista, che sarà accusato di omicidio stradale.

È precipitato nel vuoto anche l’autotrasportatore 65enne Sandro Ascione, che martedì 4 giugno è finito giù con il suo tir dal cavalcavia della Sassari – Alghero nei pressi di Bancali.

Un salto che ha ridotto la cabina a un ammasso informe. I vigili del fuoco hanno lavorato più di un’ora nel tentativo di liberare l’uomo dalla trappola, ma Ascione è spirato durante le operazioni.

Martedì 4 giugno a Livo (Trento), in Val di Non, il 78enne Federico Agosti era al lavoro con un trattore nel suo meleto quando ha perso il controllo del mezzo, per la pendenza del terreno e per la pioggia degli ultimi giorni che lo aveva reso viscido. Il trattore si è ribaltato e ha schiacciato l’agricoltore.

Un secondo ultrasettantenne ha perso la vita lunedì 3 giugno a Bonito (Avellino).

Raffaele Martino, 75 anni, è precipitato in un dirupo con il suo trattore mentre lavorava un terreno di proprietà. L’allarme è scattato nel tardo pomeriggio, lanciato dai familiari preoccupati per il mancato ritorno a casa.

Le ricerche sono andate avanti fino alle 2,30 della notte, quando Martino è stato trovato senza vita sotto il trattore.

Lunedì 3 giugno il 34enne Emilio Ceraldi è morto a Roma tornando dal lavoro con lo scooter.

A causa di una buca nella strada Ceraldi ha perso il controllo della due ruote ed è volato sull’asfalto. Ricoverato in ospedale per le gravi ferite, si è spento in serata.

Il 62enne Claudio Benvenuti, agente di commercio, ha perso la vita lunedì 3 giugno in un incidente stradale a Castiglione delle Stiviere (Mantova).

Rientrava a Reggio Emilia da un viaggio per lavoro quando è rimasto vittima dello scontro frontale con un’altra vettura lungo la sp 236. La morte è stata immediata.

#giuliamauri#sandroascione#federicoagosti#raffaelemartino#emilioceraldi#claudiobenvenuti#mortidilavoro

Giugno 2024: 12 (sul lavoro 7; in itinere 5; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 472 morti (sul lavoro 365; in itinere 107; media giorno 3)

74 Lombardia (47 sul lavoro – 27 in itinere)

55 Campania (43-12)

43 Emilia Romagna (34-9)

38 Veneto (26-12)

37 Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Lazio (16-10), Puglia (22-4)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

15 Marche (12-3), Calabria (12-3)

14 Sardegna (13-1)

10 Liguria (8-2), Trentino (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0), Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

2 Molise (2-0).

Maggio 2024: 95 morti (sul lavoro 74; in itinere 210; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

Share
Categorie
Attualità

Se l’Europa va alla guerra, vado alle urne per non votarvi.

Sono nato dieci anni dopo la fine della Seconda Guerra.

Le storie, i racconti, le memorie, le stesse sfumature nelle interpretazione di quegli anni terribili, confrontate con lo studio della Storia, hanno impresso una forte impronta nella mia formazione politica, sociale, culturale.

So che anche certi sostantivi, verbi e avverbi, aggettivi, che vengono inavvertitamente pronunciati in campagna elettorale, sanno di polvere da sparo, significano morte, distruzione, nazionalismo, suprematismo, sudditanza a logiche imperiali.

Il mio dovere civico è non andare a votare per un Parlamento europeo i cui rappresentanti si sentano autorizzati a scaraventare 447 milioni di cittadini europei nel baratro di una guerra nucleare.

Mio nonno fu costretto alla carneficina della Prima guerra, mio padre fu implicato nelle conseguenze della Seconda, la mia generazione è stata coinvolta nella Guerra Fredda e nelle stragi di stato.

Sono padre di due donne, sono nonno di tre bambini. Che hanno il sacrosanto diritto di sapere che esiste chi dice no.

Scrive Riccardo Tavani:

“…si dovrebbe comunque andare a votare, magari solo scheda bianca, nulla, o per una lista pacifista che si preveda non arrivi al 4%.

