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Leggere, riflettere e agire.

«Spiegare il titolo di questo libro potrebbe essere molto semplice.


È infatti sufficiente accendere la televisione o dare un’occhiata ai giornali, andare in giro sui bus o immergersi nei social network per rendersi conto che l’Italia è un paese razzista.

Con l’affermazione delle destre e della demagogia autoritariadegli ultimi anni, favorita dall’inasprirsi di una crisi che sembra infinita, il razzismo istituzionale, dall’alto, si combina con il razzismo dal basso, popolare, giustificandolo e incitandolo.

Il risultato è che il razzismo, nelle sue forme più brutali e violente, è stato sdoganato, legittimato, normalizzato.


Ciò che fino a qualche tempo fa era frenato dal pudore, viene oggi espresso senza timori, addirittura con fierezza, con l’orgoglio dell’ovvietà.

Il terribile trionfo dell’uomo qualunque.


Tuttavia, la spiegazione più semplice rischia di essere semplicistica se privata della storia, ovvero delle genealogie, origini e sviluppi del razzismo, in Italia e più in generale nella società capitalistica in cui da alcuni secoli viviamo.

Se affrontiamo questo percorso, più lungo, complesso e duro, dobbiamo accettare di sfidare non solo il senso comune dell’uomo qualunque, ma anche le scorciatoie, le rimozioni e le visioni consolatorie o autoassolutorie di chi pensa che l’antirazzismo sia una mera questione morale, di buoni sentimenti, di convivenza civile.

Talvolta per mettere a fuoco una cosa bisogna allontanarsene, per vederla così nella sua interezza e dunque poter intervenire nella sua sostanza.

È questo il tentativo che proverà a fare libro, non per mitigare le responsabilità storiche del razzismo delle Meloni e dei Salvini, ma al contrario per spiegare come il razzismo delle Meloni e dei Salvini sia il perverso prodotto di una lunga storia che riguarda tutte e tutti».

(Introduzione a “L’Italia è un paese razzista”, Anna Curcio, DeriveApprodi.)

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Attualità

Il nuovo cda di Inail si è appena insediato e già i conti dei morti di lavoro non tornano.

Inail ha atteso il 1° Maggio per diffondere il dato dei morti di lavoro del primo trimestre 2024: 191, con un calo del 2,6% rispetto al 2023.

Nel primo trimestre a noi, nel nostro piccolo, risultavano 260 morti di lavoro (vedi post del 16 aprile), con un aumento del 3% rispetto all’anno scorso.

Balla una differenza di 69 vittime (+36% rispetto all’Inail), vite svanite nel nulla.

Certo l’Inail usa criteri molto stretti, lavora sulle denunce (sulle quali pende sempre la mannaia della burocrazia), inoltre non considera molte categorie di lavoratori.

Però sono i dati Inail a fare testo, ripresi acriticamente dai media e usati dal governo a seconda della convenienza del momento.

Generalmente la nostra presidenta del Consiglio sulla materia tace, mentre la ministra incompetente pure, affezionatissima solo alla mirabolante idea della patente a punti per le aziende dell’edilizia.

Torniamo a ripetere: è tempo che l’Italia rimetta mano all’intero sistema della certificazione, non prima di essersi dotata di una legislazione in grado, se non di stroncare, di ridurre ai minimi termini il fenomeno degli omicidi sul lavoro.

Emblematico è il caso di Raffaele Landi, allevatore e agricoltore di 69 anni, morto ilmattino del 1° Maggio a Gavassa (frazione di Reggio Emilia).

Dopo la mungitura delle 5, alle 8 si era messo alla guida di un trattore con agganciata una falciatrice per raccogliere il foraggio per gli animali.

Mentre raggiungeva uno dei suoi terreni, impegnato in una svolta a sinistra per imboccare una strada di campagna, è stato tamponato con violenza da un’autocisterna per il trasporto latte che tentava il sorpasso.

Il trattore è stato sbalzato in un campo e si è rovesciato, uccidendo l’agricoltore.

I media locali informano che secondo il servizio di Medicina del Lavoro della Ausl di Reggio Emilia non ci sono gli elementi per considerare la morte di Landi come legata al lavoro. Evidentemente ci si mette alla guida di un trattore per fare una scampagnata…

Il 1° Maggio registra un’altra vittima del lavoro agricolo. Si tratta del 64enne Mario Mondello, che ad Agrigento stava lavorando in un suo terreno con un trattore cingolato.

L’uomo ha perso il controllo del mezzo, che si è ribaltato in un laghetto artificiale. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare fino alle 3 della notte per recuperare il corpo dell’agricoltore, incastrato sotto il trattore.

Giovedì 2 maggio sono morti tre operai edili, due in provincia di Napoli e uno nel Siracusano, tutti vittime di cadute.

Vincenzo Coppola, 60 anni, ha perso la vita a Casalnuovo (Napoli) cadendo da una scala nel cantiere per la costruzione di una scuola per l’infanzia.

Il lavoratore è stato trasportato al pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori di Acerra, dove i suoi compagni di lavoro si sono subito dileguati.

Segno evidente che in quel cantiere molte cose non funzionavano. Lo denuncia alla Tgr Campania il fratello della vittima, geometra impiegato anche lui nel settore, secondo il quale il cantiere non è a norma, a partire dall’assenza di impalcature.

Raffaele Manzo di anni ne aveva 57, ed è morto a Lettere (Napoli), precipitando dal terzo piano durante l’installazione dei ponteggi intorno a una palazzina. Lascia la moglie e tre figli.

