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Marzo sale a 88 morti e diventa il mese peggiore del primo trimestre 2025.

Dall’inizio dell’anno la media quotidiana delle vittime è in continua ascesa: 2,7 a gennaio, 2,8 a febbraio, 3,1 a marzo. In Sicilia sono morti due lavoratori, entrambi in incidenti stradali.

Enzo Calvo, 27enne operaio di Ramacca (Catania), è morto alle 8 di venerdì 28 marzo alla guida del suo furgone, mentre percorreva l’A20. Nel territorio del comune di Torregrotta (Messina) il mezzo ha sbandato, sfondando il guardrail e ribaltandosi in una scarpata. Enzo Calvo è deceduto sul colpo.

Un operaio egiziano 41enne ha perso la vita nel tardo pomeriggio di venerdì 28 marzo in un incidente accaduto sulla ss 194 nei pressi del bivio per Lentini (Siracusa).

Il pullmino con il quale rientrava da uno dei cantieri della Ragusa-Catania si è scontrato frontalmente con un camion. L’uomo è morto nell’urto, mentre un suo compagno che era alla guida è stato elitrasportato in gravi condizioni all’ospedale di Catania.

Tommaso Altobelli, idraulico 60enne di Cercola (Napoli), è morto venerdì 28 marzo mentre interveniva in un condominio di Casalnuovo di Napoli.

L’artigiano era su una tettoia a 6 metri di altezza per controllare una conduttura, quando ha perso l’equilibrio ed è precipitato, sfondando anche la copertura di un parcheggio. È morto all’istante.

Silvano Volpin, architetto 58enne di Casalserugo (Padova), è morto mercoledì 26 marzo colpito da un malore mentre si trovava al lavoro in un’agenzia immobiliare. I tentativi di rianimazione non hanno sortito effetto.

#vincenzocalvo#tommasoaltobelli#silvanovolpin#mortidilavoro

Marzo 2025: 88 morti (sul lavoro 70; in itinere 18; media giorno 3,1)

Anno 2025: 250 morti (sul lavoro 205; in itinere 45; media giorno 2,9)

39 Lombardia (sul lavoro 28, in itinere 11)

31 Veneto (26 – 5)

22 Sicilia (14 – 😎

19 Campania (16 – 3)

18 Puglia (17 – 1); Emilia Romagna (12 – 6)

16 Lazio (13 – 3)

14 Piemonte (14 – 0); Toscana (12 – 2)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Friuli Venezia Giulia (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

Non ci sono più i Ghedini di una volta.

Santanché fallisce la berlusconata processuale: cambia avvocato per giocare la carta della prescrizione, invece il giudice non cambia, dunque il processo continua. Stavolta la roulette La Russa ha fatto cilecca.

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Anche oggi tre morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Martidilavoro

Federico Ricci, 30enne tecnico ascensorista di Concesio (Brescia), è morto giovedì 27 marzo all’ospedale Niguarda di Milano, dove era stato ricoverato in gravissime condizioni martedì 25 marzo.

Quel giorno Ricci stava effettuando per conto della ditta Elma di Flero (Brescia) un intervento di manutenzione sull’impianto di un condominio di Carugate (Milano).

Per cause da accertare, è stato colpito alla testa e poi schiacciato dal contrappeso della cabina. I soccorritori lo hanno rianimato dall’arresto cardiaco e trasportato in elicottero al Niguarda. Giovedì 27 i medici ne hanno dichiarato la morte.

Giovanni Milazzo, 25enne operaio agricolo di Vittoria (Ragusa), è morto alle 7 del mattino in un incidente stradale mentre andava al lavoro in un’azienda della zona.

Con il suo furgoncino si è scontrato frontalmente con un camion ed è morto sul colpo. Lascia la moglie e una figlia in tenera età.

Francesco Sergi, 63enne medico di base di Racale (Lecce), martedì 25 marzo era di turno nella guardia medica locale.

Ha risposto a una chiamata per un intervento domiciliare ma giunto sul posto si è sentito male ed è morto nonostante gli sforzi dei colleghi.

#federicoricci#giovannimilazzo#francescosergi#mortidilavoro

Marzo 2025: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 3,1)

Anno 2025: 246 morti (sul lavoro 203; in itinere 43; media giorno 2,9)

39 Lombardia (sul lavoro 28, in itinere 11)

30 Veneto (25 – 5)

20 Sicilia (14 – 6)

18 Puglia (17 – 1); Campania (15 – 3); Emilia Romagna (12 – 6)

16 Lazio (13 – 3)

14 Piemonte (14 – 0); Toscana (12 – 2)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Friuli Venezia Giulia (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2025 – 27 marzo

di Theodoros TERZOPOULOS, (courtesy by International Theatre Institute ITIWorld Organization for the Performing Arts)

Può il teatro sentire il grido di aiuto che i nostri tempi stanno lanciando, in un mondo di cittadini impoveriti, rinchiusi in celle di realtà virtuale, trincerati nella loro soffocante privacy? In un mondo di esistenze robotizzate all’interno di un sistema totalitario di controllo e repressione in ogni ambito della vita?

Il teatro è preoccupato per la distruzione ecologica, il riscaldamento globale, la massiccia perdita di biodiversità, l’inquinamento degli oceani, lo scioglimento delle calotte polari, l’aumento degli incendi boschivi e gli eventi meteorologici estremi? Può il teatro diventare parte attiva dell’ecosistema? Da molti anni il teatro sta osservando l’impatto dell’uomo sul pianeta, ma ha difficoltà ad affrontare questo problema.

Si preoccupa il teatro della condizione umana così come si sta delineando nel XXI secolo, in cui il cittadino è manipolato da interessi politici ed economici, reti mediatiche e aziende che formano l’opinione pubblica? Dove i social media, per quanto la facilitino, sono il grande alibi della comunicazione, perché garantiscono la necessaria distanza di sicurezza dall’Altro? Un senso pervasivo di paura dell’Altro, del diverso, dello Straniero, domina i nostri pensieri e le nostre azioni.

Può il teatro fungere da laboratorio per la coesistenza delle differenze senza tenere conto del trauma sanguinante?
Il trauma sanguinante ci invita a ricostruire il Mito. E come dice Heiner Müller: “Il mito è un aggregato, una macchina alla quale si possono collegare macchine sempre nuove e diverse. Trasporta l’energia fino a quando la velocità crescente farà esplodere il campo culturale” e, aggiungerei, il campo della barbarie.

I riflettori del teatro possono far luce sul trauma sociale e smettere di gettare un’immagine fuorviante su sé stesso?

Domande che non ammettono risposte definitive, perché il teatro esiste e sopravvive grazie a domande senza risposta.

Domande innescate da Dioniso, che attraversa il suo luogo di nascita, l’orchestra del teatro antico, e continua il suo silenzioso viaggio da profugo attraverso paesaggi di guerra, oggi, nella Giornata Mondiale del Teatro.

Guardiamo negli occhi Dioniso, il dio estatico del teatro e del Mito che unisce passato, presente e futuro, figlio di due nascite, da Zeus e da Semele, espressione di identità fluide, femminile e maschile, iroso e gentile, divino e animale, in bilico tra follia e ragione, ordine e caos, un acrobata sul crinale tra la vita e la morte. Dioniso pone una domanda ontologica fondamentale: “Qual è il senso di tutto questo?” una domanda che spinge il creatore verso un’indagine sempre più profonda sulle radici del mito e sulle molteplici dimensioni dell’enigma umano.

Abbiamo bisogno di nuovi modi narrativi che coltivino la memoria e creino una nuova responsabilità morale e politica per fuoriuscire dalla multiforme dittatura del Medioevo odierno.

Theodoros Terzopoulos è un regista teatrale greco, educatore, autore, fondatore e direttore artistico di Attis Theatre Company, ispiratore delle Olimpiadi Teatrali e Presidente del Comitato Internazionale delle Olimpiadi Teatrali

[Tradotto dall’inglese: Roberta Quarta / Centro Italiano dell’International Theatre Institute]

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Il teatro è l’anticorpo

In occasione della Giornata mondiale del teatro.

Il teatro non vuole spettatori, ma pubblico attivo. Il teatro non sente il bisogno di sentir dire “mi piace”, al teatro non servono like. Chi va a teatro si vaccina contro la pandemia del following. 

Solo per fare un esempio emblematico, dal quale scaturiscono peraltro numerose implicazioni gravemente preoccupanti, si stima che nel 2020 il tempo medio di attenzione degli utenti sui social network fosse di 8 secondi (contro i 12 del 2000) e quello continuativo dedicato a leggere un articolo online fosse di 15 secondi”, lo ha scritto Jacques Attali.

Il teatro non vive nel virtuale, ma nel reale, non è un’opinione, è una affermazione, perentoria, drammatica, comica, poetica, dura, pura e semplice.

Ci sono nei fatti due cose: scienza e opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”, ha scritto Ippocrate

Il teatro genera conoscenza della realtà, dell’emotività, dei sentimenti, di sé stessi, della collettività in cui si vive, dello spazio e del tempo nel quale genera consapevolezza dell’ambiente sociale e dell’ambito culturale nel quale si rappresenta.

Il teatro sa mettere il dito nelle pieghe della verità e nellapiaga delle menzogne. È per questo che nacque nella Grecia antica, come coscienza critica della polis. È per questo che ha prodotto rappresentazioni della realtà umana, drammatica, comica, ma sempre emotiva, che ha esplorato la mente, che ha messo in scena la rabbia, la paura, l’eros, il tradimento, l’ipocrisia, l’emozione, il coraggio e la codardia.

Il tetro bisogna ascoltarlo, non solo guardarlo. La sua forza sono le parole, che fanno parte del testo. La tridimensionalità non è data da fotogrammi, analogici o digitali. La profondità di campo è nella recitazione, che fa apparire sul palcoscenico luoghi, situazioni, intrighi, violenza, amore, morte.

In Italia si calcola esistano 2.500 compagnie teatrali, tra professioniste e amatoriali, sparse in tutto il territorio, soprattutto nei centri cosiddetti minori. 