Abbassandosi il numero votanti, i “resti” se li becca soprattutto il partito più votato, ossia Giorgia, finendo così di favorirla.”

Sono d’accordo, credo si un comportamento militante.

Share
Categorie
Attualità

Ci sarà da vergognarsi ad andare in giro per il mondo col passaporto italiano.

Ogni giorno che passa il piano per la deportazione di massa dei migranti in Albania si arricchisce di particolari disgustosi, indegni di un paese civile, un vilipendio intollerabile alla nostra democrazia, al senso comune, al diritto umanitario. Ci sarà da vergognarsi ad andare in giro per il mondo col passaporto italiano.

Share
Categorie
Attualità

Si sta creando una sorta di illusione di parziale “neutralità” del Paese che però è appunto un’illusione. Ma l’Italia ha oltre cinquanta basi militari americane e Nato e sul suo territorio ospita decine e decine di testate nucleari, ovviamente controllate dagli Stati uniti.

di Aberto Negri, Il Manifesto.

Come è già avvenuto per le crisi nei Balcani, l’Occidente è caduto nella trappola slava e ora si fa dettare l’agenda da Zelenski e da Putin.

Stiamo avanzando come sonnambuli verso la guerra, senza capire come e perché.

In Italia il governo e la maggioranza dei partiti, come l’opinione pubblica, sono contrari a usare le armi fornite all’Ucraina per attaccare dentro al territorio russo.

Si sta creando una sorta di illusione di parziale “neutralità” del Paese che però è appunto un’illusione. A parte che non abbiamo alcun controllo sugli ucraini che le armi venute dall’estero le hanno già usate in territorio russo. Ma l’Italia ha oltre cinquanta basi militari americane e Nato e sul suo territorio ospita decine e decine di testate nucleari, ovviamente controllate dagli Stati uniti.

La nostra – come Paese uscito sconfitto nella seconda guerra mondiale – è una sovranità assai limitata.

Noi abbiamo alleati che sono ex nemici e ce lo ricordano appena si presenta l’occasione, come nel 2011 quando Francia, Gran Bretagna e Usa decisero di distruggere il regime di Gheddafi, il nostro maggiore alleato nel Mediterraneo, fornitore di gas, petrolio, guardiano della Sponda Sud, che soltanto sei mesi prima avevamo ricevuto a Roma in pompa magna.

Non abbiamo margini di manovra.

L’articolo 5 della carta atlantica mobilita tutti i membri dell’Alleanza a sostenere gli stati della Nato nel caso fossero attaccati.

Un eventualità che poteva apparire remota qualche tempo fa ma che adesso fa parte di uno scenario possibile.

Non siamo neutrali e nel caso di allargamento del conflitto entriamo in guerra, ci piaccia o meno.

Non solo. Noi non decidiamo nulla perché le mosse di vari Paesi europei favorevoli a usare le armi in modo offensivo contro la Russia ci portano verso una escalation.

Decisivo sarà ovviamente l’atteggiamento di Washington che sta definendo il nuovo patto di sicurezza con Kiev.

Come siamo arrivati a questo?

Nel caso dell’Ucraina ha inciso assai la propaganda di guerra. Ci siamo forse già dimenticati che l’Ucraina aveva lanciato mesi fa un controffensiva secondo la quale avrebbe riconquistato un parte consistente dei territori perduti.

In realtà non solo non era in grado di farla la controffensiva ma si è esposta a una nuova avanzata dei russi.

Un disastro la cui responsabilità è dei vertici ucraini ma anche degli strateghi militari occidentali e in primo luogo di quelli americani.

Hanno accettato la “bufala” della controffensiva senza battere ciglio: un errore imperdonabile che ora stiamo pagando tutti.

Del resto cosa potevamo aspettarci dagli Stati uniti, reduci da clamorosi fallimenti come l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria? Chi, come chi scrive, li ha visti dipanarsi davanti agli occhi come inviato di guerra non è sorpreso da questa evoluzione disastrosa.

Del resto gli europei per storia e sensibilità diverse non potevano rimediare agli errori americani.