Non conosciamo ancora il nome dell’operaio catanese di 59 anni vittima a Floridia (Siracusa), del cedimento del tetto di una villetta sul quale stava posizionando dei pannelli.

Martedì 30 aprile è morto alla Imes di Gioia del Colle (Bari), il 59enne Corrado Buttiglione, travolto dal carico di metallo che stava movimentando con un muletto nel cortile dell’azienda, che produce infrastrutture in acciaio.

Lunedì 29 aprile è morta al San Camillo di Roma Adalgisa Fabrizi, 78 anni, che sabato 27 aprile era stata incornata alla trachea da una bufala nel suo allevamento di Amaseno (Frosinone).

Nota finale: facendo la media delle età delle 7 vittime di cui abbiamo parlato, si ottiene 66,2 anni.

#raffaelelandi#mariomondello#vincenzocoppola#raffaelemanzo#corradobuttiglione#adalgisafabrizi

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Maggio 2024: 5 morti (sul lavoro 5; in itinere 0; media giorno 2,5)

Anno 2024: 370 morti (sul lavoro 289; in itinere 81; media giorno 3)

51 Lombardia (33 sul lavoro – 18 in itinere)

42 Campania (31-11)

37 Emilia Romagna (29-8)

32 Veneto (23-9)

26 Toscana (24-2)

24 Sicilia (16-8)

23 Puglia (19-4)

22 Lazio (16-6)

19 Piemonte (15-4)

15 Abruzzo (12-3)

12 Calabria (10-2)

10 Liguria (8-2), Marche (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Sardegna (7-1)

7 Trentino (5-2), Alto Adige (7-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Attualità

Eccesso colposo di opinionismo.

Chiede il conduttore al giornalista ospite della trasmissione: “Che idea ti sei fatto?”

E a noi che cosa dovrebbe importare delle sue idee?

Ci racconti i fatti, visto che è un giornalista, che l’idea ce la sappiamo fare da soli.

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Attualità

Riflettendo su quello che ci sta succedendo.

“Ecco una storia. allora: è un errore definire i nostri tempi neoliberisti, perché le loro politiche non sono né neoliberiste.

La politica del presente potrebbe benissimo essere descritta con il termine di alt-fascista (1), dato che il suo scopo principale è salvaguardare il potere della classe dominante attraverso la manipolazione dei pregiudizi razziali e l’uso della sorveglianza e della violenza per reprimere il dissenso.

Come ci ricorda Angela Devis, è un sistema che verte principalmente sul complesso carcerario-industrale, oggi ampliato su scala globale.

Cioè che è nuovo non è affatto la politica, che è un doppio farsesco della sovrastrutture del vecchio, ma piuttosto il modo di produzione sottostante.

Si potrebbe dire che nemmeno l’economia è liberista, e che è questo a renderla nuova.

Le forze di produzione organizzate intorno all’informazione cambiano la forma della mere.” (Il capitale è morto”, Mackanzie Wars, Nero.)

(1) “Dai fascismi ai populismi. Storia, politica e demagogia del mondo attuale”, Federico Finchelstein, Donzelli 2019.

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Attualità

Quel furto di profumi puzza forte di cleptomania.

On. Piero Fassino, smettila, devi prendere atto che hai un problema, una vera e propria patologia.

Si cura, se ti impegni.

Per il resto, ammetti il furto, risarcisci il danno e chiedi scusa.

Comportati come si comporterebbe un comunista, cazzo! O neanche ti ricordi più come si fa?

Lo sai, vero, che tuo padre, Eugenio, nome di battaglia, “Geni Bocia”, comandante della 41^ Brigata Garibaldi come minimo ti prenderebbe a schiaffoni?

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Finora si contano 363 morti di lavoro. In Italia, il 1° maggio 2024 non è la festa, ma il funerale del lavoro.

Il mese di aprile è il più sanguinoso del 2024: si chiude infatti con un dato (provvisorio) a tre cifre, prima volta nell’anno.

I morti di lavoro sono stati 103 morti (83 sul lavoro, 20 in itinere), con una media quotidiana di 3,4 vittime.

Accade alla vigilia del 1° maggio, mentre Sergio Mattarella alza una volta di più la voce contro la strage di lavoratori: “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre.

Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse è inaccettabile”.

Il governo Meloni, ovviamente, farà finta di nulla.

Ivo Bellotto, 68 anni, autotrasportatore trevigiano in pensione, è morto martedì 30 aprile nel cantiere di un allevamento di Fiume Veneto (Pordenone), colpito dal carrello a forbice della gru con la quale stava movimentando materiale.

Il lavoratore è caduto da circa tre metri di altezza ed è morto all’istante.

Un lavoratore 59enne della diga di Presenzano (Caserta), di cui ancora non si conoscono le generalità, è stato colto da malore durante il turno, martedì 30, ed è stato trasportato al pronto soccorso di Piedimonte Matese, dove è spirato.

Sergio Tommasi, farmacista 55enne, è stato trovato senza vita domenica 28 aprile nella farmacia di Rocchetta di Cairo Montenotte (Savona).

L’allarme è scattato perché Tommasi, che era di turno, non rispondeva alle chiamate.

Sono stati i vigili del fuoco a forzare la porta chiusa dall’interno, ma per il farmacista non c’era più nulla da fare.

Tomasi era anche un volontario della Croce Rossa, nonché istruttore per il soccorso in acqua.