Se è vero che “Il palcoscenico rappresenta la coscienza della comunità”, come ebbe a dire Edward Bond (1934-2024), il nostro paese è ancora una miniera di opportunità di crescita, di presa di coscienza, di consapevolezza personale e collettiva di ciò che è vero o falso, giusto o sbagliato, emozionante o deprimente, ma anche epico, poetico, miserabile ed eroico. 

Ha scritto, ancora Edward Bond: “Il teatro è stato trasformato in un prodotto commerciale da smerciare, ha perso la propria capacità di essere politica della società ed è invece diventato parte del mercato (…) non si occupa più dei problemi fondamentali, della relazione tra sé e la società e di come l’uno partecipi alla creazione dell’altra”.

In definitiva, possiamo dire che andare a teatro è assistere allo spettacolo del sé e dei suoi rovelli interiori in relazione con la società. Perché il teatro non è un passatempo, non libera la mente, la occupa di pensieri, intuizioni, sensazioni, aspirazioni, idee. 

Ecco, allora, il motivo per cui è e sarà ancora a lungo la forma dello stare insieme più promettente.

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Una giornata di ordinaria morte sul lavoro: tre le vittime.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Il suo quarantesimo compleanno, domenica 23 marzo, lo ha passato in un letto della terapia intensiva al San Camillo di Roma. Martedì 25 marzo il meccanico Moreno Finocchio è spirato, troppo gravi i traumi al tronco riportati venerdì 21 marzo.

Mentre controllava il motore di un bus nell’officina della ditta di Palestrina (Roma) di cui era dipendente, era stato investito da un pullman in manovra. Al San Camillo ha lottato per quattro giorni, poi il suo corpo ha ceduto. Ad Anagni (Frosinone), dove viveva, lascia la moglie e tre bambini piccoli.

Nicola Di Carlo, 63enne di Guglionesi (Campobasso), era il fondatore della Di Carlo Tours, azienda con sede anche a Varedo (Monza e Brianza). Mercoledì 26 marzo ha trasportato a Torino gli alunni di una scuola primaria milanese per una visita al Museo Egizio.

Nel pomeriggio si è avviato per recuperare i ragazzi a piazza Castello, ma a ponte Vittorio Emanuele I ha iniziato una serie di manovre l’ultima delle quali, in retromarcia, gli è stata fatale.

Il pullman ha abbattuto i parapetti ed è precipitato nel Po, coricandosi su un fianco. Un istruttore di canoa è riuscito a recuperare Di Carlo ancora in vita, ma l’uomo si è spento durante il trasporto in ospedale. Da chiarire il motivo delle manovre e la causa dell’incidente, nel quale sono rimaste lievemente ferite tre donne.

Giovanni Antonio Amodeo, 59enne operaio edile di Lucera (Foggia), è morto lunedì 24 marzo a Termoli (Campobasso), dove si trovava per lavoro in un cantiere del lungomare.

Al momento di staccare dal turno del mattino si è accasciato al suolo; il titolare della U.P. Costruzioni e un collega lo hanno trasportato in ospedale con uno dei mezzi aziendali, ma quando sono arrivati per Amodeo non c’era più nulla da fare. La procura ha disposto l’autopsia.

#morenofinocchio#nicoladicarlo#giovanniamodeo#mortidilavoro

Marzo 2025: 81 morti (sul lavoro 66; in itinere 15; media giorno 3,1)

Anno 2025: 243 morti (sul lavoro 201; in itinere 42; media giorno 2,9)

38 Lombardia (sul lavoro 27, in itinere 11)

30 Veneto (25 – 5)

19 Sicilia (14 – 5)

18 Campania (15 – 3); Emilia Romagna (12 – 6)

17 Puglia (16 – 1)

16 Lazio (13 – 3)

14 Piemonte (14 – 0); Toscana (12 – 2)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Friuli Venezia Giulia (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Molise (1 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

TRE MORTI? NO, SEI

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Eccoci qui, l’ennesima giornata in cui i media non fanno il loro lavoro, i sindacati balbettano, la politica cade dal pero, il governo tace e gli imprenditori (completare a piacere).

È stato un martellamento continuo sui 3 lavoratori morti in Friuli Venezia Giulia, Umbria e Campania, come se 3 (tre) non fosse da anni la media quotidiana delle vittime del lavoro.

La cosa grave è però un’altra: martedì 25 marzo 2025, i lavoratori morti non sono stati 3, ma 6 (sei), esattamente il doppio.

Daniel Tafa, che viveva con i genitori e i due fratelli minori a Vajont (Pordenone), lunedì 24 marzo ha festeggiato il suo 22° compleanno.

All’1,30 del 25 è morto sul posto di lavoro, alla STM di Maniago (PN), azienda di stampaggio a caldo, la stessa in cui lavora il padre di Daniel.

È accaduto tutto in un attimo, quando il ragazzo ha riavviato il macchinario che stampa ingranaggi industriali; per motivi da appurare uno stampo ad altissima temperatura è andato in pezzi e uno di questi ha colpito Daniel alla schiena, uccidendolo sul colpo.

Era al lavoro nella notte del 25 marzo anche Nicola Sicignano, 51enne di Gragnano (Napoli), dove viveva con la moglie e i due figli. Operaio alla SB Ecology (Balestrieri Holding) di Sant’Antonio Abate (NA), è finito con la testa e un braccio negli ingranaggi di un nastro trasportatore, che lo hanno straziato.

Alle 7,30 di martedì 25 marzo Umberto Rosito, 38enne di Orvieto (Terni), moglie e una figlia, stava sistemando i segnali per un cantiere stradale al km 446 dell’A1 in direzione Firenze, poco dopo il casello di Orvieto. È stato colpito in pieno da un camion, che ne ha causato la morte istantanea.

Non erano ancora le 7 di martedì 25 marzo quando il 70enne Franco Cordioli, di Valeggio sul Mincio (Mantova), ha messo in moto il trattore nei Vivai Marconi di Roverbella (Mantova). ùIn quell’azienda aveva lavorato per 40 anni e dopo la pensione aveva continuato a farlo, con la mansione di trattorista.

Qualche minuto dopo le 7 Cordioli è stato trovato accasciato sul volante del trattore, che aveva tamponato un muletto, vittima probabilmente di un malore.

Due manovali macedoni sono morti nel tardo pomeriggio di martedì 25 marzo in un incidente stradale sulla 308, la nuova strada del Santo, nel territorio di Loreggia (Padova). Con il furgone della Luison di Castello di Godego (Treviso) rientravano da un cantiere insieme a un connazionale quando si sono scontrati frontalmente con un tir.

Nello schianto, secondo alcuni testimoni dovuto a uno sbandamento del furgone, hanno perso la vita il 52enne Bajram Bajramoski, residente a San Zenone degli Ezzelini (Treviso) e il 65enne Fuat Etemovski, che viveva a Pieve del Grappa (TV). Il terzo operaio è stato elitrasportato a Treviso, mentre l’autista del tir è ricoverato a Camposampiero.

#danieltafa#nicolasicignano#umbertorosito#francocordioli#bajrambajramoski#fuatetemovski#mortidilavoro

Marzo 2025: 78 morti (sul lavoro 63; in itinere 15; media giorno 3,1)

Anno 2025: 240 morti (sul lavoro 198; in itinere 42; media giorno 2,9)

38 Lombardia (sul lavoro 27, in itinere 11)

30 Veneto (25 – 5)

19 Sicilia (14 – 5)

18 Campania (15 – 3); Emilia Romagna (12 – 6)

17 Puglia (16 – 1)

15 Lazio (12 – 3)

14 Toscana (12 – 2)

13 Piemonte (13 – 0)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

8 Umbria (8 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Friuli Venezia Giulia (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

80, 79 e 73 anni: è l’età delle ultime tre vittime del lavoro, tutte nel settore agricolo.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Il più anziano si chiamava Giorgio Mora, ed è morto lunedì 24 marzo a San Prospero (Parma), cadendo dal trattore, forse per un malore. I soccorsi sono stati rapidi ma nulla hanno potuto.

Ivaldo Caporali di anni ne aveva 79 ed è morto domenica 23 marzo a Sarripoli, frazione di Pistoia, durante la potatura degli ulivi.

Incerta la dinamica, perché Mora era da solo; la tesi più accreditata è la caduta da una pianta, con grave trauma cranico, ma c’è anche la possibilità che sia stato colpito alla testa da un ramo.

Raffaele Izzo, 73enne di Amalfi residente a Minori (Salerno), per tutti Maradona, è morto lunedì 24 marzo cadendo da una macèra a secco durante la pulizia di un terreno a Pogerola, lavoro per il quale sarebbe stato ingaggiato a giornata.

Nella caduta da un’altezza di circa 4 metri ha riportato traumi alla testa, risultati fatali.

#giorgiomora#ivaldocaporali#raffaeleizzo#mortidilavoro

Marzo 2025: 72 morti (sul lavoro 57; in itinere 15; media giorno 3)

Anno 2025: 234 morti (sul lavoro 192; in itinere 42; media giorno 2,8)

37 Lombardia (sul lavoro 26, in itinere 11)

28 Veneto (23 – 5)

19 Sicilia (14 – 5)

18 Emilia Romagna (12 – 6)

17 Puglia (16 – 1); Campania (14 – 3)

15 Lazio (12 – 3)

14 Toscana (12 – 2)

13 Piemonte (13 – 0)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

7 Umbria (7 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

Il pogrom dei coloni israeliani in Cisgiordania.

Hamdam Ballall è il secondo da destra.

Decine di coloni israeliani hanno attaccato il villaggio palestinese di Susiya, nell’area di Masafer Yatta, nella Cisgiordania meridionale, distruggendo proprietà, e hanno tentato di linciare  Hamdan Ballal, Oscar per “No Other Land”.

Per giunta, mentre veniva curato in un’ambulanza, i soldati israeliani hanno arrestato lui e un secondo uomo palestinese.

Si è trattato di un pogrom in piena regola.

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Attualità

La Sicilia schizza al terzo posto dietro Lombardia e Veneto nell’orribile classifica delle regioni con più morti.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Fino al 27 gennaio la Sicilia era una delle pochissime regioni senza morti di lavoro. Quel giorno è stata imboccata una china di cui non si vede la fine: 19 vittime in 56 giorni, una ogni 70 ore, 3 nell’ultimo fine settimana, terzo posto dietro Lombardia e Veneto nell’orribile classifica delle regioni con più morti.