Anzi hanno contribuito a rendere la situazione più difficile. Stati come Polonia, Paesi Baltici, Finlandia, Danimarca e Svezia prima erano tenuti a bada dalla Merkel, uscita di scena lei agiscono in proprio.

Del resto era destino che accadesse così con l’allargamento della Ue: deciso negli anni Novanta dalla Germania e da Prodi per conquistare nuovi mercati – ma al seguito dell’allargamento della Nato a Est promosso in chiave militare tutt’altro che democratica – si è rivelato sotto il profilo politico e strategico una delle mosse più ambigue e contraddittorie della storia. Bastavano degli accordi di associazione. Ma guai oggi a dirlo.

E chi ha pagato il prezzo più alto è stata proprio Berlino. Prima la Germania era la locomotiva dell’Unione europea, il Paese più importante, ora non decide nulla.

Il cancelliere Scholtz è stato umiliato ancora prima che la guerra cominciasse quando, l’8 febbraio 2022, Biden alla Casa Bianca, davanti al mondo intero, gli ha imposto di chiudere il gasdotto North Stream con la Russia. Merkel lo aveva difeso strenuamente dagli attacchi del Congresso e dell’amministrazione Usa, gli ucraini con gli occidentali poi lo hanno fatto saltare.

La guerra, nonostante le conquiste territoriali russe, poteva finire qui, con questo messaggio evidente: la Russia doveva accantonare per sempre, o per lo meno per decenni, i legami con l’Europa.

Con la conseguenza che l’area di influenza europea si era già praticamente dimezzata.

Soprattutto se a questo aggiungiamo che l’Europa è praticamente scomparsa come interlocutore rilevante sia in Medio Oriente che in Nordafrica e nel Sahel. La guerra di Gaza insegna.

Adesso ci troviamo con un’Europa a trazione slava, assai lontana dai princìpi fondatori dell’Unione, con alleati come Usa e Gran Bretagna desiderosi di regolare i conti con Mosca e una Francia guidata dalle gesticolazioni politiche di un Macron che proprio in Africa ha subito umilianti sconfitte con i francesi costretti ad abbandonare Mali e Niger.

Così siamo arrivati, nella speranza di sbagliarci, sull’orlo di un conflitto allargato.

Fin qui la lucida analisi di Negri. Ora, la domanda che dobbiamo porci con urgenza: è per questa Europa che siamo chiamati a votare?

Share
Categorie
Attualità

L’ottimismo delle probabilità.

Questa campagna elettorale è alla fine. L’Europa viene citata, ma non è pervenuta, se non come avvenimento folkloristico. Come se non ci fosse una guerra che condizionerà le politiche europee oltre che la vita, il lavoro e la percezione della realtà da parte degli europei, lo scontro avviene sulla politica interna, neanche fossero elezioni nazionali. 

Come se non ci fosse una guerra che condizionerà le politiche europee”.

Nella loro cronica distanza dalla realtà sociale, i partiti movimentano promesse all’ingrosso. La “vendita” al dettaglio la lasciano ai talk show. 

A una settimana dal voto, ci sono però due novità, una è nelle carte degli Imprevisti, come al Monopoli. L’ha pescata Meloni, la carta riguarda Salvini. Il vero scontro elettorale è stato ingaggiato dai due leader della coalizione di governo. 

Salvini forse ha bucato il sacco del bottino dei voti di Meloni”.

Salvini forse ha bucato il sacco del bottino dei voti che Meloni pensava di avere saldamente in spalla. Se FdI è cresciuta a spese di Lega e Forza Italia, l’Imprevisto è che potrebbe scendere a loro favore. 

D’altronde, che il sistema elettorale proporzionale delle europee non faccia bene al sistema maggioritario che ha eletto il governo in carica, non è una novità. Che la maggioranza si faccia opposizione da sola, nemmeno. Quello che però sta venendo a galla è che è andato al governo chi è riuscito ad avvantaggiarsi dell’astensionismo. 

“Giorgia Meloni è stata eletta con il 24,7 per cento di tutti gli elettori“.