Martedì 30 è giunta la notizia della morte nello Zimbabwe, il 17 aprile, del 57enne Antonio Pozzer, tecnico montatore della Laser di Santa Maria di Zevio (Verona), che produce macchine per dolci e panificazione.

Pozzer il 17 aprile era giunto in fabbrica ad Harare, aveva indossato la tuta e si preparava ad affrontare la giornata, quando è stato colto da un malore che non gli ha dato scampo.

La salma non è ancora rientrata in Italia.

#ivobellotto#sergiotommasi#antoniopozzer#mortidilavoro

(Courtesy by Piero Santonasato/Morti di lavoro),

Aprile 2024: 103 morti (sul lavoro 83; in itinere 20; media giorno 3,4)

Anno 2024: 363 morti (sul lavoro 282; in itinere 81; media giorno 3)

51 Lombardia (33 sul lavoro – 18 in itinere)

40 Campania (29-11)

34 Emilia Romagna (28-8)

32 Veneto (23-9)

26 Toscana (24-2)

22 Puglia (18-4), Sicilia (14-8)

21 Lazio (15-6)

19 Piemonte (15-4)

15 Abruzzo (12-3)

12 Calabria (10-2)

10 Liguria (8-2), Marche (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Sardegna (7-1)

7 Trentino (5-2), Alto Adige (7-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

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Attualità

L’inflazione ci ha sottratto 3.600 euro in un anno. Festeggiamo un Primo Maggio più povero.

Le stime dicono che l’inflazione è allo 0,9%. Però i costi dei trasporti delle merci sono al +4,5%. Perché se i costi dell’energia sono scesi da -13,9% a -10,3%?

Il risultato è che il carrello della spesa batte +2,4%.

Secondo il presidente delle Coop Marco Pedroni, “nonostante i dati di oggi confermino un rallentamento dell’inflazione e una timida accelerazione della crescita del Pil, gli italiani fanno fatica a percepire un miglioramento delle condizioni economiche del Paese”.

L’Ufficio studi Coop calcola infatti che il delta tra “l’inflazione percepita e quella misurata, nel 2024 potrebbe aggirarsi intorno ai 9 punti percentuali (+1,3% quella prevista nelle misurazioni statistiche e +10,3% quella percepita), come se gli italiani avessero perso in un anno circa 3600 euro a famiglia”.

In Italia c’è troppo lavoro povero, troppa miseria, i rinnovi dei contratti sono bloccati, il governo lascia fare all’inflazione, non vuole nemmeno il salario minimo.

Questa è la realtà, altro che “fatica a percepire un miglioramento delle condizioni economiche”.

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Attualità

Domani è il Primo Maggio, ma loro non lo festeggeranno.

Registriamo 5 nuove vittime del lavoro, tutte nell’Italia del Nord: 2 in Lombardia, che sale a 51 morti di lavoro, uno ogni 30 ore; e uno ciascuno in Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro.)

Samuele Del Ministro era un caposquadra cinquantenne del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, temporaneamente trasferito da Pistoia al distaccamento di Torino Lingotto.

Nella notte tra domenica 28 aprile e lunedì 29 era il caposquadra di turno e, in assenza di interventi, era andato a riposare.

È stato colpito da un malore e trasportato d’urgenza alle Molinette, dove è spirato. Lascia la moglie e due figli.

Sabato 27 aprile è morto al San Gerardo di Monza un operaio egiziano di 42 anni che il 24 aprile era stato colpito da un pezzo di metallo staccatosi dalla gru di un cantiere brianzolo.

Di lui conosciamo al momento soltanto le iniziali, M.M., e la residenza, Milano.

Giovedì 25 aprile la 23enne Sara Prandoni, di Olgiate Olona (Varese), commessa di un negozio di telefonia nel centro commerciale di Rescaldina, si è sentita male al lavoro ed è stata ricoverata nell’ospedale di Legnano, dove è morta domenica 28 senza riprendere conoscenza. La magistratura ha ordinato l’autopsia.

Il 36enne Elia Zecchinato lunedì 29 tornava a casa in scooter dal lavoro in un negozio di autoricambi di Verona quando è stato investito da una vettura che usciva contromano da una strada laterale.

L’urto è stato devastante e il lavoratore è morto sul colpo. La donna alla guida della vettura è stata denunciata per omicidio stradale.

Un 63enne triestino, Franco Picinin, cardiopatico e diabetico, ha accusato un malore mentre lavorava in un campo.

È riuscito a tornare a casa, da dove la moglie ha chiesto aiuto alla Sores (Struttura operativa regionale emergenza sanitaria).

I soccorritori sono però arrivati quasi mezz’ora dopo e per l’uomo non c’era più nulla da fare.

La Procura ha aperto un’inchiesta sul perché Sores non avesse mezzi liberi, mentre l’agenzia si difende sostenendo che la moglie della vittima non fosse riuscita a dare indicazioni precise sull’indirizzo e che non avesse seguito le prime istruzioni date per telefono dagli operatori.

#samueledelministro#saraprandoni#eliazecchinato#francopicinin#mortidilavoro

Aprile 2024: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,4)

Anno 2024: 359 morti (sul lavoro 278; in itinere 81; media giorno 2,9)

51 Lombardia (33 sul lavoro – 18 in itinere)

39 Campania (28-11)

34 Emilia Romagna (28-8)

32 Veneto (23-9)

26 Toscana (24-2)

22 Puglia (18-4), Sicilia (14-8)

21 Lazio (15-6)

19 Piemonte (15-4)

15 Abruzzo (12-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2), Alto Adige (7-0)

5 Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Friuli V.G. (4-0),

3 Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

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Attualità

Domenica 28 è stata la giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro. La ministra competente, invece, pensava a tutt’altro.

Domenica 28 aprile è stata la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, proclamata dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO). Sul sito del Ministero del Lavoro non ve n’è traccia, a parte un generico rimando a www.ilo.org. La ministra Calderone ha altro per la testa, tipo la convention di Fratelli d’Italia a Pescara, dove ha preferito esercitarsi nella consueta invettiva contro i percettori di sussidi.

La sicurezza non è evidentemente questione che riguardi il governo. Se ne sono accorti anche all’ILO, perché l’Italia non figura tra gli 88 paesi presi in esame per costruire un report sull’attività degli ispettori del lavoro nel mondo. San Marino c’è, l’Italia no.

Continua però lo stillicidio delle morti quotidiane, anche se le notizie in materia circolano poco e male. Soltanto domenica 28 aprile, ad esempio, si è saputo che venerdì 19 aprile, dopo due settimane di ricovero all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino è morto l’autotrasportatore 45enne Salvatore Nicolosi, residente con la moglie e i due figli a Zeme (Pavia). Il 5 aprile era stato vittima di un gravissimo incidente alla Seici di Leinì (Torino): caricando fenolo da trasportare a Savona, per il malfunzionamento di un tubo era stato investito dalla sostanza, riportando gravi ustioni alle gambe e al tronco nonché lesioni ai polmoni per via dei vapori inalati. Nicolosi ha lottato per due settimane in rianimazione, poi il suo fisico ha ceduto.

Venerdì 26 aprile a Sambuca Pistoiese (Pistoia), è stato ritrovato sul greto di un torrente, in fondo a un dirupo di una quindicina di metri, il corpo di Andrea Granati, 49 anni, dipendente di un’impresa edile. Il lavoratore mancava all’appello dalla sera di mercoledì 24 aprile e soltanto il ritrovamento del suo furgone ha permesso di ricostruire i fatti. Granati deve essersi fermato per controllare uno pneumatico e, complice l’oscurità, ha fatto un passo falso ed è precipitato nel dirupo. La giornata festiva del 25 aprile e il fatto che vivesse da solo hanno contribuito a far scattare l’allarme in ritardo.

Sabato 27 aprile l’Alto Adige ha registrato la terza vittima del lavoro in una settimana. Si tratta dell’imprenditore vitivinicolo Erhart Tutzer, 76 anni, titolare della cantina Plonerhof. L’uomo era impegnato nella concimazione di un vigneto a Marlengo (Bolzano), quando è sbandato con il trattore ed è precipitato nella strada che corre ai piedi della vigna. Un volo di circa tre metri, che gli ha causato lesioni fatali.

#salvatorenicolosi#andreagranati#erharttutzer#mortidilavoro

Aprile 2024: 94 morti (sul lavoro 75; in itinere 19; media giorno 3,3)

Anno 2024: 354 morti (sul lavoro 274; in itinere 80; media giorno 2,9)

49 Lombardia (31 sul lavoro – 18 in itinere)

39 Campania (28-11)

34 Emilia Romagna (28-8)

31 Veneto (23-8)

26 Toscana (24-2)

22 Puglia (18-4), Sicilia (14-8)

21 Lazio (15-6)

18 Piemonte (14-4)

15 Abruzzo (12-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2), Alto Adige (7-0)

5 Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Friuli V.G. (3-0), Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di Lavoro).

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Attualità

Quando scoppiò la rivoluzione informatica.

“Internet è nato nelle università e ha colto il capitale di sorpresa.

Mentre molti studiosi nell’ambito delle scienze umane erano intenti a scrivere teorie marxiste sofisticate, in campo informatico stava germogliando un nuovo modo di produzione che aveva già trasformato gran parte delle scienze.” (“Il capitale è morto e il peggio deve ancora venire” MacKenzie Wark, Nero.)

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Attualità

Non date cibo ai cani da guardia

(Da contropiano.org)

In Italia, da tempo, il “watchdog journalism” si è tradotto in cane da guardia del potere costituito, una prassi che ormai pervade la Rai nell’era di TeleMeloni, calco delle reti berlusconiane. 

Entrambi i network ormai sono diventati il circolo ricreativo di redattori dei giornali di destra, di proprietà di Angelucci, ovviamente finanziati col denaro pubblico. 

La loro missione è spostare il dibattito dalle cause agli effetti, e da questi alle conseguenze. 

Decontestualizzare gli episodi dal quadro generale per piegarli alle necessità politiche contingenti è sempre stato il sestante della propaganda della destra. 

Un maledetto trucco col quale si sono giustificate le nefandezze della storia e dell’attualità politica: dal fascismo al colonialismo, dal revisionismo storico all’imperialismo, dallo sfruttamento alla repressione, dal razzismo al sessismo. 

Il discorso pubblico viene forzato, eterodiretto e gestito dall’alto di specifici interessi lobbistici.

Non è più il capitalismo, ma qualcosa di peggio – dice McKanzie Wark – La classe dominante del nostro tempo non governa più grazie al suo possesso dei mezzi di produzione, come facevano i capitalisti. Né attraverso il possesso della terra, come facevano i proprietari terrieri. La classe dominante del nostro tempo possiede e controlla l’informazione”. (“Il capitalismo è morto, il peggio deve ancora venire”, Mackenzie Wark, Nero 2021). 

Questo spiega perché la politica oggi si fa sui social e sui mass media, invece che nelle istituzioni democratiche e nella realtà sociale.

È, dunque, una forte tentazione quella di ribattere colpo su colpo ai latrati di quella muta di giornalisti cani che fanno la guardia alle nefandezze del governo, della Ue, della Nato, di Israele. 

Ma in questo groviglio di personalismo, narcisismo e servilismo, il dibattito è sceso a un livello talmente basso da rendere inutile ogni possibilità di dialogo. 

Anche perché il metodo si è specializzato, ha mutuato dai social il famoso paradigma del “bene o male purché se ne parli”, metodo che consiste nell’ingaggiare la polemica, alimentarla dalla contrapposizione in modo da tenere impegnata l’attenzione il più a lungo possibile sulla polemica stessa, invece che sulla realtà dei fatti. 

I cani da guardia del potere sono affamati di polemica, che è la chiave del successo del talk show: odio e audience.

D’altronde, è lo stesso livello che esprime il committente, vale a dire la macchina propagandistica del governo. Livello ormai assunto come linea di condotta anche dall’opposizione parlamentare, nonché dai rappresentanti delle cosiddette parti sociali.

Tuttavia, ci sono urgenze politiche che non possono aspettare, segnali economici che vanno compresi, ricchezze sociali che vanno raccolte. I partiti hanno chiuso le sezioni, i loro dirigenti vanno in tv.

Se il sistema politico italiano avesse avuto in sé i tanto decantati anticorpi, gli eredi del Msi non sarebbero andati al governo, a braccetto con i reduci del berlusconismo e del leghismo. 

Fuori dai polveroni, la situazione sociale, la condizione materiale, il lavoro povero, i livelli di strapotere corporativo, la neutralizzazione dei diritti per liquidare gli ultimi residui di stato sociale, devono mantenere saldo il loro posto in cima alla nostra agenda. 

Non solo perché su questi terreni la propaganda del neo-regime è flaccida, gli specchi sono difficili da venire arrampicati, le bugie vengono presto a galla. 

Soprattutto, perché sono essenziali a guardare avanti, a puntare l’attenzione sugli aspetti critici di un sistema che sta sbandando nel fango reazionario, diventando ogni giorno più ferocemente classista, corporativo, intollerante, bellicista.

Meglio i tagli ai servizi pubblici che la vittoria di Putin”, si è sentito dire a Londra. “L’Europa deve diventare una potenza militare”, hanno fatto eco da Parigi. Il neoliberismo in affanno, si alimenta di bellicismo.

Siamo a un salto di qualità dei fattori che spingono alla famigerata “distruzione creativa”. Sul piano internazionale, il capitalismo finanziario occidentale in declino vuole sottomettere l’economia reale in ascesa in oriente, manu militari

Contemporaneamente, il bellicismo spinge all’aggressione delle regole politiche, economiche e sociali, attacca le stesse consuetudini democratiche. 

Le guerre in atto sono dunque la stessa guerra, la guerra è una ed è la pericolosa variabile dipendente dall’accumulazione che pretende il superamento delle attuali norme con cui si governano le contraddizioni interne ai paesi occidentali. 

Abbiamo visto i manganelli nelle città italiane ed europee, li abbiamo visti nelle Università degli USA. È ormai un dato di fatto: la lenta fine dello Stato sociale equivale alla progressiva fine dello Stato di diritto.

Se è vero che i pericoli sono forti, tanto da essere già nei fatti, è altrettanto vero che essi non si combattono ponendosi come obiettivo il ritorno alla dialettica precedente. 

Non basta prendere atto che il vento è cambiato, che è un vento atlantico, un’aria cattiva di sfruttamento, di repressione, di menzogna, di rivalsa revisionista, di guerra per procura, di sterminio, di sovranismo. Non è solo vento, è già tempesta.

La realtà che abbiamo conosciuto finora è stata nei fatti già superata da una nuova forma di rigidità del comando sul piano interno, di egemonia imperialista e neocolonialista sul piano internazionale. 

Prenderne atto significa non perdere tempo in piccole tattiche difensive, ma ripensare, riorganizzare, riprogettare una nuova visione delle contraddizioni e di conseguenza una nuova pratica politica. 

Ci sono compiti molto più importanti che stare appresso ai ditirambi nei talk show televisivi.

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Attualità

Il nuovo abito mentale dei capitalisti.

“I nostri nuovi padroni indossano completi solo quando sono convocati di fronte al Congresso; altrimenti si limitano a indossare magliette costose senza dare nell’occhio.

Non li si vedrà mai tagliare nastri alle inaugurazioni delle fabbriche. Non promuovono il duro lavoro e la parsimonia, ma la creatività, la mindfulness e il consumo etico.

La cultura borghese con cui generazioni di esteti marxisti hanno avuto un rapporto di amore e odio si è ormai estinta.

La classe dirigente non è più quella di una volta. Forse ha bisogno di un nuovo nome.” (“Il capitalismo è morto, il peggio deve ancora venire”, McKenzie Wark, Nero.)

Mark Zuckerberg, chief executive officer of Meta Platforms Inc., during a Senate Judiciary Committee hearing in Washington, DC, US, on Wednesday, Jan. 31, 2024. Congress has increasingly scrutinized social media platforms as growing evidence suggests that excessive use and the proliferation of harmful content may be damaging young people’s mental health. Photographer: Kent Nishimura/Bloomberg via Getty Images
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Attualità

La ministra del Lavoro lo sa che durante il suo mandato i morti di lavoro sono aumentati del 10 per cento?

L’aumento percentuale delle morti di lavoro 2024 rispetto al 2023 raggiunge la doppia cifra: 10% di vittime in più, al 26 aprile (32 in termini assoluti).

Il quadro di indifferenza in cui si lavora e si muore è dipinto alla perfezione dalle parole scritte a un’amica da Matteo Cornacchia, l’operaio 46enne di Travagliato (Brescia), invalido all’80%, ucciso il 24 aprile da una lastra metallica sganciatasi da un carroponte alla Dall’Era Siderurgica di Lograto.

«Faccio sempre il solito lavoro – scriveva Matteo Cornacchia a Cristina Vicinali – stringo denti e pugni perché di uno stipendio ne ho bisogno, finché le gambe reggono cammino solo per il dovere.

È da circa un anno e quando sto in piedi non riesco a tenere le gambe dritte, sono sempre piegate e da circa dieci giorni, da quando sto in quella posizione, non sopporto più il dolore per oltre dieci minuti. Mi cedono le gambe e devo appoggiarmi a qualcosa».

Nonostante le precarie condizioni fisiche, Matteo lavorava da solo sotto carriponte dei quali il sindacato aveva denunciato tanto la vetustà quanto la mancanza di manutenzione.

Dall’azienda, finora, soltanto silenzio a parte il generico dichiararsi a disposizione degli inquirenti.

Il 25 aprile ha portato la morte di una sindaca nell’esercizio delle sue funzioni. Mirella Cerini, 50 anni, prima cittadina di Castellanza (Varese), ha concluso il suo discorso alle cerimonie per l’anniversario della Liberazione ed è tornata in Comune per prendere qualcosa di caldo perché non si sentiva bene.

L’hanno trovata senza vita nel suo studio, con ancora indosso la fascia tricolore.

Dei tre lavoratori morti il 26 aprile non conosciamo ancora i nomi.

Sono un boscaiolo di 75 anni travolto da un tronco nei boschi di Rasun – Anterselva (Bolzano); un dipendente di 47 anni della Raggi Costruzioni di Pontassieve (Firenze), stroncato da un malore negli uffici aziendali; un camionista polacco di 60 anni che sulla Teramo – Mare si è sentito male ma ha avuto la forza di accostare il tir prima di perdere i sensi e – nonostante i soccorsi – la vita.

#matteocornacchia#mirellacerini#mortidilavoro

Aprile 2024: 91 morti (sul lavoro 72; in itinere 19; media giorno 3,5)

Anno 2024: 351 morti (sul lavoro 271; in itinere 80; media giorno 3)

49 Lombardia (31 sul lavoro – 18 in itinere)

39 Campania (28-11)

34 Emilia Romagna (28-8)

31 Veneto (23-8)

25 Toscana (23-2)

22 Puglia (18-4), Sicilia (14-8)

21 Lazio (15-6)

17 Piemonte (13-4)

15 Abruzzo (12-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2)

6 Alto Adige (6-0)

5 Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Friuli V.G. (3-0), Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di Lavoro.)

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Attualità

“Le parole sono importanti”.

“La parola “gotico” venne dapprima usata dai critici d’arte italiani del Rinascimento per indicare uno stile che consideravano barbaro e ritenevano importato in Italia dai goti, distruttori dell’impero romano e saccheggiatori delle sue città.

La parola “manierismo” conserva ancora per molti il suo originario significato di affettazione e vuota imitazione, che erano le accuse lanciate dai critici del Seicento contro gli artisti del tardo Cinquecento.

Il termine “barocco” fu impiegato più tardi dai critici che, scesi in campo contro le tendenze seicentesche , volevano sottolineare l’aspetto ridicolo.

Barocco in realtà significa assurdo o grottesco, e fu usato da chi sosteneva l’opinione che le forme classiche si dovevano usare o combinare solo nei modi adottati dai greci e dai romani.

Per tali critici trascurare le rigide regole dell’architettura antica pareva una biasimevole mancanza di gusto, per cui stigmatizzarono questo stile come barocco.” (“La storia dell’arte”, E. H. Gombrich. Phaidon).

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Attualità

Continua la strage di lavoratori.

Mercoledì 24 aprile registriamo cinque nuove vittime del lavoro, ma i media per qualche imperscrutabile motivo ne contano soltanto due.

Matteo Cornacchia, 46 anni, operaio alla Dall’Era Siderurgica di Lograto (Brescia), è morto colpito da un pannello metallico staccatosi dal carroponte che stava manovrando. La Uil, sindacato cui era iscritto, denuncia la vetustà e la carenza di manutenzione dei carriponte dell’azienda, nonché il fatto che l’operaio avesse una percentuale di disabilità superiore al 70%.

Una lastra metallica è anche la causa della morte di Donato De Luca, 57 anni, operaio di Oppido Lucano (Potenza).

Mercoledì mattina era al lavoro sulle impalcature della nuova chiesa del paese, quando è stato colpito da un pannello spostato da una ventata ed è caduto da un’altezza di circa 3 metri. Nulla hanno potuto i soccorritori.

I tre morti di lavoro non conteggiati dai media sono:

– Gheorghe Breahna, 51enne romeno, morto dopo due settimane di ricovero al San Camillo di Roma, dove era stato trasportato dall’elisoccorso l’8 aprile.

L’operaio era caduto dal tetto di un capannone alto 9 metri a Latina Scalo, riportando lesioni gravissime.

– Salvatore Scotognella, barista 28enne di Castellammare di Stabia (Napoli), morto all’alba di mercoledì 24 aprile mentre in scooter andava al lavoro.

Si è schiantato contro un camion fermo in panne in una strada stretta.

– Adriano Corvaglia, 58 anni, morto martedì 23 aprile tornando a casa a Siracusa dal lavoro nella zona industriale di Augusta.

L’uomo è uscito di strada con la sua vettura, rotolando nella scarpata della sp 114 a Melilli.

#matteocornacchia#donatodeluca#gheorghebreahna#salvatorescotognella#adrianocorvaglia#mortidilavoro

Aprile 2024: 86 morti (sul lavoro 68; in itinere 18; media giorno 3,5)

Anno 2024: 346 morti (sul lavoro 267; in itinere 79; media giorno 3)

48 Lombardia (30 sul lavoro – 18 in itinere)

39 Campania (28-11)

34 Emilia Romagna (28-8)

31 Veneto (23-8)

24 Toscana (22-2)

22 Puglia (18-4)

21 Lazio (15-6), Sicilia (14-7)

17 Piemonte (13-4)

14 Abruzzo (11-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2)

5 Alto Adige (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Friuli V.G. (3-0), Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro.)

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Analisi e teorie contemporanee. Attualità

La classe dominante del nostro tempo.

“Non è più il capitalismo, ma qualcosa di peggio. La classe dominante del nostro tempo non governa più grazie al suo possesso dei mezzi di produzione, come facevano i capitalisti.

Né attraverso il possesso della terra, come facevano i proprietari terrieri.

La classe dominante del nostro tempo possiede e controlla l’informazione”. (“Il capitalismo è morto, il peggio deve ancora venire”, Mackenzie Wark, Nero.)

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Attualità

“Qua si fanno male perché sono deficienti”.

Lo ha detto l’imprenditore carrarese del marmo Alberto Franchi, rispondendo alle telecamere di Report.

“Qua si fanno male perché sono deficienti” lo ha detto l’imprenditore carrarese del marmo Alberto Franchi, rispondendo alle telecamere di Report.

In buona sostanza, secondo l’illuminato padrone, gli operai vanno in cava con il chiaro obiettivo di finire in ospedale, se non di lasciarci la pelle. La Borsa ha apprezzato, premiando la Franchi Umberto Marmi con un rialzo del 7%. Questo è il vero stato dell’arte: “Io so’ io e voi nun sete un cazzo”.

“Nel nostro paese è diffusa una cultura padronale che vede in salute e sicurezza un costo, da ridurre all’osso per poter massimizzare i profitti”, si legge in un comunicato stampa di Usb, che convoca la manifestazione dl 1 Maggio a Firenze, nel luogo della strage di edili, il cantiere la Esselunga.

La settimana dal 14 al 21 aprile si è chiusa con un totale di 28 morti di lavoro, 4 al giorno.

Lunedì 22 aprile contiamo già 5 vittime. Tutti i contatori sono in rialzo ma, al di là delle pelose dichiarazioni di facciata, regnano l’indifferenza della politica e il sarcasmo padronale.

Quattro delle ultime vittime avevano meno di 30 anni e, tutte insieme, non toccavano il secolo di vita.

Armin Mittermair aveva 21 anni e faceva il boscaiolo. Lunedì 22 aprile è morto travolto dall’albero che stava abbattendo nei boschi di Nova Levante (Bolzano). Trasportato in ospedale con l’elisoccorso, non è sopravvissuto alle ferite.

Francesco Caruso di anni ne aveva 22: era stato assunto da un albergo di Taormina (Messina) ed è morto recandosi al lavoro in scooter da Letojanni, dove risiedeva.

Sulla statale 114 si è scontrato con una moto e, dopo un breve ricovero al San Vincenzo di Taormina, ne è stata dichiarata la morte cerebrale. I familiari hanno donato gli organi.

Haris Shala aveva 25 anni, viveva a Pisa e faceva il camionista. Lunedì 22 ha perso la vita sulla A22 in direzione Modena, nel territorio di Nogarole Rocca (Verona), quando con il suo camion si è schiantato contro un tir fermo in coda per un incidente precedente.

Lascia una bimba in tenerissima età.

Beatrice Belcuore, 25 anni, voleva ripercorrere le orme del padre, carabiniere a Poggio Mirteto (Rieti). Frequentava la scuola Marescialli e Brigadieri dell’Arma, a Firenze, dove lunedì 22 si è chiusa in camerata e si è sparata.

Il burnout tra le divise colpisce anche chi è appena agli inizi della carriera.

Il pordenonese Stefano Del Piero, 48 anni, agente della Polizia di Stato, è morto lunedì 22 stroncato da un malore non appena terminato il turno 19-24 sulle volanti di Treviso.

Si è accasciato in Questura e a nulla sono valsi i soccorsi.

Antonio Maruca era un ristoratore di 58 anni e lunedì 22 aveva approfittato del giorno di chiusura della sua Trattoria Acquasala, a Milano, per sistemare i pannelli del controsoffitto.

È morto cadendo dal trabattello sul quale era salito: una caduta “di testa”, che non gli ha lasciato scampo.

#arminmittermair#francescocaruso#harisshala#beatricebelcuore#stefanodelpiero#antoniomaruca#mortidilavoro#albertofranchi

Aprile 2024: 79 morti (sul lavoro 63; in itinere 16; media giorno 3,6)

Anno 2024: 339 morti (sul lavoro 262; in itinere 77; media giorno 3)

46 Lombardia (28 sul lavoro – 18 in itinere)

38 Campania (28-10)

34 Emilia Romagna (28-8)

31 Veneto (23-8)

24 Toscana (22-2)

22 Puglia (18-4)

20 Lazio (14-6), Sicilia (14-6)

17 Piemonte (13-4)

14 Abruzzo (11-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2)

5 Alto Adige (5-0),

4 Valle d’Aosta (4-0), Umbria (4-0)

3 Friuli V.G. (3-0)

2 Basilicata (2-0)

1 Molise (1-0).

(Courtesy by Piero Santonastaso).

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Attualità

“La libido incestuosa e la destrudo patricida vengono quindi rivolte contro l’individuo e la sua società in forme che evocano minacciosa violenza e pericolose delizie – non soltanto orchi ma anche sirene dal fascino misterioso e nostalgico.

I contadini russi, per esempio, conoscono l’esistenza delle «Donne Selvagge» dei boschi che vivono nelle caverne dei monti con le loro famiglie, come esseri umani.

Sono d’aspetto attraente, con belle teste, grosse trecce, e corpi pelosi. Quando corrono o allattano i loro piccoli gettano i seni dietro le spalle. Si spostano in gruppo.

Si spalmano di unguenti tratti dalle radici degli alberi che le rendono invisibili.

Amano danzare e fare il solletico alle persone che si avventurano da sole nella foresta, e chiunque assiste per caso ai loro invisibili trattenimenti danzanti muore.

A chi invece mette fuori della finestra del cibo per loro esse mietono il grano, filano, sorvegliano i bambini e puliscono la casa; e se una fanciulla pettina per loro la canapa da filare, le regalano delle foglie che si trasformano in oro.

Spesso hanno per innamorati degli esseri umani, non di rado sposano dei giovani contadini, e si dice che siano mogli eccellenti.

Ma, come tutte le mogli soprannaturali, nell’attimo stesso in cui il marito offende quelle ch’esse ritengono le convenienze matrimoniali, scompaiono senza lasciar traccia.” (da “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell, Franca Piazza)

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Attualità

Il testo di Scurati, oscurato dalla RAI.

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.

Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse ArdeatineSant’Anna di StazzemaMarzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. 

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

(Antonio Scurati, repubblica.it).

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Attualità

Ventidue morti in cinque giorni. Andare al lavoro come in guerra.

Ventidue e ventitré anni: è l’età di due dei cinque lavoratori che hanno perso la vita in Italia venerdì 19 aprile. La settimana in corso conta adesso 22 morti in 5 giorni.

Manuel Cavanna (22 anni, meccanico, residente a Cortona), stava lavorando insieme al suo “principale” intorno a un rimorchio in un’azienda di Montepulciano (Siena), quando è stato colpito al petto da un tubolare metallico sganciatosi dai supporti.

Il colpo è stato talmente violento da provocarne la morte nel giro di poco.

A Cusago (Milano), un 23enne egiziano è stato stritolato da un macchinario compattatrice alla Convertini, azienda che ricicla rifiuti speciali.

Il fatto è avvenuto dopo le 23 e le notizie sono ancora confuse.

Secondo alcune testimonianze, il ragazzo è salito sul bordo del macchinario per liberare un nastro trasportatore bloccato ed è stato risucchiato dalla bocca di aspirazione, cadendo tra gli ingranaggi. Il corpo straziato è stato recuperato dai vigili del fuoco.

Se la ricostruzione corrisponde al vero, è di tutta evidenza che siamo di fronte a clamorose violazioni sul fronte della sicurezza.

Antonio Zulian, 64 anni, è morto a Soraga (Trento), vittima del ribaltamento del merlo e del rimorchio con i quali aveva raccolto legna nei boschi della Val di Fassa.

Il mezzo è rotolato dalla strada forestale lungo un pendio, arrestandosi nel fitto della vegetazione.

Marco Dimita, 48 anni, di Santeramo in Colle (Bari), è morto in uno scontro frontale sulla provinciale 106 a Gioia del Colle, mentre raggiungeva il posto di lavoro in una cava di Castellana Grotte.

Non conosciamo ancora il nome dell’autotrasportatore rimasto stritolato nel tamponamento che ha coinvolto tre tir e una bisarca sull’A1, nel territorio di Caianello (Caserta).

#manuelcavanna#antoniozulian#marcodimita#mortidilavoro

Aprile 2024: 68 morti (sul lavoro 53; in itinere 15; media giorno 3,5)

Anno 2024: 328 morti (sul lavoro 252; in itinere 76; media giorno 2,9)

45 Lombardia (27 sul lavoro – 18 in itinere)

38 Campania (28-10)

34 Emilia Romagna (28-8)

27 Veneto (17-8)

23 Toscana (21-2)

22 Puglia (18-4)

19 Lazio (13-6)

18 Sicilia (13-5)

16 Piemonte (12-4)

14 Abruzzo (11-3)

12 Calabria (10-2)

10 Marche (8-2)

9 Liguria (7-2)

8 Sardegna (7-1), Estero (7-1)

7 Trentino (5-2)

4 Valle d’Aosta (4-0), Alto Adige (4-0), Umbria (4-0)

3 Friuli V.G. (3-0)

2 Basilicata (2-0)

1 Molise (1-0).

(Courtesy by Piero Santonastaso).
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