Sabato 22 marzo Gandolfo Cascio, fabbro 49enne di Polizzi Generosa (Palermo), si è spento nell’ospedale Civico di Palermo, dove era ricoverato dal giorno prima, quando era caduto da una scala nel garage di un cliente. Non è sopravvissuto ai gravi traumi cranici.

Morte in un ospedale di Palermo, il Villa Sofia, anche per l’antennista 53enne Salvatore Aurilio, ricoverato da lunedì 17 marzo per una caduta durante un intervento in un condominio del capoluogo siciliano.

I soccorsi erano stati lunghi e complicati tant’è che per far arrivare il ferito in ospedale era dovuto intervenire il nucleo SAF dei Vigili del Fuoco. La situazione era però compromessa e giovedì 20 marzo i medici hanno dichiarato la morte cerebrale dell’artigiano. La famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi.

Sabato 22 marzo è morto in un incidente stradale il 58enne catanese Ignazio Riccardo Asti. Rientrando con lo scooter da un impegno di lavoro a Misterbianco, si è scontrato frontalmente con un’automobile a San Giovanni Galermo ed è morto sul colpo.

Francesco Tedone, 62enne di Corato (Bari), operaio in un pastificio della zona, arrotondava lo stipendio con un secondo lavoro da imbianchino.

Domenica 23 marzo è stato trovato senza vita in un appartamento in ristrutturazione, dopo l’allarme lanciato dai familiari che non lo vedevano rientrare. Non è chiaro se la morte sia dovuta a una caduta o a un malore. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo.

Ghendi Muca, 30enne operaio agricolo albanese, è morto a Gessopalena (Chieti) domenica 23 marzo, quando il suo trattore gommato si è ribaltato, finendo in un fossato. L’uomo è deceduto all’istante.

#gandolfocascio#salvatoreaurilio#riccardoasti#francescotedone#ghendimuca#mortidilavoro

Marzo 2025: 69 morti (sul lavoro 54; in itinere 15; media giorno 3)

Anno 2025: 231 morti (sul lavoro 189; in itinere 42; media giorno 2,8)

37 Lombardia (sul lavoro 26, in itinere 11)

28 Veneto (23 – 5)

19 Sicilia (14 – 5)

17 Emilia Romagna (11 – 6); Puglia (16 – 1)

16 Campania (13 – 3)

15 Lazio (12 – 3)

13 Piemonte (13 – 0); Toscana (11 – 2)

12 Abruzzo (11 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

7 Umbria (7 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

L’assassino è sempre il maggiordomo.

Il padrone cambia, la scena del crimine è sempre la stessa: la Palestina.

Gli USA lo usano. Lui usa gli USA.

È uno sporco lavoro. Il colonialismo sionista è il maggiordomo dell’imperialismo USA.

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Attualità

LA MEDIA A MARZO SALE A 3 MORTI DI LAVORO AL GIORNO.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Disperazione nel piazzale della Grandi Riso di Pontelangorino, a Codigoro (Ferrara), per la morte del 41enne romeno Marius Bochis, dipendente della Montaggi Industriali di Ceregnano (Rovigo), dove viveva con la moglie e i due figli. Bochis, che venerdì 21 marzo era al lavoro in cima a uno dei silos, è caduto improvvisamente all’interno della struttura, precipitando per 4 metri, ed è morto sul colpo.

Roberto Falbo, 52enne di Lamezia Terme (Catanzaro), moglie e due figli, dipendente del mangimificio Fuoco di Lamezia, è morto venerdì 21 marzo cadendo da un’impalcatura all’interno dell’azienda. La morte è stata immediata. Da ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Massimiliano Trozzi, 45enne imprenditore di San Biagio di Osimo (Ancona), è stato trovato morto dalla madre giovedì 20 marzo all’interno della Fraber, la sua azienda. Sabato 15 marzo Trozzi, che è anche presidente della squadra di calcio del Camerano, era stato al pronto soccorso di Osimo per un malore avuto mentre assisteva a una partita, ma era stato rimandato a casa con l’invito a farsi controllare dopo una decina di giorni. Il nuovo malore è arrivato prima.

Giovanni Carbone, 72enne di Pontecorvo (Frosinone), è morto mercoledì 19 marzo mentre insieme al figlio tornava a piedi a casa, dopo aver lavorato in un campo di proprietà. Carbone è stato investito da un’auto ed è morto sul colpo.

#mariusbochis#robertofalbo#massimilianotrozzi#giovannicarbone#mortidilavoro

Marzo 2025: 64 morti (sul lavoro 50; in itinere 14; media giorno 3)

Anno 2025: 226 morti (sul lavoro 185; in itinere 41; media giorno 2,8)

37 Lombardia (sul lavoro 26, in itinere 11)

28 Veneto (23 – 5)

17 Emilia Romagna (11 – 6)

16 Puglia (15 – 1); Campania (13 – 3); Sicilia (12 – 4)

15 Lazio (12 – 3)

13 Piemonte (13 – 0); Toscana (11 – 2)

11 Abruzzo (10 – 1)

10 Calabria (10 – 0)

7 Umbria (7 – 0)

6 Marche (5 – 1)

4 Alto Adige, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Attualità

ENI E IL PREZZO DI 5 VITE.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Cinque vite umane per Eni valgono 255.000 euro. Lo si deduce dalle parole di Luca Tescaroli, procuratore della Repubblica di Prato, che mercoledì 19 marzo ha annunciato di aver inviato nove avvisi di garanzia per la strage di Calenzano del 9 dicembre 2024, quando quattro esplosioni nell’area di carico causarono la morte dei camionisti Davide Baronti, Carmelo Corso e Vincenzo Martinelli; e dei tecnici Franco Cirelli e Gerardo Pepe.

La scelta di non interrompere le attività di carico mentre si procedeva alle manutenzioni delle linee fu cosciente e dettata da una valutazione statistica del rischio, giudicato molto basso.

Inoltre, se si fosse interrotta l’attività tra le 9 e le 15, sarebbero andati perduti circa 255.000 euro di guadagni. Una linea di condotta che non è esclusiva del deposito di Calenzano, ma di tutti i depositi Eni.

Per questi motivi hanno ricevuto avvisi di garanzia per i reati a vario titolo di omicidio plurimo colposo, lesioni colpose e disastro colposo, sette dirigenti Eni e due dell’appaltatore Sergen, oltre alle stessa Eni per responsabilità amministrativa in ordine ai reati di omicidio e lesioni.

Si tratta di Patrizia Boschetti, responsabile della struttura organizzativa e gestione operativa del centro Eni spa di Roma; Luigi Collurà dirigente con delega di funzioni sulla sicurezza del deposito Eni di Calenzano; Carlo Di Perna, responsabile manutenzioni e investimenti depositi Centro Eni spa; Marco Bini, preposto Eni richiedente il permesso di lavoro che ha classificato l’attività di Sergen; Elio Ferrara, preposto Eni che ha autorizzato il rinnovo del permesso di lavoro a Sergen per il 9 dicembre 2024; Emanuela Proietti, responsabile del servizio prevenzione protezione (Rspp) di Eni; Enrico Cerbino, responsabile del progetto esterno per le Manutenzioni e investimenti depositi Centro Eni; Francesco Cirone, datore di lavoro e Rspp della impresa esecutrice Sergen srl di Viggiano; Luigi Murno, preposto della Sergen.

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Quando le hanno detto che si trattava di rossi e spinelli non c’ha visto più.

Le hanno fatto credere che Ventotene era un centro sociale. Ecco perché s’è arrabbiata tanto.

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Dice che “ “Siamo cresciuti insieme all’Italia. E investiremo nel suo futuro”.

Cocco, comincia a pagare le tasse in Italia, invece che ad Amsterdam.

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Sei morti di lavoro in meno di 24 ore.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Accade in Sicilia, regione che arriva così a contare 15 vittime nel 2025, terzo posto nella classifica italiana della vergogna insieme a Campania ed Emilia Romagna (guida – come sempre – la Lombardia, seguita dal Veneto).

Terrificante l’incidente in cui hanno perso la vita tre operai agricoli e altri sette sono rimasti feriti. Si è verificato poco dopo le 14 di lunedì 17 marzo, sulla statale 194 all’altezza di Carlentini (Siracusa). Un van con nove operai che tornavano ad Adrano (Catania) dopo aver raccolto arance dall’alba a Francofonte (Siracusa), si è scontrato frontalmente con un camioncino.

Un urto legato con tutta probabilità a un’invasione di corsia, dal momento che entrambi i veicoli presentano i danni peggiori sul lato anteriore sinistro. Tre degli occupanti del van, uscito scoperchiato dall’incidente, sono morti.

Gli altri sei e il guidatore del camion sono stati ricoverati, anche con l’elisoccorso, a Caltagirone (3), Lentini e Catania (2). Quattro di loro sono in gravi condizioni.

Le vittime sono il 18enne Rosario Lucchese, deceduto durante il trasporto in ospedale: il 54enne Salvatore Lanza; il 56enne Salvatore Pellegriti.

Lavoravano tutti per una società di Adrano, ma Lucchese aveva iniziato da una settimana appena: doveva preoccuparsi del figlio che stava per arrivare. I due lavoratori più anziani lasciano moglie e figli.

Antonio Alongi era invece un operaio edile ed è morto a 55 anni a Monreale (Palermo), lunedì 17 marzo, cadendo dal tetto di un edificio in ristrutturazione, mentre rimuoveva alcune lamiere di copertura.

Anche Salvatore Mezzatesta, 75 anni, stava lavorando in un cantiere, a Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta), e anche lui è caduto da un’altezza di circa 3 metri, domenica 16 marzo.

È stato trasportato all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta con gravissime lesioni alla testa. I medici hanno tentato un intervento, ma il paziente è morto poco dopo.

La sesta vittima siciliana è un lavoratore di cui non è ancora stato diffuso il nome. È morto lunedì 17 marzo nella raffineria Sonatrach di Augusta (Siracusa).

Dipendente di una ditta esterna, ha chiesto di fare una pausa perché non si sentiva bene. I colleghi quando non l’hanno visto tornare sono andati a cercarlo e lo hanno trovato senza vita in un bagno dello spogliatoio.

Cesare Rizzo, 73enne di Gioi (Salerno), è morto lunedì 17 marzo mentre lavorava da solo nel cantiere per la ristrutturazione della casa destinata al figlio. È rimasto vittima del ribaltamento del dumper che stava guidando.

Un lavoratore 44enne della provincia di Mantova è morto nel primo pomeriggio di lunedì 17 marzo in un cantiere stradale sulla A13, all’altezza di Villamarzana (Rovigo). L’uomo è stato investito da un furgone mentre ritirava i coni di plastica che delimitavano il cantiere ed è morto sul colpo.

#rosariolucchese#salvatorelanza#salvatorepellegriti#antonioalongi#salvatoremezzatesta#cesarerizzo#mortidilavoro

Marzo 2025: 50 morti (sul lavoro 39; in itinere 11; media giorno 2,9)

Anno 2025: 212 morti (sul lavoro 174; in itinere 38; media giorno 2,8)

35 Lombardia (sul lavoro 25, in itinere 10)

27 Veneto (23 – 4)

15 Campania, Sicilia (12 – 3); Emilia Romagna (9 – 6)

14 Puglia (13 – 1); Lazio (11 – 3)

13 Piemonte (13 – 0); Toscana (11 – 2)

11 Abruzzo (10 – 1)

9 Calabria (9 – 0)

7 Umbria (7-0)

4 Basilicata (4 – 0); Liguria, Marche (3 – 1)

3 Trentino, Alto Adige (3 – 0); Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Ancora 5 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Venerdì 14 marzo registriamo cinque vittime, quattro delle quali sulle strade: con i mezzi di lavoro (tre) o in itinere (una).

Gianluigi Scaccia, aveva 26 anni, viveva a Silvi (Teramo) e faceva il corriere per la BRT di Pescara. Venerdì 14 marzo si è schiantato con il furgone aziendale contro un tir al chilometro 392 della A14, tra i caselli di Pescara Ovest e Pescara Sud, nel territorio di Francavilla al Mare (Chieti).

Quel tratto autostradale era interessato da un cantiere e si era formata una coda. Non è chiaro se il mezzo che lo precedeva abbia frenato bruscamente o se sia stato il corriere a non accorgersi del rallentamento. Scaccia è morto nella cabina di guida accartocciata.

Marco Di Pentima, 48enne di Pianella (Pescara), lavoratore dell’agroalimentare, è morto alle 5,45 di venerdì 14 marzo mentre andava al lavoro in moto.

Sulla sua Ktm si è scontrato con un’automobile alla periferia di Pianella; Di Pentima è stato sbalzato dalla moto, che si è incendiata, ed è morto sul colpo.

Paolo Fiorillo, 48enne contitolare di un’azienda agricola di Briatico (Vibo Valentia) ma residente nel capoluogo, è morto venerdì 14 marzo in un incidente lungo la statale 182 a San Pietro di Bivona.

Alla guida del Doblò della ditta, si è scontrato frontalmente con una vettura, riportando lesioni gravissime. È intervenuto l’elisoccorso per trasportarlo a Catanzaro, ma Fiorillo è spirato poco prima del decollo.

Francesco Mandaradoni, operatore dei servizi ambientali del Vibonese, si è spento venerdì 14 marzo nell’ospedale di Catanzaro.

Vi era stato trasportato in elicottero il 27 gennaio, quando era rimasto vittima di uno scontro frontale a Filandari (Vibo Valentia) mentre era alla guida del mezzo per la raccolta dei rifiuti. Un urto talmente violento da far staccare il cassone del furgone.

Un agricoltore 95enne di Anagni (Frosinone), Giuseppe Dandini, è morto venerdì 14 marzo dopo una settimana di ricovero al San Camillo di Roma.

Vi era stato elitrasportato venerdì 7 marzo insieme alla nuora 55enne: entrambi erano stati travolti da un albero crollato durante lavori di potatura nel bosco Pucinisco, alla periferia di Anagni.

#gianluigiscaccia#marcodipentima#paolofiorillo#francescomandaradoni#giuseppedandini#mortidilavoro

Marzo 2025: 35 morti (sul lavoro 27; in itinere 8; media giorno 2,5)

Anno 2025: 197 morti (sul lavoro 162; in itinere 35; media giorno 2,7)

35 Lombardia (sul lavoro 25, in itinere 10)

25 Veneto (21 – 4)

15 Emilia Romagna (9 – 6)

14 Puglia (13 – 1); Lazio, Campania (11 – 3)

13 Toscana (11 – 2)

12 Piemonte (12 – 0)

10 Abruzzo (9 – 1)

9 Calabria, Sicilia (9 – 0)

4 Umbria, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Alto Adige (3 – 0); Marche, Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Si continua a morire di lavoro, tra la generale indifferenza .

di Piero Santonastaso | Facebook/Mortidilavoro

Peter Nussbaumer, 23 anni appena, forestale di Sarentino (Bolzano), giovedì 13 marzo faceva parte di una squadra impegnata nella bonifica di una zona isolata, a Lana al Vento.

La Val Sarentino è famosa per le sue falesie fragilissime, ed è stato proprio l’improvviso distacco di un masso a causare la morte sul colpo di Nussbaumer.

Paolo Marino, 48enne di Fonte Nuova (Roma), alle 7 di mercoledì 12 marzo stava andando al lavoro in scooter, sulla via Nomentana direzione Roma. Al chilometro 16 è passato sulla carcassa di un istrice che nessuno aveva spostato dopo l’investimento nella notte, e ha perso il controllo del mezzo.

È finito nella corsia opposta, scontrandosi con una vettura e riportando gravi lesioni che ne hanno causato la morte in pochi minuti.

Xhavit Halilaj, 65enne operaio albanese residente a Sacile (Pordenone), mercoledì 12 marzo era in viaggio sulla A28 alla guida di un furgone quando, nel territorio di Azzano Decimo, qualcuno gli ha segnalato problemi con il carico che trasportava.

Ha accostato ed è sceso per sistemare i materiali, ma è stato travolto e ucciso da un tir.

Un operaio romeno di 53 anni residente in provincia di Latina, è morto giovedì 13 marzo per un malore che lo ha colpito mentre per conto della ditta di cui era dipendente effettuava operazioni di resinatura alla Open Data di Anagni.

L’allarme è scattato subito ma i soccorritori hanno potuto soltanto constatare la morte del lavoratore.

#peternussbaumer#paolomarino#xhavithalilaj#mortidilavoro

Marzo 2025: 30 morti (sul lavoro 23; in itinere 7 media giorno 2,3)

Anno 2025: 192 morti (sul lavoro 158; in itinere 34; media giorno 2,7)

35 Lombardia (sul lavoro 25, in itinere 10)

25 Veneto (21 – 4)

15 Emilia Romagna (9 – 6)

14 Puglia (13 – 1); Campania (11 – 3)

13 Toscana (11 – 2); Lazio (10 – 3)

12 Piemonte (12 – 0)

9 Sicilia (9 – 0)

8 Abruzzo (8 – 0)

7 Calabria (7 – 0)

4 Umbria, Basilicata (4 – 0); Liguria (3 – 1)

3 Trentino, Alto Adige (3 – 0); Marche, Sardegna (2 – 1)

2 Friuli Venezia Giulia (2 – 0)

1 Molise (0 – 1)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

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Le teorie del signor Meno Peggio, alias prof. Romano Prodi.

Da giorni, il professor Romano Prodi si sta sperticando per sponsorizzare l’“effetto Serra”. Come suo costume politico, fin dai tempi in cui Massimo D’Alema, allora segretario del Pd, ce lo spinse addosso come leader dell’Ulivo, il suo punto di vista è il mantra del “meno peggio”, malattia venerea della sinistra neoliberista italiana. 

Tutto cominciò con l’IRI, di cui fu presidente dal 1982 al 1989 e poi ancora tra il 1993 e 1994, quando il nostro eroe ritenne che alla crisi dell’Istituto bisognasse rispondere con la privatizzazione di tutte aziende a capitale pubblico, perché era la scelta “meno peggio” per il PIL italiano. Alla fine, la sinistra italiana si ammalò di neoliberismo, mentre il mercato emesse la sentenza definitiva: il meno cadde e rimase solo il peggio.

Lo stesso accadde quando divenne presidente della Commissione europea, e il “meno peggio” avrebbe dovuto essere l’ingresso della lira nell’euro. In seguito, Prodi non riuscì neppure a essere il “meno peggio” di Berlusconi, che riuscì a battere due volte, ma non a sconfiggerlo, perché tra un’olgettina e l’altra il cavaliere montò in sella per la terza volta, non senza l’aiuto di Veltroni. Più peggio di così.

Ma veniamo all’ “Effetto Serra”, cioè alla manifestazione convocata a piazza del Popolo a Roma, dalla quale chi sa quanti e quali benefici effetti europeisti dovrebbero scaturire.

Nella sua intervista a Repubblica e nel suo intervento in tv da Fazio, riecco la teoria del “meno peggio”: la pace armata che ha votato il Parlamento europeo è “meno peggio” della guerra, dice il professore. Lo dimorerebbero, secondo la sua tesi, gli ottanta anni di pace garantiti dalla Nato all’Europa. 

Questa è una vera e propria cineseria, cioè quella inutile cavillosità di chi vorrebbe convincerci con teorie oziose, senza contare lo specifico riferimento alla cattedra che il nostro ha a Pechino, nell’università privata intitolata a Gianni Agnelli, di proprietà della Exor di Elkann. 

Ottanta anni di pace? Il professore ci vuole far dimenticare la Guerra Fredda? La guerra civile in Grecia? E il successivo regime dei colonnelli? Non si ricorda il fascismo in Spagna e Portogallo? La guerra civile contro i baschi e contro gli irlandesi nell’Ulster? Dimentica le stragi fasciste foraggiate dalla Cia in Italia per intimorire la classe operaia? E dopo la caduta del Muro, la guerra nella ex Jugoslavia e i bombardamenti di Belgrado? 

Se è una pace armata fino ai denti il motivo che dovrebbe convocarci in piazza che lui e le anime perse della sinistra liberale ci vogliono proporre oggi, la risposta è semplice: al “meno peggio” abbiamo già dato.

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Attualità

Tesla di cavolo.

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