 “Gli italiani che il 25 settembre 2022 hanno deciso di dare il potere alla coalizione di destra guidata dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sono appena il 24,7 per cento di tutti gli elettori: alla Camera, 12.587.650 su 50.864.123. Meno di uno su quattro.” (da “Io so’ io: Come i politici sono tornati a essere intoccabili” di Sergio Rizzo).

 Ed ecco che qui Schlein pesca la carta delle Probabilità. Secondo Huffpost i sondaggi, che non sono più pubblici, il numero dei votanti alle prossime europee potrebbe superare il 50% degli aventi diritto e questo darebbe linfa al Pd, portandolo a superare la soglia del 20%, con il risultato di far vincere voti al Pd e farli perdere a FdI. Un po’ poco per “l’ottimismo della volontà” di gramsciana memoria, ma tant’è.

“Il numero dei votanti alle europee potrebbe superare il 50% e il Pd, superare la soglia del 20%”.

Per fare il punto della situazione bisogna gioco-forza aspettare il voto. Tuttavia, il quadro della situazione potrebbe delineare un rafforzamento di Schlein nel Pd e di conseguenza nell’opposizione e un indebolimento di Meloni e di conseguenza nella coalizione di governo. Le probabilità saranno più consistenti degli imprevisti?  

La Ue è l’oste con cui bisognerà fare i conti in autunno, perché debito pubblico, spesa sociale, produzione, occupazione e reddito torneranno a mordere le calcagna della politica. Non si potrà continuare a pescare le carte degli Imprevisti o delle Probabilità. Perché coi soldi del Monopoli non si campa.

Share
Categorie
Attualità

Per l’Ispettorato del Lavoro le irregolarità nelle aziende sono la norma.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha pubblicato il report sull’attività di vigilanza effettuata nel corso del 2023.

I dati raccolti, anche se non hanno occupato le prime pagine dei giornali, mostrano che l’irregolarità nelle aziende è diventata ormai la norma.

Non c’è stato grande scalpore mediatico, un po’ perché in questa Italia agli imprenditori è ormai permesso tutto, e anzi vengono dipinti come perseguitati dalle tasse e dai controlli.

Un po’ perché è lo stesso INL che, come l’anno scorso, non ha diramato alcuna comunicazione sulla sua presentazione, denuncia il Fatto Quotidiano: un po’ come se il quadro emerso andasse nascosto.

Già il rapporto Istat 2024, commentato sul giornale, smontava la retorica governativa sui risultati ottenuti per il mondo del lavoro.

Ora arriva anche questo documento a confermare che c’è una vera e propria guerra interna ai lavoratori, che vedono peggiorare le proprie condizioni sotto vari punti di vista.

Rispetto al 2022, le ispezioni di INL, INPS e INAIL sono aumentate dell’11% (111.281), così come il personale del 19% (4.768, quasi 800 in più).

Non ancora i numeri che sarebbero necessari, servirebbero almeno 10 volte più assunzioni per fare fronte alla mancanza di rispetto dilagante delle più disparate norme.

Dalle ispezioni sono emersi illeciti in 59.445 aziende, con un tasso di irregolarità maggiore del 2% rispetto al 2022.

In pratica, 7 aziende su 10 non erano in regola, derubando il lavoratore, la collettività e mettendo a rischio la sicurezza di chi vi è impiegato.

Nello specifico, va sottolineato il fatto che per i controlli effettuati in materia di lavoro e legislazione sociale, l’incidenza delle irregolarità è aumentata del 3%, toccando i 70 punti percentuali.

In particolare, quella su salute e sicurezza ha raggiunto l’85%, anch’essa in crescita dall’82,5% del 2022.

Ricordiamo che l’anno scorso ci sono stati più di tre morti al giorno sul posto di lavoro, una vera e propria strage.

Le tragedie di Brandizzo, dell’Esselunga a Firenze, della centrale ENEL di Suviana, sono i casi più visibili di uno stillicidio contro cui andrebbe introdotto il reato di omicidio sul lavoro, su cui hanno lavorato molte realtà negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda i contributi e i premi evasi, le ispezioni hanno permesso di recuperare 1,2 miliardi di euro.

