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Ancora troppi morti di lavoro, ancora il disinteresse dei grandi media italiani. E il governo? Non pervenuto.

Giuseppe Cacciapaglia aveva 16 anni, l’età minima stabilita dalla legge italiana per lavorare. Giuseppe studiava all’istituto tecnico e tecnologico Nervi-Galilei di Altamura (Bari), giocava a calcio con discreti risultati e aiutava i genitori nell’azienda agricola di famiglia a Santeramo in Colle (Bari).

Sabato 18 maggio, nel pomeriggio, ha dato il cambio alla madre Angela per affiancare il padre Giuseppe Vito nel controllo degli animali al pascolo, sotto la pioggia. Pochi minuti e Giuseppe è stato colpito da un fulmine, stramazzando a terra. Si è rialzato ed è crollato di nuovo, privo di vita. Arresto cardiaco. Domenica 19 maggio i grandi media italiani non hanno ritenuto di occuparsi della vicenda.

Giuseppe Cacciapaglia

Nessuna notizia nemmeno sulle 3 morti di lavoro che sabato 18 hanno funestato Gela (Caltanissetta). Tre morti in itinere, un imprenditore e due operai.

Al mattino l’ex presidente di Sicindustria, Domenico Lorefice, 61 anni, titolare di un’azienda che si occupa di inquinamento marino, si è schiantato nell’area industriale di Gela con la sua Dacia contro la Fiat Punto di Kevin Giuseppe Provinzano, 22 anni, operaio alla Ergo Meccanica.

Kevin Provinzano

L’imprenditore andava al lavoro, l’operaio tornava a casa. Sono morti entrambi sul colpo.

Domenico Lorefice

Nel pomeriggio di sabato 18 a perdere la vita è stato il 32enne Emanuele Campo, operaio nell’area industriale di Priolo (Siracusa). Tornava a Gela insieme ad altri operai quando l’auto sulla quale viaggiava è uscita di strada nel territorio di Augusta (Siracusa). Nulla da fare per Campo.

Emanuele Campo

In Lombardia, ancora sabato 18, è morto un autotrasportatore veneto di 49 anni, Manuel Candeo, che lascia la moglie e due figlie. L’uomo si è fermato in una piazzola sulla A4, in provincia di Brescia, per controllare gli infissi che trasportava. Durante la verifica parte del carico gli è crollata addosso, schiacciandolo.

Manuel Candeo

Candeo ha provato a chiedere aiuto e a liberarsi, senza risultato. È stata sua moglie a lanciare l’allarme, preoccupata perché il marito aveva saltato un appuntamento in videochiamata con le figlie. L’azienda di trasporto si è attivata con il GPS e ha individuato il camion, allertando i soccorsi.

Candeo era gravissimo ed è stato trasportato in ospedale a Bergamo, dove è stato sottoposto a intervento d’urgenza, ma è morto poco dopo per le gravi lesioni riportate.

Domenica 19 maggio al mattino un lavoratore serbo di 63 anni, Miodrag Ilic, è morto a Tavazzano con Villavesco (Lodi), per le ferite riportate nel ribaltamento di un trattore tagliaerba che stava scaricando da un camion.

A provocare l’incidente il cedimento di una delle due rampe metalliche usate per far scendere il trattorino dal pianale del mezzo pesante.

#giuseppecacciapaglia#domenicolorefice#kevinprovinzano#emanuelecampo#manuelcandeo#miodragilic#mortidilavoro

Maggio 2024: 54 morti (sul lavoro 46; in itinere 8; media giorno 2,8)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 419 morti (sul lavoro 330; in itinere 89; media giorno 3)

59 Lombardia (39 sul lavoro – 20 in itinere)

47 Campania (36-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

34 Veneto (25-9), Sicilia (23-11)

31 Toscana (28-3)

25 Puglia (21-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

17 Abruzzo (14-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Una sposa siriana.

“Una sposa siriana era, ed è tutt’ora, l’aspirazione e il sogno di ogni uomo arabo: “Chi sposa una siriana si gode una lunga notte di sonno”, recita il detto arabo.

Spesso, però, papà si divertiva ad aggiungere la parola mai: “Chi sposa una siriana mai si gode una lunga notte di sonno”.

Era stata una delle sue affermazioni più ripetute, una specie di mantra, durante i loro intensi trentasei anni di matrimonio. Finché, nel 1978, il formaggio salato non li divise”. (“Damasco”, Suad Amiry, Feltrinelli.)

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Vogliono la guerra, così cielo come in terra.

Secondo il Boston Globe, è nato un nuovo piano per scatenare la guerra fra le stelle, le Star Wars: il Pentagono si starebbe precipitando a contrastare le minacce in orbita. Da parte degli alieni?

Macché, “il Pentagono si sta affrettando a espandere la propria capacità di condurre guerre nello spazio, convinto che i rapidi progressi di Cina e Russia nelle operazioni spaziali rappresentino una minaccia crescente per le truppe statunitensi e alleati militari a terra e per i satelliti statunitensi in orbita. (Eric Lipton, bostonglobe.com, 19/05/2024)

Pronta l’eco di Molinari, direttore di Repubblica, che subito fa da sponda al bellicismo made in USA.

Scrive il direttore di Repubblica:

“Se dunque già oggi, le aree di conflitti in corso dall’Ucraina al Medio Oriente fino alla Corea del Nord, fanno registrare ogni giorno il lancio di circa trenta missili, il pericolo maggiore viene dalla sfida sulle armi spaziali di nuova generazione che vede protagonisti Stati Uniti, Russia e Cina creando le premesse per un trasferimento fuori dall’atmosfera delle crescenti tensioni strategiche esistenti sulla Terra fra le maggiori potenze militari del momento” (repubblica.it, 19/05/2024).

La voglia di guerra scatena capacità tecnologiche belliche e eccita istinti bellicosi talmente estesi e impellenti che lo stesso pianeta Terra non riesce più a contenerli. Dunque, ci daranno la guerra “così in cielo come in terra”. Amen.

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Attualità

Impariamo a dire no.

“Nelle regole della nostra policy non possiamo fare donazioni a partiti politici, perché può essere vista come Corruzione”.  Questa la risposta semplice e chiara di una manager alla richiesta di dare soldi a un uomo politico per favorire l’acquisizione di un contratto pubblico.

Non ci vogliono leggi speciali, inchieste lunghe anni, tonnellate di sociologia usa e getta, esperti in arzigogoli politici per spacciare teorie in tv o da spalmare sulla carta stampata. Basta dire di no. Puff, tutto svanisce, come per incanto.

No a chi ti chiede i soldi è un no al suo mandante politico, a quel partito, a quel sistema politico che fa della corruzione la leva per allevare corporazioni, lobby e camarille.

Impariamo a dire no. Prima, durante e dopo le elezioni.

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La perdita della saggezza.

Non è ai ragazzi, ma agli adulti, e soprattutto agli anziani, che andrebbero tolti di mano i telefonini.

Soprattutto a quelli che assistono imbambolati, per non dire inebetiti, e a tutto volume e in viva voce ai video trasmessi dai loro telefonini, incuranti di essere in un locale pubblico.

Perdere il senso della saggezza è la cosa peggiore che a una generazione possa accadere.

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Se il week end ti riempie di vuoto.

“Durante i fine-settimana aumentano i litigi, le risse, i suicidi, gli omicidi, gli incidenti mortali, gli incidenti non mortali e quant’altro, questo è un fatto, penso, su questo non si può proprio discutere.

Non a caso si parla di stragi del sabato sera, un modo di dire riduttivo che si potrebbe a ragione estendere anche alla domenica, per tutta la giornata, e al resto del sabato, partendo dal venerdí sera; si dovrebbe parlare di stragi del fine-settimana, ecatombi del fine-settimana, apocalissi del fine-settimana.

E tutto a causa del vuoto, pensavo, tutto questo lavoro, se non lavoro occupazione, comunque attività, contro il vuoto, e a giudicare dal livello di questa attività, penso, il vuoto che ci circonda, in questo Nordest veneto, e vicentino in particolare, dev’essere un vuoto davvero spaventoso, un vuoto raccapricciante, se non il vuoto senz’altro la percezione del vuoto, una vera maledizione sotto forma di senso del vuoto, ossia intollerabile coscienza del vuoto e dunque paura del vuoto e orrore del vuoto e spavento del vuoto, paura orrore e spavento che ci inducono a rivolgere tutte le nostre forze contro la paura l’orrore e lo spavento del vuoto, in definitiva contro il vuoto, l’unica arma per combatterlo essendo un’attività di riempimento, materiale e immateriale, della natura e del paesaggio, natura e paesaggio esterni e interni, esternamente in quanto fraintendimento, internamente in quanto reale percezione di un vuoto essenzialmente interno. Ecco perché la mia scelta mi espone a un pericolo mortale.” (da “Works: Edizione ampliata (Einaudi. Stile libero big)” di Vitaliano Trevisan)

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Attualità

Alessandro, che chiedeva di essere messo in regola, è morto di lavoro nero a 22 anni, senza contratto e senza protezioni.

Alessandro Panariello aveva chiesto più volte di essere messo in regola, con un contratto e un’assunzione veri.

Alessandro Panariello

I suoi datori di lavoro avevano sempre fatto spallucce e oggi, venerdì 17 maggio, Alessandro è morto lavorando in nero in un cantiere di Scafati (Salerno).

Una morte orribile, a 22 anni, colpito da una lamiera sganciatasi dalla carrucola che stava usando per issarla. Panariello è stato colpito alla gola ed è morto per dissaguamento.

I suoi genitori sabato denunceranno la ditta per il lavoro in nero e per l’assenza delle misure di sicurezza.

Giovanni Zumbo

Giovanni Zumbo, 52 anni, è morto venerdì 17 maggio a Castiglione di Sicilia (Catania), nel ribaltamento del trattore con il quale stava facendo dei lavori in un vigneto.

La causa del ribaltamento sembrerebbe essere stato il cedimento di un terrazzamento.

#alessandropanariello#giovannizumbo#mortidilavoro

Maggio 2024: 48 morti (sul lavoro 43; in itinere 5; media giorno 2,8)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 413 morti (sul lavoro 327; in itinere 86; media giorno 3)

57 Lombardia (37 sul lavoro – 20 in itinere)

47 Campania (36-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

34 Veneto (25-9)

31 Toscana (28-3), Sicilia (23-8)

24 Puglia (20-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

17 Abruzzo (14-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Attualità

Comunicare, scrivere, conversare.

In “Works”, Vitaliano Trevisan (*), alla nota 7 del capito ‘La caduta’ (Cfr. pag. 303) ci regala un raggio di luce sull0 scrivere.

“Sul verbo «comunicare» bisognerebbe scrivere un libro. Diciamo che la penso esattamente come John Cage:

John Cage (1912-1992)

«La comunicazione presuppone che si abbia qualcosa, un oggetto, da comunicare. La conversazione a cui penso non sarebbe una conversazione che si concentrerebbe sugli oggetti.

Comunicare è sempre imporre qualcosa: un discorso sugli oggetti, una verità, un sentimento Mentre nella conversazione nulla si impone». (John Cage, For the Birds, John Cage in conversation with Daniel Charles, Marion Boyars, Boston 1981)

Laurence Sterne (1713-1768)

E come Tristram Shandy, il quale scrive:

«La scrittura, quando è gestita adeguatamente (come puoi essere sicuro che penso sia il mio) non è altro che un nome diverso per la conversazione: poiché nessuno, che sa di cosa si occupa in buona compagnia, si azzarderebbe a parlare di tutto; quindi nessun autore, che comprenda i giusti confini del decoro e della buona educazione, presumerebbe di pensare tutto.

Il più vero rispetto che puoi portare alla comprensione del lettore, è quello di dimezzare amichevolmente la questione, e lasciare a lui qualcosa da immaginare, a sua volta, oltre che a te stesso». (Laurence Sterne, The Life and Opinions of Tristram Shandy cit.).

(*) Vitaliano Trevisan (Sandrigo, 12 dicembre 1960Crespadoro, 7 gennaio 2022) è stato uno scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale, librettista, sceneggiatore e saggista italiano.

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Attualità

L’Italia è diventata la vergogna dei paesi fondatori della Ue.

L’Italia è finita sotto inchiesta per le ultime leggi elettorali, perché, per i giudici del Cedu, Corte europea per i diritti umami, quelle leggi violano i diritti politici.

Secondo la Corte “prima delle elezioni politiche del settembre 2022 il sistema elettorale è stato modificato tre volte: con la legge costituzionale numero 1 del 19 ottobre del 2019 che ha ridotto il numero dei parlamentari, con la legge 177 del 23 dicembre 2020 sulla redistribuzione elettorale e con la legge numero 84 del 20 giugno 2022 che ha esentato alcuni partiti all’obbligo di raccolta delle firme autenticate per la presentazione delle liste a livello nazionale”.

Il governo Meloni dovrà produrre le sua memoria difensiva entro il prossimo mese di luglio.

Comunque vada, è lampante che il sistema dei partiti ha violentato l’articolo 3 del protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani, oltre che calpestato impunemente i diritti politici sanciti dalla Carta costituzionale.

Vale la pena ricordare che, grazie alle spregiudicate alchimie parlamentari, il governo Meloni governa e ha una enorme maggioranza parlamentare col solo 26% dei voti.

Non paghi, vorrebbero anche il cosiddetto premierato, col quale esautorare il Parlamento e depotenziare il ruolo del Capo dello Stato.

Alla vigilia delle elezioni europee, l’Italia è la vergogna dei paesi fondatori della Ue.

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Attualità

Secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mese di maggio 2024 sarebbero morti finora 27 lavoratori anziani. Secondo i criteri italiani i morti di lavoro anziani sono stati 6. Due di loro, ultrasessantenni, sono morti ieri.

Eusanio De Amicis, morto di lavoro ieri all’età di 64 anni.

Giovedì 16 maggio 2024 hanno perso la vita due lavoratori di 62 e 64 anni.

Secondo la normativa italiana non si tratta di lavoratori anziani, come specifica l’articolo 2 del Decreto legislativo 15 marzo 2024 n.29: «persona anziana» è chi ha compiuto 65 anni.

Una scelta che va in direzione ostinatamente contraria rispetto all’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’OMS definisce «lavoratore anziano» (aged) chi ha compiuto 55 anni e introduce addirittura la categoria del «lavoratore che invecchia» (aged o ageing), cioè chi supera i 45 anni.

Distinzioni apparentemente sottili, ma che producono effetti a cascata capaci di segnare lo spartiacque tra la sicurezza e il pericolo.

Lo dice a chiare lettere anche l’articolo 5 del decreto legislativo 29, in cui si sottolinea che il datore di lavoro garantisce la promozione della salute e la cultura della prevenzione.

E, guarda il caso, richiama il Workplace Health Promotion (WHP) raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanita ai datori di lavoro per «l’attivazione di processi e interventi tesi a rendere il luogo di lavoro un ambiente adatto anche alle persone anziane attraverso idonei cambiamenti organizzativi».

È di lapalissiana evidenza che se l’OMS fissa un limite a 55 anni e la Repubblica Italiana lo innalza a 65, ballano 10 anni di obblighi e prescrizioni che i datori di lavoro non sono tenuti a osservare.

Una facile dimostrazione: seguendo i criteri OMS nel mese di maggio 2024 sono morti finora 27 lavoratori anziani; secondo i criteri italiani i morti di lavoro anziani sono stati 6.

A Raffaele Boemio, 62enne di Afragola (Napoli), moglie e 3 figli, mancavano pochi mesi alla pensione.

Dipendente della Dap impianti di Nola, giovedì 16 maggio ha perso la vita “risucchiato” (è il verbo usato dai compagni di lavoro), da una benna miscelatrice di cemento a Cancello ed Arnone (Caserta), durante le operazioni di copertura degli scavi per la posa della fibra ottica. Boemio ha riportato ferite profonde ed è morto sul posto per dissanguamento.

Eusanio De Amicis, 64enne di San Salvo (Chieti), moglie e 2 figli, è morto invece nel ribaltamento del trattore cingolato sul quale era al lavoro in un terreno di proprietà, a Fresagrandinaria (Chieti). Inutili i soccorsi.

#raffaeleboemio#eusaniodeamicis#mortidilavoro

Maggio 2024: 46 morti (sul lavoro 41; in itinere 5; media giorno 2,9)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 411 morti (sul lavoro 325; in itinere 86; media giorno 3)

57 Lombardia (37 sul lavoro – 20 in itinere)

46 Campania (35-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

34 Veneto (25-9)

31 Toscana (28-3)

30 Sicilia (22-8)

24 Puglia (20-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

17 Abruzzo (14-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Attualità

In Italia ci vorrebbe un ministro della Giustizia.

35 morti suicidi nelle carceri italiane nei primi cinque mesi dell’anno. In Italia ci vorrebbe un ministro della Giustizia il cui dicastero si occupasse della condizione materiale dei detenuti, invece di fare la guerra alla magistratura.

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Alle aziende piacciono i mediocri.

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Attualità

La trentunesima morte di lavoro del 2024 in Toscana, con un vertiginoso aumento del 40% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando i morti erano stati 22.

La buona notizia: i medici della terapia intensiva del Policlinico di Palermo hanno dichiarato fuori pericolo Domenico Viola, l’operaio di 62 anni recuperato in gravissime condizioni il 6 maggio dalla cisterna fognaria di Casteldaccia in cui hanno perso la vita cinque suoi compagni di lavoro. Giovedì 16 Viola sarà trasferito all’unità operativa di Medicina Interna e stroke care per avviare il percorso di recupero neurologico e funzionale, per il quale la prognosi resta riservata.

Nicola Corti

La pessima notizia: Nicola Corti (nella foto), operaio metalmeccanico di 50 anni, è morto schiacciato tra i rulli di un laminatoio alla KME Eurometalli di Fornaci di Barga (Lucca). È accaduto nel tardo pomeriggio di mercoledì 15 maggio e si tratta della trentunesima morte di lavoro del 2024 in Toscana, con un vertiginoso aumento del 40% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando i morti erano stati 22. Corti, che lascia la moglie e una figlia sedicenne, aveva un’esperienza trentennale nella fabbrica e questo aumenta gli interrogativi, a partire dal perché non si siano attivati i sistemi di sicurezza, comandati da fotocellule lungo il perimetro del nastro trasportatore.

#nicolacorti#mortidilavoro

Maggio 2024: 44 morti (sul lavoro 39; in itinere 5; media giorno 2,9)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 409 morti (sul lavoro 323; in itinere 86; media giorno 3)

57 Lombardia (37 sul lavoro – 20 in itinere)

45 Campania (34-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

34 Veneto (25-9)

31 Toscana (28-3)

30 Sicilia (22-8)

24 Puglia (20-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

16 Abruzzo (13-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Attualità

Il ministro sbagliato al posto sbagliato.

“Tanto per dirne una, è normale che un prefetto ricopra l’incarico di ministro dell’Interno?

La risposta è no. In una democrazia compiuta non è affatto normale.

Il prefetto rappresenta il governo centrale in un determinato territorio, dove sovrintende anche all’ordine pubblico, ed è alle dipendenze dirette del ministro dell’Interno.

Il quale lo nomina, ne decide la destinazione nonché il ruolo, e ne determina la carriera.

Non è un caso che i pochi prefetti ministri dell’Interno siano stati destinati a quel delicatissimo incarico da governi tecnici.

Il primo prefetto nominato al vertice del Viminale da un governo politico a tutto tondo è Matteo Piantedosi.

L’uomo che definisce «carico che ne dovesse residuare» gli esseri umani migranti cui è vietato sbarcare in un porto italiano e devono essere rispediti dall’altra parte del Mediterraneo.

E che per ciò che si è appena detto vive una situazione di conclamato conflitto d’interessi.

A testata multipla, per giunta.

Pure sua moglie Paola Berardino infatti è prefetto: nominata dall’ex ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, a sua volta prefetto, che un anno prima aveva anche nominato Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale e suo futuro successore, prefetto di Roma.

Per questo incarico che riveste a Grosseto la funzionaria pubblica Paola Berardino oggi risponde al marito ministro. Inconcepibile.” (da “Io so’ io: Come i politici sono tornati a essere intoccabili” di Sergio Rizzo) 

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Poveri noi.

“L’Italia recupera il livello di produzione pre-Covid e anche quello precedente alla crisi del 2008, ma il potere d’acquisto dei salari in dieci anni crolla del 4,5%.

Complice l’inflazione, che stritola soprattutto le famiglie meno abbienti.

Tra i 5,7 milioni di poveri rilevati nel 2023 – il 9,8% della popolazione, il dato più alto degli ultimi 10 anni – c’è anche l’8,2% dei lavoratori dipendenti, e il 14,6% degli operai.

Il salario, che secondo l’art.36 della Costituzione dovrebbe garantire al lavoratore e alla sua famiglia “un’esistenza libera e dignitosa”, non riesce a garantire a molti la mera sopravvivenza”, lo sostiene l’Istat, lo scrive Repubblica

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Essi muoiono di lavoro, nella Repubblica fondata sul lavoro.

Maurizio Vannucci.

Al 14 maggio 2024 registriamo un aumento del 10% dei morti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2023: 408 vittime, 37 in più in confronto alle 371 del 14 maggio 2023.

