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“Caravaggio Perduto”, al Cinema Farnese di Roma.

Lun 19 maggio 2025, alle 17.45, Riccardo Tavani introduce il film IL CARAVAGGIO PERDUTO e la presentazione-lectio del professore Giuseppe Di Giacomo sul suo recentissimo libro CARAVAGGIO L’ETERNITÀ DELL’ISTANTE (Edizioni Shibboleth).

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Attualità

Ancora tre vittime nella media dei tre morti di lavoro al giorno.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Un boscaiolo romeno di 41 anni, di cui per ora si ignorano le generalità, è morto venerdì 16 maggio nel bosco della Digola, a Sappada (Udine). Il lavoratore faceva parte di una squadra che con l’ausilio di una teleferica stava spostando i tronchi appena abbattuti. Uno di questi si è però incagliato e con una sorta di effetto fionda ha colpito l’operaio, che è morto nel giro di poco tempo. Lunghe e complicate le operazioni di recupero del corpo, stanti le difficoltà di accesso all’area boschiva, che hanno richiesto l’intervento del Soccorso Alpino e degli elicotteri della Guardia di Finanza.

Mario Serafinelli, 64enne carrozziere di Pomezia (Roma), è morto venerdì 16 maggio mentre controllava la copertura della sua officina. A causa di un cedimento l’artigiano è precipitato da un’altezza di circa 6 metri, riportando lesioni fatali che hanno reso inutili i soccorsi.

Giovanni Cucco, 78enne di Pecetto Torinese (Torino), è morto nel tardo pomeriggio di giovedì 15 maggio mentre con il trattore lavorava un suo terreno. L’agricoltore ha perso il controllo del mezzo, che si è schiantato contro un albero e si è ribaltato, schiacciando Cucco. Si tratta della terza vittima dei trattori in poco più di 24 ore.

#marioserafinelli#giovannicucco#mortidilavoro

Maggio 2025: 39 morti (sul lavoro 32; in itinere 7; media giorno 2,4)

Anno 2025: 378 morti (sul lavoro 310; in itinere 68; media giorno 2,8)

52 Lombardia (sul lavoro 41, in itinere 11)

41 Veneto (34 – 7)

32 Campania (24 – 😎

30 Emilia Romagna (23 – 7); Sicilia (21 – 9)

28 Puglia (24 – 4); Lazio (23 – 5)

25 Toscana (19 – 6)

22 Abruzzo (20 – 2)

20 Piemonte (19 – 1)

11 Calabria (11 – 0); Liguria (8 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0); Friuli Venezia Giulia (6 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Sardegna (3 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

Un tribunale condanna l’Inail a risarcire un lavoratore vittima dei Pfas, mentre il governo è in colpevole ritardo sulla legge che ne limiti l’uso.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Per la prima volta in Italia un tribunale ha riconosciuto il nesso tra la morte di un lavoratore e la sua esposizione ai Pfas (Per- e PolyFluorinated Alkylated Substances, in italiano sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate), una classe di sostanze chimiche che dal 1938 (invenzione del teflon), vengono usate nella produzione di una miriade di oggetti di uso quotidiano, dall’abbigliamento alla cosmetica, dagli imballaggi ai telefoni.

La sentenza del tribunale del lavoro di Vicenza condanna l’Inail a risarcire i famigliari di Pasqualino Zenere, operaio della Miteni di Trissino dal 1979 al 1992, morto per un tumore alla pelvi renale nel 2014.

Il giudice ha stabilito che la morte del lavoratore è dovuta alla lunga e continua esposizione a Pfoa (acido perfluoroottanoico) e Pfos (acido perfluoroottansulfonico), sostanze oggi vietate perché cancerogene e inquinanti.

In particolare la fallita Miteni (fondata nel 1965 come RiMar dal conte Giannino Marzotto, e poi passata attraverso le mani di multinazionali europee e giapponesi) è oggetto di un procedimento penale a Vicenza nel quale l’accusa ha chiesto condanne fino a 17 anni per 9 manager e dirigenti, accusati dell’avvelenamento delle acque potabili di mezzo Veneto attraverso incauti sversamenti e smaltimenti, inquinamento che secondo alcune stime in 30 anni avrebbe causato circa 4000 vittime.

I Pfas sono oggetto di una convenzione internazionale del 2009 che ne vieta e/o limita la produzione e l’uso, convenzione peraltro bellamente ignorata da paesi come gli Stati Uniti.

In Italia il 13 marzo il governo Meloni ha varato un decreto legge che riduce i livelli di Pfas consentiti nell’acqua potabile e ne introduce per l’acido trifluoroacetico, che finora non è sottoposto a limitazioni.

Il decreto è ancora all’esame del Parlamento, che evidentemente parametra la propria dimensione temporale su quella dei Pfas, definiti “forever chemicals” (sostanze eterne).

#mortidilavoro#pasqualinozenere#miteni#PFAS#inquinamentoambientale

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Attualità

Il trattore killer.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Due vittime dei trattori, entrambe 74enni. Diventano così 5 questo mese i morti provocati da macchine agricole.

Armando Stefani, 74enne di Padova, giovedì 15 maggio era andato a sfalciare l’erba in un suo uliveto, posto nei Colli Euganei sul versante sud del monte Vendevolo, nel comune di Cinto Euganeo (Padova).

In un punto particolarmente scosceso il trattore si è ribaltato e Stefani è stato sbalzato ad alcuni metri di distanza. Un suo vicino ha lanciato l’allarme ma l’uomo è morto prima dell’arrivo dei soccorsi.

Novario Magnani, 74enne di Montefiore Conca (Rimini), è morto intorno alle 21 di mercoledì 14 maggio mentre con il trattore rientrava dal lavoro nei campi.

Per motivi da chiarire il mezzo è uscito di strada ribaltandosi in un fossato. Magnani è morto sul colpo. La magistratura di Rimini ha disposto l’autopsia.

#armandostefani#novariomagnani#mortidilavoro

Maggio 2025: 36 morti (sul lavoro 29; in itinere 7; media giorno 2,4)

Anno 2025: 375 morti (sul lavoro 307; in itinere 68; media giorno 2,8)

52 Lombardia (sul lavoro 41, in itinere 11)

41 Veneto (34 – 7)

32 Campania (24 – 😎

30 Emilia Romagna (23 – 7); Sicilia (21 – 9)

28 Puglia (24 – 4)

27 Lazio (22 – 5)

25 Toscana (19 – 6)

22 Abruzzo (20 – 2)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0); Liguria (8 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Sardegna (3 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

3 vittime, nella terribile media dei morti di lavoro in Italia.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Vito Nicola Eramo, bracciante 63enne di Gioia del Colle (Bari), è morto nella mattina di martedì 13 maggio mentre a bordo di un trattore con cisterna procedeva al trattamento fitosanitario di un vigneto nelle campagne tra Turi e Conversano, sempre nel Barese.

Causa della morte, il ribaltamento del mezzo agricolo, per motivi da stabilire. L’allarme è stato lanciato da un altro trattorista al lavoro in un campo vicino, ma per Eramo non c’era più nulla da fare.

Antonio Iavazzo, 50enne campano dipendente di una ditta che ha vinto l’appalto per l’ampliamento della scuola dell’infanzia comunale di Montemurlo (Prato), è morto intorno alle 7 di martedì 13 maggio, mentre entrava nel cantiere, stroncato probabilmente da un infarto.

I soccorsi sono stati rapidi ma il lavoratore è spirato poco dopo il ricovero all’ospedale fiorentino di Careggi.

Un facchino 54enne romeno, residente a Ostia, è stato trovato senza vita poco prima delle 6 del mattino in una strada lidense.

Il lavoratore, che stava raggiungendo il posto di lavoro, è stato probabilmente stroncato da un malore, talmente improvviso che tra le dita stringeva una sigaretta ancora accesa. Secondo alcune fonti l’uomo sarebbe stato un cardiopatico.

#vitonicolaeramo#antonioiavazzo#mortidilavoro

Maggio 2025: 30 morti (sul lavoro 25; in itinere 5; media giorno 2,3)

Anno 2025: 369 morti (sul lavoro 303; in itinere 66; media giorno 2,8)

51 Lombardia (sul lavoro 40, in itinere 11)

40 Veneto (33 – 7)

31 Campania (24 – 7)

29 Emilia Romagna (22 – 7); Sicilia (20 – 9)

28 Puglia (24 – 4)

26 Lazio (22 – 4)

25 Toscana (19 – 6)

22 Abruzzo (20 – 2)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0); Liguria (8 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Sardegna (3 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

MARCH TO GAZA

Riceviamo e pubblichiamo.

30 minuti di silenzio digitale.

Da giovedì 8 maggio è iniziata la prima azione coordinata del movimento MTG:
una pausa digitale quotidiana di 30 minuti, ogni sera dalle 21.00 alle 21.30 (ora locale di ogni paese).

Durante questo buco nessuna connessione sulle reti sociali, nessun messaggio e nessun commento. Telefoni e computer spenti.
Questo gesto collettivo creerà un segnale digitale forte negli algoritmi e mostrerà la nostra solidarietà con Gaza di fronte al silenzio imposto.

Il concetto
Ogni giorno, a un’ora precisa, milioni di utenti in tutto il mondo spengono completamente i loro social network per 30 minuti. Nessun post, nessun like, nessun commento, nessuna apertura di app. Silenzio digitale totale.
Non è un’assenza, è un atto di resistenza: uno sciopero digitale planetario.

2.⁠ ⁠Perché è potente?
1.⁠ ⁠Impatto algoritmico
I social network funzionano grazie all’engagement costante degli utenti.
Un calo brusco e sincronizzato dell’attività, anche se breve, può:

1.⁠ ⁠Perturbare gli algoritmi di visibilità
2.⁠ ⁠Influenzare le statistiche del traffico in tempo reale
3.⁠ ⁠Inviare un segnale tecnico ai server su un’anomalia comportamentale

Questo attira l’attenzione degli analisti delle piattaforme, dei giornalisti tech e perfino degli investitori.

B. Impatto simbolico
In un mondo iperconnesso, tacere digitalmente è un atto radicale.
Crea un contrasto netto tra il frastuono dei social e il silenzio imposto a Gaza.
È un lutto mondiale visibile, un momento di raccoglimento collettivo.

C. Impatto politico
Se l’azione diventa massiccia, i leader vedranno che i cittadini possono spegnere il mondo per Gaza.
Capiranno che esiste una forza civica organizzata, capace di perturbare l’economia dell’attenzione.

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Attualità

Venire in Italia a morire di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Un terzo delle vittime del lavoro di maggio, 9 su 27, non erano nate in Italia: 2 erano albanesi, 2 marocchine, le altre venivano da Bulgaria, Kosovo, Olanda, Senegal e Ucraina.

L’ultima dell’elenco è un 57enne albanese residente a Lugo (Ravenna), che nella vicina Sant’Agata sul Santerno, lunedì 12 maggio, lavorava insieme a un collega alla posa degli impianti di irrigazione da collegare alle idrovore.

Nel primo pomeriggio il muletto che usavano per spostarsi è rotolato giù per l’argine del fiume: uno dei due operai è riuscito a salvarsi, mentre il 57enne è rimasto schiacciato sotto il mezzo.

Stefano Di Lorenzo, un 55enne di Sanremo (Imperia), è morto intorno alle 7 di lunedì 12 maggio mentre con altri caricava un piccolo escavatore su un camion.

Secondo alcune testimonianze l’automezzo si sarebbe mosso improvvisamente – da stabilire se il freno fosse stato inserito o se abbia ceduto – e in retromarcia avrebbe travolto Di Lorenzo. L’uomo è morto sul colpo.

#stefanodilorenzo#mortidilavoro

Maggio 2025: 27 morti (sul lavoro 23; in itinere 4; media giorno 2,2)

Anno 2025: 366 morti (sul lavoro 301; in itinere 65; media giorno 2,8)

51 Lombardia (sul lavoro 40, in itinere 11)

40 Veneto (33 – 7)

31 Campania (24 – 7)

29 Emilia Romagna (22 – 7); Sicilia (20 – 9)

27 Puglia (23 – 4)

25 Lazio (22 – 3)

24 Toscana (18 – 6)

22 Abruzzo (20 – 2)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0); Liguria (8 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Sardegna (3 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

Guarda che lo dico a mio fratello, eh?

La strana diplomazia europea mette in scena un farsa: vanno in cinque a Kiev per parlare di tregua. Ma se la guerra è tra Ucraina e Federazione Russa, come si fa a parlare di tregua solo con uno dei due belligeranti? E poi, andare in delegazione da uno e non dall’altro, che trattativa è? Non contenti, chiamano Trump. Cioè minacciano, della serie: guarda che lo dico a mio fratello. E questa sarebbe l’autonomia politica e diplomatica della Ue? Ma quali volenterosi, questi sono perdigiorno. Stiamo perdendo tempo, perdendo la faccia, perdendo la guerra.

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Attualità

Ipocrisia, doppiezza, apparenze: i vizi attuali della nostra società.

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Attualità

A Bracciano per quel bisogno di impegno civile.

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Attualità

La nave maledetta.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

l Bayesian, il superyacht di 56 metri affondato il 19 agosto 2024 300 metri al largo di Porticello, nel comune di Santa Flavia (Palermo), ha fatto un’altra vittima: si tratta di un sommozzatore olandese di 39 anni, Rob Cornelius Maria Hujiben, morto venerdì 9 maggio a 49 metri di profondità, durante le operazioni preliminari al recupero dello scafo disposto dalla magistratura di Termini Imerese per fare luce sui fatti che causarono la morte di 7 persone.

Hujiben, tecnico della Hebo di Rotterdam, impresa incaricata di un recupero il cui costo è stimato in oltre 130 milioni di euro, si era immerso con i colleghi per tagliare il boma del Bayesian e smontare il gigantesco albero di 72 metri.

Poi due pontoni con gru avrebbero riportato in superficie lo yacht. Fallito un tentativo con le chiavi inglesi, i sub hanno fatto ricorso ai cannelli da taglio subacquei. Sui monitor di controllo si è visto il boma, non appena staccato, fare da leva su alcuni pezzi in coperta, uno dei quali ha colpito Hujiben, che è morto sul colpo.

Carlo Rosi, agricoltore 81enne di Capannori (Lucca), è morto folgorato venerdì 9 maggio mentre lavorava in un suo terreno nella frazione di Segromigno in Monte. Non è ancora chiaro quale apparecchiatura abbia causato il decesso.

#robcorneliushujiben#carlorosi#mortidilavoro

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Attualità

UNDICIMILA EURO PER UNA VITA

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Tutti contenti alla fine dell’incontro tra governo e sindacati per affrontare il devastante (e impunito) fenomeno delle morti sul lavoro. Chiacchiere e promesse molte, grande cordialità tra le parti, fatti zero.

La presidente Meloni si è rivenduta per l’ennesima volta lo stanziamento di 1,2 miliardi da destinare a iniziative per aumentare la sicurezza dei lavoratori. Iniziative tutte da discutere con le parti, perciò lontane e avvolte nella nebbia.

L’unica certezza è che quei 1200 milioni non li metterà il governo: sono soldi presi all’Inail, quindi ai lavoratori, da girare alle aziende.

Peccato che questo balletto milionario vada in scena proprio mentre accadono fatti scandalosi, che vedono coinvolta proprio l’Inail.

Alessandro D’Andrea

È di oggi la notizia che alla famiglia di Alessandro D’Andrea (nella foto), una delle 7 vittime della strage di Suviana del 9 aprile 2024, l’Inail ha offerto un risarcimento complessivo di 11.000 (undicimila) euro, da dividere tra i genitori, le sorelle e la compagna del tecnico 37enne di Forcoli (Pisa), residente a Milano.

“Quasi offensiva”, l’ha definita Gabriele Bordoni, legale dei D’Andrea. Che a Bologna Today ha spiegato le motivazioni vere della proposta.

“La legge è del 1965 e meriterebbe di essere rivista perché i nuclei familiari sono modificati – ha detto l’avvocato – ma ancora oggi i genitori sono indennizzabili soltanto se erano mantenuti dalla persona deceduta. Sorelle e fratelli sono indennizzabili soltanto se conviventi con la persona deceduta, mentre la compagna convivente non ha diritto a nulla perché vale soltanto il rapporto formale di cognome, quindi di matrimonio”.

La famiglia D’Andrea promette ricorsi anche in Cassazione. Governo, Inail, Parlamento hanno qualcosa da dire?

#stragedisuviana#suviana#alessandrodandrea#mortidilavoro#Inail#sicurezzasullavoro

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Attualità

In Italia il lavoro continua a uccidere.

Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Sejdi Jilali, 48enne operaio marocchino residente con la famiglia a Bellaria (Rimini), è morto nell’ospedale Bufalini di Cesena dopo 8 giorni di coma.

Vi era stato ricoverato il 28 aprile scorso dopo una lunga e complicata operazione di soccorso.

L’operaio si trovava sul tetto di un edificio in costruzione a Russi (Ravenna), dove era appena stata stesa una guaina che copriva anche i lucernari. Jilali, che non indossava protezioni né era assicurato a sistemi anticaduta, è precipitato attraverso uno dei lucernari finendo 3 metri più in basso.

Pompieri e 118, compreso l’elisoccorso, hanno lavorato a lungo per stabilizzare l’operaio, che aveva riportato un grave trauma cranico, e trasportarlo al Bufalini. Martedì 6 maggio il quadro clinico si è aggravato e l’operaio è morto.

La Procura di Ravenna indaga per omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme contro gli infortuni sul lavoro e ha iscritto una persona nel registro degli indagati.

Un autista bulgaro di 59 anni, dipendente di una ditta di Castel San Giorgio (Salerno), appaltatrice della Pac2000 di Fiano Romano (Roma), è morto giovedì 8 maggio durante le operazioni di scarico di merci destinate ai supermercati romani.

La piattaforma del tir ha ceduto improvvisamente sotto il peso di un pesante collo di scatolame, travolgendo il lavoratore e causandone la morte sul colpo

Aniello De Rosa, 55enne macellaio di Gragnano (Napoli), addetto al banco carni del supermercato Treesse di Piano di Sorrento, è morto nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 maggio all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli).

Mercoledì nel tardo pomeriggio si era schiantato con il suo maxiscooter contro un’automobile mentre rientrava a casa, dove lo attendevano moglie e tre figli. Ricoverato in rianimazione per le gravi ferite, è sopravvissuto poche ore.

Nerio Salvatorelli, 62enne di Montesilvano (Pescara), supervisore logistico in una ditta di autotrasporti di Pineto (Teramo), è morto mercoledì 7 maggio per un malore che lo ha colpito mentre era al lavoro.

Si è accasciato improvvisamente ed è spirato prima che arrivassero i soccorsi.

#sejdijilali#anielloderosa#neriosalvatorelli#mortidilavoro

Maggio 2025: 21 morti (sul lavoro 18; in itinere 3; media giorno 2,6)

Anno 2025: 360 morti (sul lavoro 296; in itinere 64; media giorno 2,8)

51 Lombardia (sul lavoro 40, in itinere 11)

40 Veneto (33 – 7)

31 Campania (24 – 7)

28 Emilia Romagna (21 – 7); Sicilia (19 – 9)

27 Puglia (23 – 4)

25 Lazio (22 – 3)

22 Abruzzo (20 – 2)

21 Toscana (16 – 5)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0)

10 Liguria (7 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Sardegna (3 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

La strage del 9 aprile 2024.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Nella foto, in alto da sinistra Paolo Casiraghi, Adriano Scandellari e Angelo Cotugno; in basso da sinistra Vincenzo Franchina, Vincenzo Garzillo e Alessandro D’Andrea. A destra Pavel Petronel Tanase.

Una strage quasi dimenticata, quella nella centrale Enel Greenpower di Bargi, sul lago di Suviana, dove il 9 aprile 2024 persero la vita 7 lavoratori. Ora il fascicolo della Procura di Bologna non è più contro ignoti, ma è a carico di 5 persone per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo sul lavoro e lesioni colpose. I nomi e i ruoli non sono ancora noti.

Quel giorno era in corso il collaudo di un generatore al nono piano sotto il livello del lago, a 60 metri di profondità.

Un alternatore pesante 150 tonnellate, ruotando a 370 giri al minuto su cuscinetti a olio iniziò improvvisamente a vibrare, uscendo fuori asse e generando le scintille che provocarono l’esplosione in cui 7 tecnici morirono e altri 6 rimasero ustionati.

Le vittime furono Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano; Alessandro D’Andrea, 37 anni, di Forcoli (Pisa); Vincenzo Franchina, 35 anni, di Messina; Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli; Mario Pisani, 64 anni, di Taranto; Adriano Scandellari, 57 anni, di Ponte San Nicolò (Padova); Pavel Petronel Tanase, 45 anni, romeno, di Settimo Torinese (Torino).

La centrale oggi è praticabile fino al piano -5. Dal -6 è ancora invasa dall’acqua. Le iscrizioni nel registro degli indagati servono a dare alle 5 persone sotto inchiesta la possibilità di avere propri consulenti agli accertamenti irripetibili disposti dagli inquirenti per verificare la ricostruzione dei fatti.

I vigili del fuoco dovranno svuotare i piani ancora allagati, ma prima dovranno recuperare i dispositivi che i consulenti della procura riterranno necessari agli accertamenti.

#suviana#stragedisuviana#mortidilavoro#paolocasiraghi#alessandrodandrea#VincenzoFranchina#vincenzogarzillo#mariopisani#adrianoscandellari#pavelpetroneltanase

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Attualità

La Lombardia tocca l’impressionante cifra di 50 morti di lavoro in 126 giorni.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Significa una vittima ogni 62 ore o, in altri termini, che nella regione si è verificato quasi il 15% delle 354 morti di lavoratori nel 2025 (1 ogni 7).

Roberto Vitale, 60enne autista della BS Trasporti di Brescia, è morto poco prima delle 23 di lunedì 5 maggio nella sede DHL di Carpiano (Milano). Vitale aveva appena scaricato e stava attraversando il piazzale quando è stato investito da una motrice ed è morto sul colpo. La Uil accusa, sostenendo che l’uomo fosse un pensionato costretto a lavorare per integrare una pensione insufficiente, ma BS Trasporti smentisce: «il signor Vitale era assunto con contratto a tempo pieno in data 15 aprile 2018, inquadrato come autista, in conformità con quanto previsto dal Ccnl Logistica, trasporto merci e spedizione vigente».

Endrit Ademi, 24enne operaio kosovaro residente a Rovato (Brescia), dipendente di Morina srls, è morto martedì 6 maggio in un cantiere in zona Lambrate, a Milano. Ademi stava tinteggiando le mura al terzo piano di uno stabile, utilizzando un trabattello con protezione posteriore, quando ha perso l’equilibrio ed è caduto all’indietro, abbattendo la protezione e precipitando da un’altezza di 12 metri. È morto sul colpo.

Un operaio marocchino di 30 anni, di cui ancora non conosciamo le generalità, è morto intorno alle 17 di martedì 6 maggio in un cantiere a Valle Castellana (Teramo). Mentre stava scaricando le ringhiere da installare in un edificio a due piani nella frazione di San Vito, il lavoratore è stato travolto dalle inferriate, che ne hanno causato la morte.

#RobertoVitale#endritademi#mortidilavoro

Maggio 2025: 15 morti (sul lavoro 13; in itinere 2; media giorno 2,5)

Anno 2025: 354 morti (sul lavoro 291; in itinere 63; media giorno 2,8)

50 Lombardia (sul lavoro 39, in itinere 11)

40 Veneto (33 – 7)

30 Campania (24 – 6)

28 Sicilia (19 – 9)

27 Puglia (23 – 4); Emilia Romagna (20 – 7)

24 Lazio (21 – 3)

21 Abruzzo (19 – 2); Toscana (16 – 5)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0)

10 Liguria (7 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

Uguaglianza?

di Thomas Piketty

Secondo una favola abbastanza diffusa, nei paesi occidentali, dopo l’età dei Lumi e delle “rivoluzioni atlantiche”, si sarebbe definitivamente affermata l’uguaglianza giuridica.

La Rivoluzione francese e l’abolizione dei privilegi della nobiltà, la notte del 4 agosto 1789, vi figurerebbero come atto costitutivo. La realtà è evidentemente più complessa.

Fino agli anni Sessanta del Novecento le repubbliche di Stati Uniti e Francia furono, in fatto di diritti, repubbliche schiaviste, coloniali e discriminatorie. E questo vale anche per le monarchie britannica e olandese.

Un po’ ovunque, le donne sposate dovettero aspettare gli anni sessanta-settanta per emanciparsi dalla tutela giuridica dei mariti e ottenere la formale parità giuridica tra i sessi.

In realtà, l’uguaglianza dei diritti proclamata alla fine del XVIII secolo è, prima di tutto, un’uguaglianza tra gli uomini bianchi, in particolare tra gli uomini bianchi proprietari”. (Thomas Piketty, “Una breve storia dell’uguaglianza”, La Nave di Teseo.)

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Attualità

Che figura di Merz.​

La democrazia europea, vessillo dell’Occidente, tocca il fondo. La RFT, un tempo locomotiva della Ue, è deragliata nel ridicolo. La grosse koalition si trasforma in una grossa delusione: il programma bellicista in politica estera, vassallo degli Usa nelle politiche economiche e sociali, non convince neanche gli stessi eletti al Bundestag che avrebbero dovuto sostenere il nuovo Cancelliere. Alla fine, ci sono volute due elezioni per nominarlo capo del governo.

In Germania si è verificata una situazione all’italiana, che ricorda gli agguati parlamentari a Prodi. In mano a gente come Merz, von der Leyen, Weber il mito europeista è finito nel ridicolo.

Con la complicità, ottusa e opportunista, dei socialdemocratici tedeschi ed europei, compreso il nostrano Pd, quello che tempo fa è sceso in piazza con le bandiere Ue, suggestionato dall’effetto Serra. Prove tecniche della bella figura di Merz.

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Attualità

Morti di lavoro 2025: totale 351.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

L’Inail ha diffuso i dati relativi al primo trimestre 2025: all’istituto sono state denunciate 205 morti sul lavoro, mentre noi ne abbiamo contate 56 in più, per un totale al 31 marzo di 261 vittime. Ci torneremo su.

Intanto aggiungiamo altri quattro nomi alla lista delle vite spezzate, che portano il totale dell’anno a 351.

Raffaele Galano, 58enne di Vicenza, moglie e 2 figli, è morto poco dopo le 7 del mattino di lunedì 5 maggio alla Aristoncavi di Brendola (Vicenza).

Capoturno con esperienza ultratrentennale in azienda, stava intervenendo con una scala su un macchinario ed è caduto, finendo risucchiato per un braccio.

I compagni di lavoro sono subito intervenuti per liberarlo ma le ferite riportate ne hanno provocato la morte prima dell’arrivo dei soccorsi.

Stefano Alborino, residente a Orta di Atella (Caserta) con la moglie e i due figli, domenica 4 maggio aveva festeggiato il suo 47° compleanno.

Lunedì 5 maggio è morto in un cantiere di Frattamaggiore (Napoli), precipitando da un’impalcatura mentre era impegnato nel rifacimento della facciata di uno stabile. I soccorritori hanno tentato il trasporto in ospedale, ma il lavoratore è morto lungo il tragitto.

Le indagini si concentrano sulla posizione lavorativa di Alborino, che secondo alcune fonti non sarebbe stato in regola.

Vincenzo Solimando, 47enne di San Nicandro Garganico (Foggia), tecnico per una ditta di Nettuno (Roma), è morto lunedì 5 maggio a Paliano (Frosinone), durante un intervento di manutenzione su un impianto fotovoltaico.

A uccidere il lavoratore una scarica elettrica. Aperta un’indagine sulla dinamica del fatto.

Massimiliano Falco, 49enne gestore di un distributore a Pino Torinese (Torino), è morto sabato 3 maggio colpito da un malore nell’impianto.

Trasportato d’urgenza in ospedale, Falco è spirato poco dopo il ricovero.

#raffaelegalano#stefanoalborino#vincenzosolimando#massimilianofalco#mortidilavoro#Inail

Maggio 2025: 12 morti (sul lavoro 6; in itinere 2; media giorno 2,4)

Anno 2025: 351 morti (sul lavoro 288; in itinere 63; media giorno 2,8)

48 Lombardia (sul lavoro 37, in itinere 11)

40 Veneto (33 – 7)

30 Campania (24 – 6)

28 Sicilia (19 – 9)

27 Puglia (23 – 4); Emilia Romagna (20 – 7)

24 Lazio (21 – 3)

21 Toscana (16 – 5)

20 Abruzzo (18 – 2)

19 Piemonte (18 – 1)

11 Calabria (11 – 0)

10 Liguria (7 – 3)

9 Marche (8 – 1)

8 Umbria (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Friuli Venezia Giulia (5 – 1)

5 Trentino, Alto Adige (5 – 0)

4 Trentino (4 – 0)

3 Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

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Attualità

La carestia di Gaza, arma di distruzione di massa.

di Chantal Meloni, il manifesto

Da due mesi a Gaza non entra nulla, niente cibo, medicine, nessun bene necessario alla sopravvivenza di una popolazione bombardata, sfollata, ferita e già ridotta allo stremo. Di fronte alla paralisi, ignobile, dei nostri rappresentanti statali e degli organismi internazionali, un piccolo gruppo di attivisti si è organizzato attorno alla Freedom Flotilla, un’iniziativa della società civile per portare assistenza alla popolazione intrappolata. Le notizie riportano che la barca che avrebbe dovuto trasportare circa 30 persone e gli aiuti è stata attaccata di notte da un drone in acque internazionali al largo di Malta.

Il pensiero va indietro nel tempo, a 15 anni fa: la Mavi Marmara – la più grande tra le barche con a bordo centinaia di attivisti da tutto il mondo che tentavano di rompere il blocco di Gaza – fu presa d’assalto nella notte del 31 maggio 2010 da forze speciali israeliane. Il bilancio fu di nove civili uccisi e quasi trenta feriti. Nonostante le commissioni di inchiesta e le insistenti richieste, anche alla Corte penale internazionale (Cpi), di processare i responsabili di questo apparente crimine di guerra, non c’è stata mai alcuna forma di giustizia, né a livello interno né internazionale.

Il blocco di Gaza non ha due mesi di vita: con intensità diverse, da decenni Israele impone questa forma di punizione collettiva alla popolazione di quel piccolo lembo di terra. La politica di chiusura, o blocco, o assedio, di Gaza è praticata dagli anni Novanta: è da allora che il Palestinian Center for Human Rights di Gaza (Pchr) ha iniziato a documentare le restrizioni alla circolazione di persone e di beni a Gaza, ben prima dell’avvento di Hamas al potere. La situazione è drammaticamente peggiorata dal 2007, dopo la presa del potere di Hamas nella Striscia: Israele dichiarò l’intera Gaza «un’entità nemica» e alzò il livello di una politica illegale già in atto, centellinando tutto ciò che entrava a Gaza, perfino le calorie consumabili dalla popolazione – calcolate su quel minimo necessario per passare il vaglio dei giudici.

È in quegli anni che organizzazioni per i diritti umani, tra cui alcune israeliane, come Gisha, insieme a quelle palestinesi, iniziarono a denunciare insistentemente il blocco come illegale e a presentare petizioni ai tribunali israeliani per contrastare i divieti di ingresso a Gaza di merci fondamentali – cibo e medicinali ma anche il carburante per l’elettricità, necessaria al funzionamento di tutte le infrastrutture civili, tra cui gli ospedali. Come accade oggi, anche 15 anni fa le corti israeliane diedero di fatto mano libera al governo sulla base di presunte esigenze di sicurezza.

Ciò che sta avvenendo oggi è il compimento di quella politica, è l’atto finale di decisioni che vengono da lontano. Ciò che sconvolge ulteriormente è che ciò avviene mentre alla Corte internazionale di giustizia (Cig) si continua a discutere degli obblighi di Israele rispetto alla popolazione civile palestinese, che è popolazione protetta (compresa quella di Gaza) in base al diritto internazionale umanitario, tra cui la IV Convenzione di Ginevra.

Proprio questa settimana, mentre l’Unrwa e le altre organizzazioni umanitarie continuano a suonare allarmi sempre più disperati sulla catastrofe umanitaria in corso a Gaza – mostrandoci foto strazianti, specie di bambini, che muoiono di fame davanti ai nostri occhi – si susseguono le udienze all’Aia, dove i delegati di oltre 40 Stati hanno preso una chiara posizione contro le politiche di Israele di questi mesi e la decisione di impedire alle agenzie delle Nazioni unite che prestano assistenza ai palestinesi di svolgere la propria missione.

Assistiamo impotenti, come se l’Onu non potesse fare nulla di fronte alla più grande violazione di tutti i principi posti alla base della sua Carta, lasciando nelle mani di trenta attivisti su una barca il tentativo (già fallito) di rompere l’assedio di Gaza. Come può essere che la più importante organizzazione internazionale, l’Onu, non possieda alcun meccanismo giuridico attivabile di fronte a uno Stato che sta affamando la popolazione civile come arma di guerra, come riconosciuto nei mandati di arresto della Cpi, e i cui atti sono in discussione quali atti di genocidio davanti alla Cig?

Il diritto internazionale non si «auto-esegue»: le Corti prendono decisioni, ma spetta agli Stati renderle esecutive. È vero tanto nel caso dell’obbligo di prevenire un genocidio (gli ordini emessi nel 2024 dalla Cig verso Israele sono rimasti lettera morta), quanto del parere consultivo del 19 luglio 2024 sull’illegalità dell’occupazione di tutto il territorio palestinese (Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est e Gaza), che la Corte ha dichiarato debba cessare «il più rapidamente possibile».

Il governo di Israele, lo ha dimostrato, non si fermerà – nemmeno di fronte a una eventuale sentenza della Cig. Netanyahu è oggetto di un mandato di arresto per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità spiccato dalla Cpi. Eppure, nessuno Stato sta prendendo misure concrete per costringerlo a rispettare i principi dello stato di diritto, il divieto di commettere un genocidio o almeno quelle regole basiche del diritto internazionale umanitario, in cui gli Stati fanno ancora finta di credere nei loro argomenti davanti alla massima autorità giudiziaria dell’Onu.

[#GazaLastDay#UltimogiornodiGaza.]

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Attualità

Continua la rassegna “Intuizioni di Primavera” al Teatro Delia Scala di Bracciano.

Le proiezioni sono programmate venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 maggio alle 21:00, al Teatro Delia Scala, in via delle Ferriere 16, Bracciano (Città Metropolitana di Roma). L’ingresso è libero. La rassegna è a cura dell’Assessorato alla Cultura.

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