Le irregolarità in ambito previdenziale sono state rilevate nell’84% dei casi, in quello assicurativo nel 94%: in pratica, non c’era quasi mai un’azienda in regola su quest’ultimo tema.

Anche i lavoratori in nero sono aumentati, del 12%, individuandone 16.744 con 970 di essi senza regolare permesso di soggiorno.

Le violazioni sulle lavoratrici madri e sulle pari opportunità sono aumentate del 24%, i casi di caporalato accertati addirittura del 205%.

Tolto il settore degli autotrasporti (80,8%), è quello del turismo e della ristorazione a detenere il primato delle irregolarità: nel 77,3% delle ispezioni.

Seguono il commercio al dettaglio, le costruzioni, il trasporto e magazzinaggio, la sanità e l’assistenza sociale.

Il maggior numero di illeciti si registrano dunque in quelle imprese in cui è largamente diffuso il sistema delle cooperative e i sindacalisti vengono anche messi sotto processo per associazione a delinquere (logistica e assistenza sociale).

E poi, ovviamente, nella filiera del turismo e dei servizi collegati.

È da quest’ultima che spesso sentiamo arrivare le lamentele sui giovani senza voglia di lavorare, che osano addirittura chiedere che paga avranno, con la moralizzazione vomitata da Briatore o emuli vari.

Da quel settore è stata fatta una vera e propria guerra al reddito di cittadinanza.

Ricordiamo che nel 2023 il risparmio effettivo su questa misura, dopo il picconamento del governo Meloni, è stato calcolato in 1,3 miliardi di euro.

In pratica, la stessa cifra recuperata solo con i limitati accertamenti riportati nel rapporto INL, che ovviamente hanno riguardato solo un numero ridottissimo di tutte le aziende del paese.

Insomma, ci troviamo di fronte a un generale peggioramento delle condizioni di lavoro e, come già detto, a una guerra interna contro i lavoratori. (Gigi Sartorelli, contropiano.org.)

Share
Categorie
Attualità

Maggio 2024 si chiude con un bilancio provvisorio di 95 morti di lavoro. Nei primi 5 mesi dell’anno si contano 460 morti, 26 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+6%).

Il weekend della Festa della Repubblica registra 3 vittime del lavoro. Intorno alle 7 del mattino di domenica 2 giugno è morta in un incidente stradale Karima Tift, marocchina, 38 anni, sposata, operatrice socio sanitaria in una residenza per anziani.

La lavoratrice è uscita di strada con la sua vettura a Ravenna, in zona Sant’Alberto, rientrando a casa dal turno di notte al Centro Don Zalambani. L’auto si è capottata nei campi, non dando scampo alla guidatrice, che era anche sindacalista CGIL.

Massimo Palmieri, 44 anni, moglie e tre figlie, residente a Vibo Valentia, ha perso la vita domenica 2 giugno nel ribaltamento del trattore con il quale stava lavorando un campo nel comune di Mileto. Le asperità del terreno la causa più probabile dell’incidente.

Sabato 1° giugno un altro incidente con il trattore ha spezzato la vita di Franco Ferrari, 77 anni, agricoltore e pensionato di Valsamoggia (Bologna).

L’anziano ha perso il controllo del trattore in un tratto scosceso, ha urtato un albero e poi il mezzo si è ribaltato, intrappolando Ferrari.

#karimatift#massimopalmieri#francoferrari#mortidilavoro

Giugno 2024: 3 (sul lavoro 2; in itinere 1; media giorno 1,5)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 463 morti (sul lavoro 360; in itinere 103; media giorno 3)

72 Lombardia (47 sul lavoro – 25 in itinere)

53 Campania (41-12)

43 Emilia Romagna (34-9)

37 Veneto (26-11), Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

25 Lazio (16-9)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

15 Marche (12-3), Calabria (12-3)

12 Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Trentino (7-2), Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0), Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

2 Molise (2-0).

Maggio 2024: 95 morti (sul lavoro 74; in itinere 210; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

Share
Categorie
Attualità

Non vogliono andare al governo, vogliono il potere.