Maurizio Vannucci, un livornese di 58 anni, da un trentennio alle dipendenze della srl I Dioscuri dei fratelli Alduino e Giuseppe Botti – i re italiani del galoppo – è morto martedì 14 maggio al mattino nel centro di allenamento di Cenaia, a Crespina Lorenzana (Pisa). Vannucci stava portando una puledra verso la giostrina quando l’animale ha avuto uno scarto improvviso, schiacciando l’uomo contro un cancello. La compressione traumatica ha provocato danni fatali agli organi interni e Vannucci è spirato nonostante il pronto intervento dei soccorsi. Lascia la moglie e un fratello gemello, anch’egli impiegato ai Dioscuri.

Luciano Visentin

Luciano Visentin, 54 anni, di Camposampiero (Padova), dipendente della Provincia nel settore manutenzione stradale, è morto martedì 14 maggio per un malore che lo ha colpito mentre era al lavoro in uno dei magazzini dell’ente locale.

Andrea Giraudo

Sabato 11 maggio il 52enne Andrea Giraudo, autista di una società di noleggio di vetture per cerimonie, è morto a Cuneo, dove viveva con la moglie e i tre figli, uscendo di strada con una delle auto aziendali.

#mauriziovannucci#lucianovisentin#andreagiraudo#mortidilavoro

Maggio 2024: 43 morti (sul lavoro 38; in itinere 5; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 408 morti (sul lavoro 322; in itinere 86; media giorno 3)

57 Lombardia (37 sul lavoro – 20 in itinere)

45 Campania (34-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

34 Veneto (25-9)

30 Toscana (27-3), Sicilia (22-8)

24 Puglia (20-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

16 Abruzzo (13-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5).

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7).

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2).

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Notizie da Betlemme.

(Courtesy by Arianna Briganti).
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Quattro morti di lavoro, uno in più della tragica media giornaliera.

Due lavoratori indiani, di cui conosciamo solo le età, 32 e 65 anni, sono morti nel pomeriggio di lunedì 13 maggio sulla A22 al km 259, tra i caselli di Mantova Nord e Sud.

Il van sul quale viaggiavano insieme ad altri sette connazionali è stato tamponato da un mezzo pesante – che aveva sbandato – e si è ribaltato più volte finendo fuori strada (nella foto).

Tutti gli occupanti tranne l’autista sono stati sbalzati fuori, riportando lesioni anche molto gravi.

Le vittime sono l’autista, incastrato al posto di guida, e uno dei passeggeri.

A Lasa (Bolzano), il 58enne Markus Johann Zerzer è stato schiacciato da un rimorchio mentre era al lavoro nel fienile della sua proprietà.

Una cava a Pignola (Potenza), è stata teatro della morte di Mario Sandro Bainotto, 55enne residente a Cuneo.

Il lavoratore è stato travolto da un carrello in circostanze ancora poco chiare. Inutile l’intervento dell’elisoccorso.

#markuszerzer#mariobainotto#mortidilavoro

Maggio 2024: 40 morti (sul lavoro 35; in itinere 5; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 405 morti (sul lavoro 319; in itinere 86; media giorno 3)

57 Lombardia (37 sul lavoro – 20 in itinere)

45 Campania (34-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

33 Veneto (24-9)

30 Sicilia (22-8)

29 Toscana (26-3)

24 Puglia (20-4)

23 Lazio (16-7)

21 Piemonte (17-4)

16 Abruzzo (13-3)

13 Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

11 Marche (9-2)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Addio ad Alice Munro, premio Nobel 2013 per la Letteratura.

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“Si torna all’origine prima di diventare anche noi i ricordi di qualcuno, una fotografia nell’album di famiglia”.

“Oggi che sono tutti bianchi, quei capelli, e tanto più radi, la presbiopia della memoria seleziona con maggior nitidezza il passato remoto che non quello prossimo, il secolo scorso piuttosto che quello appena cominciato.

Si finisce dunque col ricordare meglio gli eventi della propria infanzia che quelli della vita adulta.

Si torna all’origine prima di diventare anche noi i ricordi di qualcuno, una fotografia nell’album di famiglia.

Il presentimento è che per elaborare l’ultimo lutto, il nostro, dobbiamo essere capaci di fare la pace con i bambini che lasciammo nel giardino d’infanzia senza voltarci indietro.” (da “Il piccolo regno (AsSaggi di narrativa)” di Wu Ming 4)

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