«Nell’idea di Giorgia Meloni, il premierato comporta una preminenza assoluta del presidente del Consiglio e un sistema in cui il Parlamento non pesa più, secondo una tendenza già in atto, che verrebbe formalizzata e costituzionalizzata.

La differenza vera è che scomparirebbero i poteri del Capo dello Stato.

Oggi il Presidente della Repubblica ha il potere di designare il presidente del Consiglio e di sciogliere le camere; dopo, invece, il premier verrà eletto direttamente e non ci sarà più lo spazio per crisi di governo: o tutto funziona o si va a votare.

Che sarebbe come dire che in un matrimonio ogni volta che si litiga, bisogna divorziare, senza vie di mezzo.

Questo sistema non c’è in nessun’altra parte del mondo, c’è stato solo in Israele per un anno, ma è stato giudicato troppo rigido». (Carlo Galli, intervista di Eleonora Cappelli per Repubblica.)

Share
Categorie
Attualità

L’imbarazzo non crea eccitazione.

“L’inefficacia dell’esplicito è il punto in questione perché consente di tornare direttamente al problema dell’eccitazione che deriva dallo sguardo.

Con le rappresentazioni falliche o le scene di copula sui vasi greci, le lampade romane o le pitture murali pompeiane; nelle piccole sculture falliche di giada della Cina e nelle pitture su seta K’ang-Hsi; nei falli di pietra shintoisti e nella pornografia Ukiyo-e; e anche nelle straordinarie sculture Khajuraho, la rappresentazione e la narrazione sono sono fin troppo ovvie.

Non importa che ci soffermiamo o che ci concentriamo per vedere quel che accade: vediamo subito il pene e la vulva, diamo un’occhiata affrettata e afferriamo il concetto.

La scena è troppo ovvia e chiara, come fosse scritta a caratteri cubitali.

Non importa che guardiamo attentamente: in effetti, possiamo essere fin troppo imbarazzati per farlo e l’imbarazzo non provoca eccitazione”. (“Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi.)

Share
Categorie
Attualità

Quella volta che la Venere di Tiziano scandalizzò Mark Twain.

Venere di Urbino, di Tiziano Vecellio, databile nel 1538, olio su tela, 119×165 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.

“Entrate [agli Uffizi] e procedete verso la piccola galleria più visitata che esista al mondo – la Tribuna – e lì, contro la parete, senza uno straccio o una foglia che la nasconda, potete guardare a sazietà il quadro più sporco, spregevole, e osceno che esista al mondo – la Venere di Tiziano.

Non è per il fatto che è nuda e stesa sul letto, no, è l’atteggiamento di una delle braccia e della mano.

Se mi avventurassi a descrivere quell’atteggiamento, ci sarebbe proprio un bell’urlo di addolorata indignazione – ma ecco la Venere a giacere, che tutti possano divorarsela con gli occhi a loro piacimento – e ha diritto di starci, perché è un’opera d’arte, e l’arte, si sa, ha i suoi privilegi.

Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490-Venezia, 27 agosto 1576.

Ho visto una ragazzina lanciarle occhiate furtive; ho visto dei giovanotti fissarla a lungo e assortamente, ho visto vecchi infermi afferrarsi alle sue grazie con interesse patetico.

Come mi piacerebbe descriverla – solo per vedere quanta sacrosanta indignazione potrei sollevare nel mondo […] e tuttavia il mondo è disposto a lasciar guardare ai suoi figli e alle sue figlie la bestia di Tiziano, ma non ne accetterà mai la descrizione verbale […]

Ci sono dipinti di donne nude che non suggeriscono pensieri impuri – ne sono ben consapevole. Non sto inveendo contro di loro.

Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (1835-1910), è stato scrittore, umorista, aforisma e docente statunitense.

Quello che sto cercando di mettere in rilievo è il fatto che la Venere di Tiziano è assai lungi dall’essere una di quelle.

Non c’è dubbio che fu dipinta per un bagno e forse venne rifiutata perché era un tantino troppo piccante. A dire il vero, è un tantino troppo piccante per qualsiasi posto, che non sia una pubblica galleria d’arte”. (Mark Twain, A Tramp Abroad, 1880 in “Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi)

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: